Madre e figlia in cerca d'autore
Era un giorno come un altro, io sempre immersa nel mio lavoro, e il lavoro, più che diminuire, sembrava aumentare costantemente.
Alla porta del mio studio, bussò una ragazza accompagnata da una signora. Erano due gocce d'acqua. Una più bella dell'altra. La ragazza sembrava quasi intimorita, spaventata. Ma prese in fretta coraggio e mi chiese: "Può mettere in scena la nostra storia?".
Scoppiai subito a ridere, convinta fosse uno scherzo. La ragazza invece era seria, convinta più che mai di quello che mi aveva chiesto.
Pensava che la sua storia fosse interessante, che io non avessi nient'altro da fare che ascoltarla e mettere in scena qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare.
Sono un'autrice famosa, devo perdere del tempo con una ragazzina e sua madre?
"Dai, sentiamo che avete da dirmi di così entusiasmante; mi raccomando, che sia almeno carina come storia!". La misi sul ridere, tanto che anche la madre, rimasta in silenzio per tutto il tempo, accennò un sorriso.
Cominciò a parlare la figlia: "Mio padre non c'è mai. Non mi parla, mi guarda a malapena. Si limita ad un ciao quando entra in casa, dopo il lavoro. Non so neanche se saluta me o se lo fa per abitudine.
"Cerco sempre di parlargli, dirgli quello che faccio a scuola, raccontargli dei miei pomeriggi in compagnia e della stravaganza di certi miei amici.
"Ma non mi ascolta, si gira dall'altra parte appena può. Accenna un sorriso e poi guarda la televisione.
"Non so che gli prende, ho fatto di tutto per attirare la sua attenzione.
"Le mie amiche hanno detto che la cosa che fa di più arrabbiare i genitori sono piercing e tatuaggi. Sono arrivata a casa con il piercing sulla lingua, non se n'è accorto subito. Ho detto 'prima o poi lo noterà'. Quel giorno è arrivato. Ho visto che guardava dentro la mia bocca; è stato in silenzio qualche secondo, poi ha ricominciato a farsi gli affari suoi, come se nulla fosse.
"Ho provato a prendere un impreparato a scuola, sa che mi piace studiare e che lo faccio volentieri. Una come me un impreparato non l'ha mai preso, anzi è stata dura farselo dare. Ma niente, non mi degnava neanche di un rimprovero.
"Allora ho iniziato a frequentare una compagnia di ragazzi più grandi, molto più grandi. In particolare ho iniziato a frequentare Francesco. Alto, moro, bello e grande. Ha 30 anni. Ma nel suo sguardo rivedevo papà, come mi guardava tanto tempo fa. Ero la sua principessa.
"Io e Francesco uscivamo assieme, lo sapevo che era uno non troppo affidabile: era circondato da ragazze, era sempre in discoteca. Insomma, l'eterno single.
"Ma non mi importava, lo volevo presentare a papà. Francesco era la mia chiave per attirare la sua attenzione".
Iniziò a parlare la madre: "Mio marito mi trascura, non mi degna più di uno sguardo. Non mi sento desiderata come una volta. Prima mio marito faceva di tutto per me: cene fuori a sorpresa, viaggi romantici, la colazione a letto. Ora niente. La chiamano crisi di mezza età, ma io volevo ancora essere il centro delle sue attenzioni.
"Avevo bisogno di sentirmi amata, così cercai altrove. Volevo un ragazzo bello e giovane. Una storia senza impegno, per vedere se una 45enne potesse essere ancora l'oggetto del desiderio di qualcuno.
"Conobbi Francesco a una festa; mi interessò subito, non sembrava uno di quei ragazzi viziati che si fanno cento donne per capriccio. Lui tutte quelle che conquistava le trattava da regine".
Riprese la figlia: "Così convinsi Francesco a venire da me, per presentargli mio padre. Fu una serata strana, nessuno parlava in casa. Mio padre non aveva cambiato neanche espressione quando gli ho detto che aveva 30 anni. Mia madre aveva le lacrime agli occhi. Non capivo il perché: era contenta per me? Era arrabbiata? Non sapevo spiegarlo. Mio padre sempre impassibile, non vedeva le lacrime di mamma, non vedeva il mio ragazzo di 30 anni.
"In silenzio mi guardava, quasi deluso, ma non riusciva a dirmi niente".
E ancora la madre: "Nella speranza di riconquistare la stessa persona, io e mia figlia abbiamo fatto l'errore di scegliere lo stesso uomo. Forse per lo sguardo e per come ci faceva sentire".
La figlia urlò: "Io ero la sua principessa".
E la madre: "E io la sua regina".
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