Il pescatore
È un puntino lontano, una piccola ombra sull'oceano infinito.
Nel cielo non una nuvola, non un sussurro, solo la pace si respira nell'aria.
L'ombra non è ferma, ma si muove trasportata dal dolce movimento dell'acqua.
Intorno tutto è calmo. Solo un giovane gabbiano sfida quell'armonia.
Non vola, ma si lascia cullare nell'aria, godendosi quell'attimo, rendendolo infinito.
Vede l'ombra e curioso le va incontro. Man mano che si avvicina i contorni si fanno nitidi e riesce a distinguere la forma: una barca. Scende in picchiata e in poco la raggiunge. È piccola.
Il legno scuro si mostra consumato. Decide di appoggiarsi sulla prua incuriosito.
All'interno un uomo con una canna da pesca lo osserva.
Deve essere per mare da parecchi giorni; il corpo parla per lui: vestiti consunti, mani sporche e tagliate, in testa un cappello di vimini.
Una folta barba non trattiene il sorriso che gli si disegna sulle labbra.
Guarda il gabbiano e mette la mano in un cestino ai suoi piedi. Negli ultimi giorni la pesca è stata ingrata e solo pochi pesci si sono lasciati ingannare.
Ne prende uno e lo porge al volatile che se lo mette in bocca e spicca il volo.
Scompare nel cielo poco dopo.
L'uomo rimane solo.
Intorno tutto calmo.
Il sole batte forte e riflesso nell'azzurro del mare brilla d'argento.
Ripensa all'infanzia, a quando non piccolo il padre lo portava con sé a pescare.
Il sorriso si rinnova. È felice e in pace: in pace col mondo e con se stesso; ha voglia di urlare nel vento la sua felicità.
Inizia a scrivere, la mano che scorre veloce e il cuore che batte forte.
Nel cuore tante emozioni e sul foglio pochi versi:
Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore quasi un urlo di gioia.
E tutto è calmo
L'uomo mette in tasca il foglio e la penna e, con uno sguardo al mare, riprende a pescare.
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