Le affinitą, il viaggio, la memoria
Amo viaggiare.
Non trovo niente di più bello dell'andare in posti nuovi e lontani, incontrare persone di culture diverse, con cui poter confrontare abitudini, passioni, sogni... e scoprire che siamo tutti così infinitamente diversi, ma allo stesso tempo uguali. È meraviglioso.
Per questo da grande voglio trovare un lavoro che mi faccia viaggiare, e viaggiare, e viaggiare.
Ma non è solo il fascino di mondi sconosciuti che mi attrae: sono alla ricerca di un posto dove poter sentirmi veramente "a casa", un posto dove la gente non venga giudicata solo per il proprio aspetto fisico, la razza, il colore della pelle, o qualsiasi altra forma di discriminazione. Questo è il mio più grande sogno.
L'estate scorsa sono stata a Londra per una vacanza - studio della durata di tre settimane, e sono rimasta molto affascinata da questa bellissima città.
Lasciando da parte le attrazioni turistiche, mi ha colpito soprattutto il fatto che essa sia veramente multietnica: vi vivono tanti stranieri, appartenenti a famiglie che da generazioni risiedono lì, che sono a tutti gli effetti cittadini inglesi, e vengono considerati e trattati come tali. Non è solo una questione di avere sul passaporto (o qualsiasi altro documento) la scritta "cittadinanza: British": è che essi sono culturalmente inglesi, e lì sono, e si sentono, "a casa loro".
La famiglia che mi ospitava, infatti, era di origine nigeriana, ma con loro mi sono trovata benissimo lo stesso: grazie alle conversazioni che ogni giorno tenevo con loro il mio inglese è molto migliorato, e inoltre tutte le sere gustavo il buonissimo the (da loro chiamato "tea", ovviamente). Ogni tanto mi cucinavano anche dei piatti tipici africani: così in una volta sola sono entrata in contatto con due diverse culture!
La vacanza a Londra è stata veramente eccezionale in tutti i sensi: non dimenticherò mai le lunghe passeggiate con i miei amici all'Hyde Park, una visita e l'altra al "British Museum", al "National Gallery" o alla "Tate Gallery"...
Devo confessare però che prima della partenza avevo molta paura, perché era la prima volta che viaggiavo da sola, senza contare il fatto che con me non veniva nessun amico o amica... Invece è andato tutto bene: mi sono responsabilizzata, ma soprattutto ho trovato molti amici sinceri, con cui corrispondo regolarmente, che mi mancano molto, come del resto mi manca Londra.
Ora forse sto idealizzando troppo questa città: naturalmente come tutte ha i suoi difetti e i suoi problemi, e per conoscere veramente bene un posto bisogna viverci almeno un paio d'anni, ma in Inghilterra, come in Francia, in Germania, negli Stati Uniti e in altri paesi, è stata ormai acquisita la coscienza che si formeranno sempre più paesi culturalmente multietnici.
Non sto criticando l'Italia: in questo campo essa è un po' indietro, anche a causa di coloro che vanno in giro a urlare "Via gli immigrati", "Mai più sanatorie" (e comunque non ho mai capito perché si chiamino "sanatorie"... bisogna curare qualcuno da qualche malattia?... l'essere straniero?) o frasi del genere.
Vivendole io in prima persona, queste cose le sento di più, infatti non sono italiana, e mai, sia dagli altri che da me stessa, sarò considerata tale, nonostante viva qui dall'età di quattro anni (ne ho quasi sedici), assorbendone quindi la mentalità, gli usi, i costumi..., e non mi consideri neppure (se non per i tratti fisici) cinese. Non sono mai tornata nel mio paese d'origine, tuttavia so che quando accadrà mi sentirò in quel momento più straniera di quanto lo sia qui... beh, a volte mi sento addirittura una straniera del mondo intero!
Purtroppo i miei genitori non hanno contribuito molto alla formazione della mia cultura personale, perciò della Cina non so assolutamente niente, né tantomeno ne parlo la lingua. Spesso mi trovo in conflitto con loro, e questo accade perché sotto lo stesso tetto si scontrano due culture tra esse troppo diverse e lontane: la mia, occidentale, e quella dei miei genitori, orientale.
Io credo che le varie culture via via si mischieranno l'una con l'altra: sarà un processo lungo, di cui però non c'è assolutamente il motivo di avere paura, perché avverrà così lentamente, giorno per giorno, che non ce se ne accorgerà nemmeno.
Coloro che credono fermamente nell'integrità culturale si devono presto rendere conto che siamo tutti uguali, tutti accomunati dal bisogno di un tetto sotto il cui stare, una famiglia, degli amici, di denaro a sufficienza per mangiare... e viaggiare è molto utile a tale scopo. Tempo fa avevo scritto: "Viaggiare per conoscere, conoscere per capire, capire per crescere, crescere per migliorare se stessi e il mondo".
Molti hanno la necessità primaria di identificarsi in un'etnia precisa, e non lo capisco, perché invece io non voglio identificarmi in niente e nessuno, non voglio essere classificata in nessuna categoria, anche perché non ne sento affatto il bisogno. Per i miei amici sono solo Lala e questo devo bastare.
Spero quindi che arrivi presto il tempo in cui ognuno venga giudicato solo per i propri pregi e difetti, ed io, "una straniera del mondo", non avrò più il bisogno di andare alla ricerca di un posto dove sentirmi "a casa", perché sarà proprio l'intero mondo la mia casa, e tutti gli abitanti i miei fratelli.
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