Le affinitą, il viaggio, la memoria.
Dai miei auricolari proveniva una musica che, a dispetto del volume, alto per soffocare i sentimenti, mi giungeva affievolita, lontana.
Non sapevo quando fosse iniziato questo vagare che pure doveva avere una meta. Per quanto conoscessi ero stato gettato in un determinato posto in un determinato momento della storia del mondo più o meno casualmente. Conoscevo le mie origini, ma non sarei stato capace di affermare perché avessi dovuto avere quelle piuttosto che altre. La durata dell’esistenza di un uomo è, paragonata alla storia, un batter di ciglia: il suo ricordo dopo poco svanisce e a chi vive nulla interessa di cosa egli fu.
Questo mi diceva quel giorno su quella panchina quel vecchio signore. Non so che cosa mi avesse spinto fino a lui; avevo, come altre volte, perso l’autobus e la casualità aveva fatto in modo che lo incontrassi.
Casualità: che strano nome diamo agli eventi! Razionalmente essa potrebbe non esistere, è solo la somma di tutte le decisioni degli uomini, ma a volte può condizionare una vita. Così mi pareva che quelle riflessioni stessero influendo profondamente su di me.
La domanda che ci presenta la vita, inerente al suo significato, dalla maggior parte degli uomini viene messa a tacere con risposte vacue, ma quella mattina mi sembrava che in me sorgesse impetuosa, prepotente.
Non potevo accettare che la mia esistenza fosse inesorabilmente destinata all’oblio, gli uomini su questa terra DEVONO avere uno scopo nel quale credere, per cui combattere, soffrire e, se ne è il caso, anche morire. Egli smentiva tutto questo.
Quell’incontro non durò che una mezza oretta, ma giunto a scuola, come in un film muto vedevo di fronte a me i professori mentre mi mandavano messaggi che ero impossibilitato a recepire. Il suo effetto mi ha perseguitato parecchio. Non che io non facessi che pensare a quell’incontro, ma, purtroppo o per fortuna, mi ritrovavo a meditare.
Di qui la riflessione sulla mia vita. Cosa sarebbe questa senza il ricordo di ciò che io sono? Ma, allargando, che cosa è una persona? Sant’Agostino affermava l’importanza del suo passato, del suo intelletto e della sua volontà.
Una sera nel mio letto riflettendo su questo argomento mi addormentai.
Sognando, vidi quel vecchio altero, dignitoso e immobile e rividi immagini felici, di amici e amiche: credo che appartenessero alle vacanze di campeggio passate in estate. La comunione delle sensazioni, con quelle isole che sono le altre persone, rende più autentici i momenti insieme ad esse vissuti.
Se un obiettivo in questa vita c’è, una meta da raggiungere, ecco, queste persone sono con noi, per arrivarci assieme. I veri rapporti tra gli uomini sono quelli dettati dal cuore. Tutto ciò che queste piccole tessere da mosaico possono aver in comune sono emozioni, interessi, sentimenti. Non a caso, infatti, un amico, per cui si dovrebbe essere anche disposti a sacrificarsi, è difficilissimo a trovarsi e il tempio che è il rapporto dell’amicizia va costruito giorno per giorno con il contributo e gli sforzi di tutti i costruttori.
Sfilavano davanti a me le persone che davvero contano nella mia vita, nell’animo dei quali la mia anima si può abbandonare certa, fiduciosa di essere compresa. Non sussiste più la certezza inesorabile della solitudine, le isole sono collegate da ponti che le mettono in comunicazione... Interazione che si fa aiuto nei momenti di bisogno, condivisione in quelli gioiosi, in cui un tempismo e una sincronia strani dominano tra le persone realmente legate.
Così il pessimismo del vecchio si scioglieva poiché un uomo, nel rapporto con altri suoi simili, acquista importanza.
Il ricordo di loro, così come quello dei cari, spinge ad andare avanti nella lotta che è la vita, nel miglioramento di condizioni che li avvantaggiano.
A volte si va avanti attingendo dal passato le forze necessarie per farlo. Il passato... che cos’è? È certamente una dimensione che non è più, ma in un uomo è ciò che egli stesso ha sofferto, per cui ha gioito, con cui è cresciuto, è un bagaglio che si arricchisce ogni giorno e che gli torna sempre utile.
Ognuno, senza la coscienza di ciò che è stato non è che un albero, un essere che, senza nulla togliere ai vegetali, è inerte. Ciò che in questo modo si viene ad essere forma anche il proprio odierno modo di pensare, come un paio di occhiali, che fanno percepire la realtà, ma di cui non ti rendi conto.
È la memoria di ciò che sei, mi sembrava di udire, le affinità che hai con chi ti è accanto nel viaggio che è la vita sono infatti i mezzi per arrivare a soddisfare la domanda di infinito che è presente nell’uomo, la domanda inerente al significato della propria vita.
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