Questa è la mia fermata
Il treno sta rallentando la sua corsa e la prossima è la mia fermata: è venuto il momento di scendere e mi è difficile salutarvi. Nonostante il viaggio sia stato lungo, poche sono state le parole che hanno incorniciato i frequenti silenzi. Qualche volta abbiamo preferito fare una partita a scopa per rompere quel muro invisibile che ci divideva. Abbiamo chiacchierato con chi ha sostato in corridoio ed è bastato un gesto d'intesa con chi ci è passato accanto veloce. Alcuni si sono fermati, altri si sono persi lasciando dietro di sé un odore, un colore o una parola: c'è chi si è fermato ad un lavoro più o meno incerto, chi a "questa è l'ultima volta, lo giuro", chi ad un prato pieno di fiori e di tombe. Il primo giorno d'estate abbiamo fatto una sosta vicino ad una spiaggia e Caf è sceso per fare un bagno. Il treno è poi ripartito e lui non c'era: qualche lacrima ci ha solcato il viso, ma poi se ne è andata con i raggi dell'ultimo sole.
Spesso la convivenza è stata impossibile e allora ci siamo rinchiusi nel mondo di una canzone oppure abbiamo vagato un po' felici e un po' infelici. Eppure siamo sempre tornati al nostro posto, magari sorprendendoci di vederlo più affollato e meno conosciuto.
Nonostante il treno sia affollato, ci sono degli scompartimenti quasi vuoti: alcune persone viaggiano sole per abitudine, altre per non dover dire addio, altre perché hanno giocato un po' troppo.
La vita è strana: ora che devo dirvi addio affiorano alle mie labbra tutte le parole che non vi ho mai detto e sembra proprio che quel muro di incomprensioni sia caduto da solo. Adesso è troppo tardi per ogni cosa.
Pensatemi ogni volta che vedrete un uccello volare libero e io farò lo stesso ogni volta che sentirò il rumore di un treno.
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