Rito d'iniziazione
22/07/99
Sinceramente l'enorme zaino rosso, impolverato ricordo di un cugino che l'anno prossimo si sposa, mi incute un timore reverenziale. Ascoltando questo mio primo compagno di viaggio lo sento sospirare terrorizzato consapevole degli inevitabili dolori fisici che involontariamente mi causerà. All'improvviso poi lo vedo, s'illumina: ogni fatica sarà magistralmente alleviata da inaspettate conquiste spirituali, ne ha la certezza, lo sa, lo intuisce.
Il vecchio, caro, ingombrante cimelio di famiglia troneggia nella stanza senza tuttavia offuscare gli sparpagliati colori del sacco a pelo, delle pentole, della tessera degli ostelli... colori vivaci, prorompenti, colori a cui sono tanto affezionato perché pagati in toto da me per prestar fede a una promessa d'indipendenza tacitamente urlata contro i miei.
Questo inter rail sarà un'avventura, una prova per tutti: per me, puntino materiale che scorrazzerà indifeso per le strade di tutta Europa, per i miei che attenderanno il mio ritorno angosciati dall'idea che lasciarmi partire significhi perdermi ancora un po' di più, per gli equilibri e gli affetti che potrebbero infrangersi dopo tre settimane di convivenza.
Così, inquieta e speranzosa, tra quattro giorni parto, mia Gra.
Parto per un rito d'iniziazione in senso moderno, goliardico e pseudo trasgressivo. Naturalmente sarà una cerimonia fasulla, una danza apparentemente improvvisata: non sono altro che una piccola borghese che gioca a sopravvivere un'estate, per poi tornare contenta alla sua alcova, con la mente e gli occhi pieni di ricordi alternativi. Per ora ti saluto: lacererò questa vorticosa attesa interiore giocando un po' col vento e vagabondando sulla mia super bici; bighellonando, può darsi, mi capiterà di passare per via Spallanzani, allora guarderò casa tua e questa familiare visione, ne sono sicura, mi darà una gran forza.
Un abbraccio forte forte.
Ilaria
30/07/99
Tutto scorre veloce: gli incontri, gli scontri, le nuove idee di nuovi amici, le solite, calde, vecchie emozioni vissute a tanti chilometri da casa.
Tutto scorre veloce, tutto vola via. Tranne le ore in treno. Colmare le ore in treno è difficile quanto non invadere lo spazio altrui in tenda. Allora ridi, leggi, ascolti musica, scrutata dagli occhi severi di uomini grigi, grigi come le loro giacche, grigi come le loro cravatte, grigi come i loro occhi che sembrano non voler più vedere i colori della campagna inglese e dei nostri cari sgualciti, ingombranti zaini che parlano di poche ore di sonno e di tanta allegria. E allora sbuchi fuori tu e le nostre interminabili lettere che riusciranno a rendere variopinte le poche ombre di questa vacanza. La prorompente bellezza del paesaggio impone l'immediata sospensione di tutte le idee frenetiche e confuse della mia testolina e suggerisce di lasciarsi sprofondare avidamente nel blu del fiume che stiamo attraversando. È un blu così intenso da far paura, un blu strano, ammaliante come gli occhi di un principe che la tradizione vuole sia azzurro.
Sono reduce da Londra. Niente commenti banali sulla città, per favore.
Sto conoscendo gente matta Gra, gente viva, gente consapevole e orgogliosa di essere tale. Sai, alcuni sguardi, alcuni gesti, alcune chiacchierate fino all'alba mi hanno ricordato il nostro primo incontro quando ci siamo ritrovati in quel baretto pazzi, giovani e un po' brilli alle dieci di mattina: e mentre si rideva si parlava di tutto, vivisezionando Baudelaire, gli Iron e Dio. La sbronza mattutina, se ben ricordi, non ha avuto gravi conseguenze ma il nostro incontro sì: da allora in me c'è un pezzettino di te.
Scusa ma ora vado a mettermi in salvo: ho l'impressione che il treno stia per deragliare!
Ilaria
05/08/99
Gonna lunga, golf colorato (ancestrali ricordi rubati alla mamma), un gabbiano sulla sabbia, una conchiglia da regalare, un mare di cui vorresti misurare la fine. Sorrido a un sorriso camminando verso un pallido sole nordico che sta sorgendo. E pensare che ho sempre ritenuto lo spettacolo dell'alba piuttosto banale, nulla a confronto di un magico, impetuoso, seducente temporale. Sono riuscita a vincere la pigrizia e ora volteggio in balia di sfumate, confuse, prorompenti intuizioni mattutine.
Ilaria
10/08/99
Per l'ennesima volta gli avvenimenti travolgono, atterrano, lacerano.
Per l'ennesima volta pretendi delle risposte...
Riesumata dal silenzio una vocina (flebile e ridicola) sussurra, con inesistente convinzione, vacue omelie d'infanzia.
Sorrido di fronte a tanta ingenua credulità.
Riesci a sentirla?
Parla d'inintelligibili progetti di Dio e tenta di consolarmi con un'edificante fiaba a cui, da troppo tempo, non credo più.
Con Dio sono sola e da sola non valgo nulla.
Abolisco Dio, il Diavolo, le Streghe, le Fate.
Sono lettera senza mittente.
Non m'importa.
Voglio avere un destinatario.
Sconcertante intuizione: ho un senso, un significato, una ragione solo negli altri.
E così esiste una speranza.
È qui, vicina a me, sulla mia pelle, nelle mani dei miei cari, nei sorrisi che sfioro e perfino negli occhi che incontro, in cui affogo e che il giorno dopo dimentico.
Ilaria
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