Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
3ª edizione - (2000)

Selene e la pignatta d'oro

Prologo

I fatti narrati non descrivono episodi che hanno coinvolto direttamente la mia persona.
Ho scelto in ogni caso di raccontare questa vicenda perché ha lasciato un segno indelebile nella mia memoria, forse è la più eloquente di quelle vissute finora.
Essa esprime come la carità possa essere "l'arma" migliore per alleviare le innumerevoli sofferenze che la precarietà umana ci impone: se il dolore traccia un segno perpetuo nei nostri cuori è anche vero che le persone che più amiamo saranno sempre al nostro fianco, pronte a condividere la nostra gioia e confortare le nostre pene.
Per tutelare la privacy dei veri protagonisti i riferimenti ai nomi dei personaggi e ai luoghi presenti nel racconto sono di pura fantasia.


"Forza ragazzi, questo è l'ultimo e poi torniamo a casa"
"Era ora... È dall'alba che abbattiamo alberi: siamo esausti!' - disse Andrea sferrando un violento colpo di ascia.
"È un lavoro duro, il nostro... ma lontano dall'inquinamento e dal caos delle fabbriche".
"Parole sante..."
"Torno a valle a prendere il furgoncino e sono subito da voi. Cominciate a raccogliere gli attrezzi".
Dopo pochi minuti Pietro arrivò strimpellando il clacson, ma nessuno rispose al suo richiamo. Sceso dall'automezzo si accorse che i suoi compagni erano inermi, come se fossero paralizzati.
"Ehi, ragazzi! Cosa vi succede? Andrea... Giovanni..."
"Non possono sentirti. Sono in stato di incoscienza" - spiegò improvvisamente una voce.
"Chi ha parlato? Chi sei?" - domandò alquanto turbato Pietro - "Dove sei? Fatti vedere!".
"Sono qui!" - rispose la suddetta voce e nel frattempo si fece avanti un piccolo uomo barbuto - "Sono il re degli gnomi che abitano questo bosco e parlo a nome dei miei compagni: siamo molto afflitti per quanto state facendo agli alberi del nostro territorio!'.
Pietro, superato il terrore iniziale, rispose: "Avete ragione, ma questo è il nostro lavoro: senza di esso non potremmo mantenere le nostre famiglie!".
"Ti propongo una soluzione che risolva i problemi di entrambi!' - proruppe gioioso lo gnomo dopo alcuni istanti di riflessione - "Segui l'arcobaleno che vedi in cielo fin quando raggiungerà la terra: ai suoi piedi troverai una pignatta piena di gettoni d'oro. Utilizzali per assicurare un futuro alla tua famiglia e a quella dei tuoi amici e per salvaguardare la flora dei bosco!".
"Accidenti, Selene! Papà ha trovato veramente la pignatta d'oro?" - domandò ansioso il fratello minore alla sorella.
"Ma certo, Mirko! Tra poco tornerà a casa e staremo nuovamente tutti insieme!" - rispose Selene per giustificare l'assenza del padre - recentemente deceduto - ai fratelli.
"Selene!... Hic... Aiutami, figliola...Hic... Non mi reggo in piedi!".
"Oh no, Mamma! Di nuovo!" - gridò Selene correndo in soccorso della madre, la quale stava rincasando ancora una volta ubriaca.
Questa situazione si trascinava ormai da mesi: dopo la morte del marito Laura era caduta in una crisi depressiva e affogava i suoi problemi nell'alcool.
"Ciao, cucciolotti! Buona notte!". Dopo il fugace saluto ai figli, Laura, con l'ausilio di Selene, si coricò per smaltire gli effetti della sbornia.

La Casa di Accoglienza sorgeva in aperta campagna, a circa dieci chilometri dal centro urbano: era stata costruita ristrutturando un vecchio granaio. Concepita come luogo di ritrovo per giovani con problemi di alcool, droga, furti... era diventata con il passar del tempo un punto di riferimento per la maggior parte dei ragazzi dei paese.
Nonostante non fossero ancora le otto di mattina, il sole era già penetrato attraverso le vetrate della cascina adibita a cappella, creando una miriade di colori vividissimi all'interno dell'angusto spazio.
Don Marco era in piedi già da due ore e stava ultimando la stesura del programma da svolgere durante la giornata. Tra pochi minuti, infatti, i ragazzi si sarebbero svegliati e avrebbero iniziato le attività previste: corsi di pittura, danza, arte, letteratura, musica, informatica, scienze e sport. Il tutto era davvero molto estenuante, ma d'altronde era stato lo stesso don Marco, dieci anni fa, a presentare il suo progetto al Comune. Ottenute le autorizzazioni necessarie e grazie all'ausilio di molti genitori - desiderosi di avere un ambiente sano in cui far crescere i propri figli - era riuscito a portare a termine un proposito che ora gli vantava la riconoscenza di tutta la comunità.
Pochi giorni addietro aveva ricevuto una segnalazione riguardante un nucleo familiare - composto da madre alcolizzata e da tre ragazzi dai sei ai quattordici anni - mediante la quale si richiedeva un "interessamento per un caso speciale": così, prima che la giornata alla Casa di Accoglienza iniziasse, si stava recando insieme a Luca - un assistente sociale - all'abitazione di Selene, per capire quale fosse veramente la situazione e cercare in ogni modo una soluzione anche per loro.
Selene stava già aspettando il sacerdote ed aveva precedentemente preparato i bagagli per sé e per i fratelli: difatti avrebbero trascorso alcuni giorni di soggiorno presso la Casa di Accoglienza. Luca e don Marco si erano occupati personalmente della loro sistemazione ed il primo giorno era trascorso piuttosto bene: i tre ragazzi si erano subiti ambientati ed avevano fatto molte nuove amicizie.
Verso le due di mattina un pianto disperato interruppe il sonno degli ospiti: Luca accorse subito sul posto e trovò Roberta - una delle assistenti della Casa di Accoglienza - con in braccio Mirko - il fratello minore di Selene - che si lamentava.
Alle domande incalzanti dei giovani il piccolo rispose che la sorella era scappata, perché non riusciva più a sostenere la famiglia da sola: voleva andare lontano per cercare la sua "pignatta d'oro", affinché le donasse per sempre la felicità.
Luca, dopo un attimo di riflessione, intuì dove Selene potesse essersi diretta e si affrettò a raggiungerla.

"Scusi, quando parte il primo treno?".
"Un treno alle due di mattina? Ragazzina, a quest'ora viaggiano solo convogli merci!'.
"Accidenti! E adesso come faccio?".
"Il primo treno passeggeri passerà alle sei. Qui c'è la sala d'aspetto: arrangiati come meglio puoi! Io devo svolgere il mio lavoro". Detto ciò, il capostazione si allontanò, lasciando Selene molto delusa. La ragazza, per ingannare il tempo, cominciò a passeggiare lungo i binari.
"Scusi, ha visto per caso da queste parti una ragazza mora, sui quattordici anni, con una grossa valigia ed una borsa a tracolla?".
"Chi, quella che cercava un treno alle due di mattina? Provi a cercarla in sala d'aspetto, forse è ancora lì".
"Grazie mille, mi è stato di grandissimo aiuto".
Luca arrivò trafelato nel luogo indicatogli dal capostazione, ma non vi trovò anima viva.
Improvvisamente scorse Selene e cercò di attirare la sua attenzione. La ragazza, vedendo oppresso il suo desiderio di libertà, si mise a correre nella direzione opposta, senza accorgersi che in quel momento stava arrivando in stazione un convoglio. Luca, avvertito l'imminente pericolo, raggiunse in tempo la ragazza per toglierla dai binari.
"Non resisto più... La mamma si ubriaca... I miei fratelli sono piccoli... Non riesco a pensare a tutto io!" - si giustificò singhiozzando Selene.
"Ora non sei più sola: hai i nuovi amici della Casa di Accoglienza, don Marco, i tuoi parenti: grazie a loro supererai questo momento difficile e tutto si aggiusterà - le spiegò, cercando di tranquillizzarla, Luca.
Poco dopo entrambi si diressero a caso di Selene, per assicurarsi delle condizioni di salute di Laura.
"Mamma! Mamma!" - gridò Selene appena ebbe varcata la soglia di casa. La donna si trovava infatti riversa sul divano, respirava affannosamente ed aveva intorno a sé diverse bottiglie di alcolici completamente vuote.
"Aiuto! Mamma, ti prego, rispondimi!" - continuava a urlare Selene.
Luca, dopo averle prestato i primi soccorsi, la caricò sulla sua automobile e si precipitò insieme a Selene all'ospedale.

"Dottore! dottore! Come sta mia madre? Ce la farà?"- domandò ansiosa Selene.
"Stia tranquilla, signorina. Ora suo madre è fuori pericolo: le abbiamo fatto una lavanda gastrica. Tra qualche ora sarà dimessa".
"Sia lodato il cielo! La ringrazio moltissimo, dottore! Possa vederla?".
"Ma certamente, prego!".

"Scusi, sto cercando Laura Penati. Ho saputo che è stata ricoverata qui poche ore fa!".
"Controllo subito. Pavese... Proietti... Prati... Penati Laura! Sì, c'è! Stanza n°105, padre".
"Grazie, signorina! È stata molto gentile".
"Non c'è di che! Arrivederci!".
"Arrivederci!".
"Don Marco, quand'è che possiamo rivedere la mamma?".
"Subito, Mirko! Eccola là!" - disse il sacerdote indicando Laura e Selene.
I fratelli corsero subito incontro alla sorella domandandole: "Selene! Selene! Hai trovato la pignatta d'oro?"
Abbracciandoli, la ragazza rispose: "Andrea!... Mirko!... Mamma!... Perdonatemi!... Sono scappata perché avevo paura; volevo trovare una soluzione ai nostri problemi... ma più evitiamo la realtà, più essa ci sfugge: la vita è un'avventura troppo meravigliosa per sprecarla: essa va affrontata di giorno in giorno, nel bene e nel male, accanto a coloro che più abbiamo nel nostro cuore. Dobbiamo imparare ad esaltare le piccole gioie quotidiane, perché in esse è contenuta la felicita più delirante. Le persone muoiono... il dolore resta... ma l'amore, è per sempre".
Selene, aveva finalmente trovato la sua pignatta d'oro.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010