Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

Un'esperienza di lettura

Giovedì, 19 Marzo 1998
Caro Diario,
oggi è stata una giornata bellissima, soprattutto perché era la festa del papà e nella mia famiglia regnava una serenità che non si percepiva ormai da troppi anni.
Nel pomeriggio, purtroppo, ha iniziato a piovere ed io, come tu sai, mi lascio talmente influenzare dal tempo che ho quasi rischiato di cadere in depressione, quando ho pensato che, in certe situazioni, un buon libro può essere un ottimo compagno per tirare su il morale e non rovinare una bella giornata.
Così sono salita in soffitta, ho frugato in mezzo alla polvere degli scaffali ed ho trovato un libro con un'insolita copertina; ho letto il titolo: Alice: i giorni della droga e poi, incuriosita, ho sfogliato le pagine giallastre (probabilmente era una vecchia edizione) e con mia sorpresa ho constatato che anche quello era un diario scritto da una ragazzina di quindici anni, proprio come me.
Senza rendermene conto ho iniziato ad appassionarmi ai viaggi di Alice e a confrontarmi con lei.
Per non lasciarti all'oscuro di tutto, caro Diario, ti racconto la sua storia.
Come ti ho anticipato prima, Alice era un'adolescente e come tale ha vissuto degli anni piuttosto inquieti.
In una prima fase, la sua vita venne sconvolta da un evento per lei traumatico: infatti fu costretta a trasferirsi in un altro paese perché suo padre vi aveva trovato un'occasione di lavoro migliore.
Il trasloco per lei significò un cambiamento radicale, ma soprattutto la rinuncia agli affetti principali per i ragazzi della nostra età, gli amici. Ah dimenticavo! Alice era una delle poche ragazze della scuola che si poteva vantare di avere una vita sentimentale o quantomeno i così detti flirt, questa ragazza era, dunque, simile alle altre, anche se lei non si riteneva tale, aveva come tutte il chiodo fisso per le diete e i suoi "chili di troppo" che in realtà non c'erano.
Nel nuovo paese, dunque, Alice passava i giorni pensando tra sé e sé agli amici lasciati e si distraeva accudendo il suo fratellino minore Tim e la sua sorellina Alex; col passare del tempo, instaurò un'amicizia con una vicina di casa sua coetanea, Beth, diversa da lei ma anche molto sensibile.
Arrivò l'estate, ed Alice fu costretta a passare le vacanze nella sua città natale con i nonni, con cui aveva un ottimo rapporto. Questo significava lasciare Beth e ritornare a quella vita che ormai odorava di vecchio; avrebbe poi rivisto Ricky (il suo più grande amore dal quale però aveva ricevuto una grande delusione) e quella scuola che aveva sempre detestato.
Penso che Alice abbia temuto questo ritorno al passato, questo ennesimo cambiamento: è difficile per una ragazzina mutare spesso abitudini, troppo forte la paura di restare soli e non essere accettati in un nuovo gruppo, che così spesso tende ad emarginare gli ultimi arrivati.
Così Alice si trasferì ancora ed iniziò a frequentare un'altra compagnia nella quale fu introdotta da una nuova amica, Jill; qui conobbe persone più grandi, tutto era nuovo e terribilmente emozionante.
Iniziò lentamente a cambiare abitudini, acquisì un diverso stile di vita, fino a quando un vero Vizio non s'impadronì di lei e purtroppo fu difficile (se non impossibile) rinunciare ad esso.
Una sera, invitata ad un party a casa della solita amica, fa il suo primo viaggio con la droga.
Tutto accade inconsciamente, partendo da un semplice bicchiere di Coca-Cola, ma, dopo, lo sballo totale e le piacevoli sensazioni provate le lasciarono il biglietto da visita e naturalmente lei non mancò all'appuntamento.
È strano come certe sostanze possano indurti a non controllare più te stessa, a reagire d'impulso, o a farti dire: "Basta! Con oggi ho smesso!" per poi il giorno dopo trovarti con in mano uno spinello o addirittura una siringa nel braccio.
Credo che ad Alice sia successo questo.
Dopo quella sera crebbero in lei l'odio e la ripugnanza verso se stessa e la sua vita; il dolore, dovuto anche alla cagionevole salute del nonno reduce da un infarto, un senso di incolmabile irresponsabilità, ricordatale spesso dai suoi genitori, iniziarono a tormentarla.
Passava le giornate commiserandosi e rimpiangendo la sua famiglia e quella bambina che era una volta, facendosi solo del male.
Tutto ciò, tuttavia, non fu sufficiente per smetterla, anzi fu uno stimolo in più per trovare rifugio in qualcosa di più potente e dominante; un meccanismo perverso si era innescato nel suo cervello per scappare dalla realtà quotidiana ed abbandonarsi, anche se per poco, a qualche follia: è strano, ma sembra che solo nella confusione più totale riuscisse a ritrovare se stessa.
È difficile capire i pensieri e le sensazioni di una ragazza drogata, nonostante sia della mia età; è facile giudicare per noi che siamo all'esterno di quel mondo e che ci sentiamo autorizzati a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato: ma, per Alice, che cosa era giusto?
Purtroppo non è tutto, caro Diario, devi sapere che, dopo le prime esperienze con la droga, Alice non si accontentò di rovinare la sua esistenza, così iniziò a spacciare, scegliendo come clienti coloro che più hanno l'animo puro, i bambini.
Perché tutto questo? Le sembrava ingiusto buttare solo la sua vita? O forse c'era sotto qualcosa di più complesso a cui nessuno può arrivare?
Non vorrei dilungarmi troppo sulla triste storia d'Alice e sulla sua esistenza poco vissuta. Ti cito solo le tappe fondamentali per far capire anche a te fino a dove si può spingere l'uomo ossessionato dalla droga: prostituzione, cure psichiatriche, fughe da casa e ritorni pietosi; comunque niente di cui ormai oggi i mass-media e le varie istituzioni non parlino.
Adesso sono certa che fremi dall'impazienza di sapere com'è finita la storia di Alice; in realtà mi dispiace dirtela, spero che non ti deluderà (era inevitabile, penso); infatti Alice morì tre settimane dopo aver deciso che non avrebbe più tenuto un diario, per lei non ci fu niente da fare, la droga la portò via per sempre, come in quell'anno portò via altri cinquanta ragazzi della sua età.
Ecco, caro Diario, questo è tutto quello che so sulla sua storia, grazie ad una testimonianza importante, il suo diario, ovvero quel libro che ho letto questo pomeriggio.
Ma che ne è degli altri cinquantamila ragazzi? Alcuni probabilmente tenevano un diario come Alice, ma di loro nulla sappiamo, forse perché non vennero mai considerati, e invece messi da parte andando ad aumentare l'ingente numero della "massa dei tossicodipendenti".
Dopo tutto chi parla di loro, chi li considera, chi se ne occupa veramente se non le loro famiglie?
Per lo Stato non sono solo dei semplici numeri come tanti? Sono questi, in realtà i fatti concreti che nessuno può nascondere.
Sai, è una strana sensazione pensare che la vita possa finire alla mia età, nel fiore dei quindici anni, quando tutte le speranze e i sogni dovrebbero essere sentiti come mete raggiungibili, benché lontane.
Leggendo il diario di Alice è stato facile confrontarmi con lei, con le sue emozioni e sensazioni; nonostante la mia esistenza poco abbia in comune con quella di Alice, ne ho potuto comprendere le emozioni e le angosce più profonde.
Anche lei, infatti, piangeva, rideva, sognava, sperava ed aveva conflitti con i genitori!
Forse è per questo che sono rimasta affascinata dal libro sin dalle prime pagine, ma avrei voluto cambiare le sorti di quella ragazzina, che rispecchia un po' la parte interiore di tutti noi.
Chissà, forse un giorno anche tu, caro Diario, verrai pubblicato, e magari ci sarà qualcuno che imparerà qualcosa dalla storia di Alice o forse dalla mia, se non avrò la fortuna di poterla testimoniare di persona.
Scusa, forse sono un po' malinconica, ma a volte delle piccole cose ti inducono a riflettere sulla vita e la morte; è come quando ti guardi allo specchio, e ti chiedi chi realmente si cela dietro a quella immagine. Credo che sia un bisogno primario dell'uomo interrogarsi e rispondersi a suo modo grazie alle esperienze ed un grande alleato: il tempo. Infatti, la soluzione di ogni quesito potrà avere risposta solo quando l'uomo accetterà definitivamente il suo destino e capirà l'importanza di questo prezioso dono, la vita.
Credi che anche Alice si ponesse queste domande? Cosa avrà pensato, e soprattutto cosa avrà provato quando ha capito che per lei non ci sarebbe più stata la possibilità di interrogarsi?
Probabilmente non sapeva neppure quello che stava facendo.
Vorrei farti una domanda, adesso, che mi sono posta molte volte: cosa induce un ragazzo a drogarsi? La nostra società, sono d'accordo, è un insieme di persone che pone delle regole"e che ti esclude se non le accetti e rispetti. Spesso, dunque, non è il giovane che non riesce a trovare i suoi spazi e le sue soddisfazioni, ma è la società che si chiude a coloro che non entrano nella categoria dei meritevoli. Ma pensi davvero che sia solo colpa della società, come molti miei coetanei sostengono? Io credo che, invece, la scelta della droga dipenda da molti elementi: la mancanza di comunicazione tra genitori e figli, la paura della solitudine, il desiderio di evadere dai problemi, ma soprattutto la paura di guardarsi dentro e di scoprire un essere fragile, impotente di fronte alla vita, da proteggere a costo della vita stessa. Nel momento in cui questo essere prende il sopravvento, è troppo tardi, non riesci a controllarlo; ma è solo allora che puoi imparare a conoscere realmente te stesso.
Ecco, caro Diario, questo è ciò che ho imparato e dedotto dalla coinvolgente storia di Alice e che spero imparino tutti i ragazzi che in futuro lo leggeranno con il cuore aperto come il mio.
Come tu sai, ho sempre avuto un buon rapporto con la lettura, mi ha sempre affascinato quel magico e misterioso mondo nel quale puoi dar sfogo alla tua fantasia e addirittura immedesimarti in uno dei tuoi personaggi preferiti, dei tuoi paladini.
Grazie ad essa puoi coltivare un mondo alternativo, imparare a conoscere il tuo e anche te stessa.
È a questo che serve la lettura, e devo ammettere che, se ho imparato ad apprezzarla, devo ringraziare la mia professoressa di lettere delle medie, che ha gettato il seme dentro di me che poi ho coltivato fino ad oggi. È grazie a questa passione che ho incontrato
questo straordinario personaggio, di cui ho condiviso e vissuto i pensieri, e per cui ho
sperato sino alla fine.
Che sbadata! Non mi ero accorta che si è fatto tardi.
La mia giornata si conclude così, con un sorriso sulle labbra ed uno sguardo sereno verso il
futuro.
Per oggi è tutto, caro Diario, ti auguro una buona notte piena di magnifici sogni.
Per sempre tua
Marika


»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni

Copyright © 1999 - Comitato per Sofia - Tutti i diritti riservati.
Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010