Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

Dedicated to Valerio Easy

Era da ormai diversi giorni che guardava quello strano oggetto che gli aveva regalato un vecchio e caro amico, una volta fratello di strada e di reati, poi passato alla lotta politica e a un modo di vivere più regolare. Era agli arresti domiciliari, da ormai due settimane, 14 giorni; gli rimaneva ancora un anno da scontare, ovvero 365 giorni di paranoia, con sua mamma che ogni giorno gli somministrava un inasprimento della pena, sotto forma di menate, massime di vita e skleri vari.
Era un libro, all'apparenza neanche molto voluminoso, ma pur sempre un libro; di quelli che popolavano i suoi incubi ai tempi delle elementari e delle medie, con quella stronza di Lettere che lo inseguiva tra combattimenti di gladiatori al Colosseo e la Londra sottoproletaria di Dickens, tentando di innestargli un microchip con la Divina Commedia in greco antico e urlandogli che era tale e quale ad un certo Franti l'infame (che poi lui non se la era mai cantata su niente)....... insomma una vera e propria Odissea!!!
Però, tutto il giorno davanti a quegli stupidi programmi tv, rintronato da quella polverina che spazzava via i pensieri come un vento caldo, non sapeva dire quale delle due scimmie fosse la peggiore; forse valeva la pena cercare di fare qualcosa d'altro, magari leggere (che parolone, in genere coniugato alla rosea sportiva) proprio quel libro che, insieme a tanti altri, aveva allontanato dalla strada il carissimo Skizzo. Lo guardava come se da un momento all'altro uno dei protagonisti dovesse saltarne fuori per torturarlo come la "stronza" a scuola. Non che a sentire parlare di cultura metteva mano alla pistola (se è per quello lo faceva per molto meno), anzi a scuola c'era qualcuno e qualcosa che lo interessava, tipo quella pazza di arte, che lo tirava in mezzo a leggere degli strani fumetti, dove si parlava di gente che era più o meno come stava diventando lui, e poi lo interrogava su questi, facendolo sentire per la prima volta rispettato dagli altri. Non il timore, ma il rispetto, soprattutto quello di Palpebrabella, che da allora si era messa in testa di salvarlo dalla perdizione, causando in lui il primo e unico dubbio sul suo destino in venticinque anni di vita. Ma poi ne erano successe.... e comunque da Palpebrabella aveva ottenuto un casto bacetto sulle labbra e niente più. Ora guardava quella copertina nera arancio con un misto di inquietudine e curiosità. Il titolo, per esempio, già si presentava abbastanza bene "Assalti Frontali - conflitti che producono banditi", chi più bandito di lui; riguardo ai conflitti lui conosceva solo quelli che aveva con sua madre (e ogni volta erano cazzi amari); gli assalti frontali poi, gli erano sempre piaciuti, soprattutto alle banche. Allora fece il grande gesto: stravaccandosi in boxer nell'afoso agosto milanese sul divano in similpelle del salotto, invece del telecomando impugnava il libro aperto. In quel momento il cielo si stava oscurando per il primo temporale del mese. "Oh, finalmente un po' di frescura perché addosso c'ho l'arsura" pensò fra sé, e subito dopo si chiese se non fosse invece un oscuro presagio delle divinità della Metropoli. Comunque si lanciò perché a lui le sfide erano sempre piaciute nella lettura; pian piano stava anche uscendo dal torpore in cui era stato imbrigliato dalla perfezione nasale della brown e ciò gli restituì un briciolo di lucidità; l'inizio fu un po' traumatico; infatti l'autore, tale Skizzo, era un militante comunista, come tutte le persone che ora il suo vecchio compagno di batteria frequentava e scriveva in modo un po' strano, per certi versi gli ricordava i testi dei fumetti che gli faceva leggere quella di arte ai tempi della scuola. Poi c'era anche il fatto che lui era contro i comunisti, perché ci voleva uno coi coglioni per governare la società, altro che democrazia e proletariato, ai tempi del Duce eravamo rispettati da tutti, e senza il rispetto e i coglioni non sei nessuno; e poi te la vedevi una come la sciura Maria, quella del comitato inquilini del suo quartiere, a governare insieme a tante altre come lei, coi negri in Parlamento e magari un Papa kurdo? Nooo, zero; e poi quelli del circolo di quartiere che facevano le scritte sotto casa al suo pusher, quel brav'uomo di Ciccio, che poi doveva andare a minacciarli col cannone per non perdere il rispetto e soprattutto per evitare che tutti quelli del quartiere che non campavano come loro iniziassero a farsela con gli sbirri.
Comunque le prime pagine non erano male, si parlava di quella che era la vita di 'sta banda di ragazzi, tutti comunisti ovviamente, che però facevano storie tipo vendere il fumo e fare macchine deluxe, quasi tutti studenti ma poveracci, come gli sbarbati della sua zona. Intanto si era rollato una bomba d'erba e beveva un'aranciata e la skunk gli attivava strani meccanismi mentali; era quello uno dei motivi per cui non gli piaceva molto fumare, lo faceva pensare troppo e gli toglieva tutta la sicurezza che aveva, insomma lo mandava un po' in para; però leggendo questo libro gli stava succedendo una cosa strana, cercava nelle frasi dei significati più profondi che alla prima lettura non afferrava. Iniziava a cercare di entrare nella mente dei personaggi, ogni tanto telefonava a Skizzo per chiedergli spiegazioni o addirittura lo convocava perentoriamente per farsi raccontare a cosa ci si riferiva quando si parlava di ceppo autonomo di S. Lorenzo piuttosto che di altre mitologie della sinistra antagonista. Sua madre era letteralmente fleshata, all'inizio pensava che fosse un libro di mafia, poi dopo una lunga discussione con Skizzo, continuava a ripetersi e a ripetergli "figlio mio, da delinquente adesso mi diventi addirittura un terrorista comunista, se tuo padre fosse ancora qui lo avresti già fatto morire." E lui, intanto che leggeva, cercava sempre più di capire perché, ragazzi nati come lui in quei grigi palazzoni di periferia, cercavano di uscire dalla merda mettendosi tutti insieme a far casino per ottenere cose giuste come la casa, gli spazi per fare delle feste, le medicine gratis, un lavoro decente; senza pensare a farsi i soldi e 'fanculo a quei babbioni che si facevano il culo anche 10/12 ore al giorno per sfamare tutta la famiglia. Non c'era trucco, non c'era inganno, questi ci credevano veramente a 'ste cose, come quel ragazzo che era stato bruciato vivo dai naziskin mentre dormiva in un centro sociale.
In effetti stavano cambiando delle cose nella sua visione della vita; anche se continuava a definirsi fascista, non concepiva che i naziskin facessero la guerra a dei ragazzi così tosti, e poi, fondamentalmente con i loro stessi problemi. Si chiedeva che differenza c'era tra lui, il pelato ultrà della scala C che andava in giro con svastica e tricolore sul bomber e Skizzo; dal punto di vista della condizione materiale, molto poco, anche perché i suoi soldi se ne erano andati quasi tutti per gli avvocati: e comunque erano nati tutti e tre poveracci, senza prospettive di lavoro, incasinati con la scuola e guardati male perché venivano dalla parte sbagliata della città; certo lui pensava di fare una vita più bella degli altri 2; ancora qualche mese fa gli giravano i soldi e li spendeva andando a ballare nei locali trendy sul Lago, affittandosi per una notte a base di bamba e champagne un paio di modelle slave o sudamericane; però iniziava anche a capire che i soldi non erano tutto. E adesso era arrivato a leggere delle avventure sentimentali del protagonista; intanto erano già passati 4/5 giorni e lui avvinto totalmente dalla lettura, non aveva più pippato, capendo contemporaneamente l'odio che questi ragazzi avevano per la robba, perché se ne era portati via tanti di loro; per la prima volta sentiva di fissarsi a ragionare sulle cose in maniera più profonda e soprattutto pensando anche agli altri suoi compari, gli era tornato in mente Gino, che era schiattato l'anno scorso e che era così bravo a guidare la macchina dopo le dure, che gli altri avevano detto "che pirla in fondo se l'è cercata, se la vendeva e non la toccava sarebbe ancora qua" e lui adesso iniziava a vederla in altro modo, povero Gino, chissà se la Semmy non lo mollava forse non iniziava a pinzarsi, e già gli luccicavano gli occhi.
Ecco, arrivando a leggere le storie che c'erano tra maschi e femmine in questo gruppo, si sentì improvvisamente su un altro mondo. Intanto le tipe erano molto più considerate, facevano cose anche da maschietti, facevano a botte con gli sbirri o andavano a graffitare di notte, da sole, come fossero una banda di femmine; incredibile! Lui, che con gli amici si vantava di essere un clone di RazDegan, in realtà se una tipa gli piaceva veramente, non riusciva a spiaccicare parola con lei; certo si era fatto una cifra di tipe sia in zona che in discoteca, ma alla fine una storia fissa, che tanto gli sarebbe piaciuta, magari con Palpebrabella, non l'aveva mai avuta. Era per questo che si sentiva così coinvolto e stupefatto nel leggere di Luca e Paola, che bella storia che avevano tra di loro, e poi, quando era arrivato alla morte assurda di Cheeky P., si era prima incazzato con l'autore del libro, poi realizzato il fatto che era una storia vera e che l'autore era un amico di Skizzo aveva dato sfogo alle lacrime, anche a quelle che aveva trattenuto per Gino e poi erano arrivate quelle per non aver saputo trattenere con sé Palpebrabella, per aver preferito una vita spericolata alla sua dolce sicurezza. Insomma, man mano che leggeva, si trovava a fare parallelamente un bilancio della propria vita, e non era molto positivo. Si trovava a chiedersi se ne era valsa poi la pena fare la vita che aveva fatto, certo piena di emozioni, ma di che tipo, più chimiche e d'azione che altro; quando mai s'era trovato a passeggiare sotto il cielo di notte; quando mai aveva trovato tra i suoi amici un clima così pieno di complicità affettiva, loro tutti presi a dimostrarsi chi ce l'aveva più lungo e lui non era mai riuscito a trovare qualcuno con cui parlare seriamente di quelle strane creature che sono le ragazze; quando mai era riuscito a capire che nella sua vita ci sarebbe stato sempre qualcuno che gli avrebbe detto cosa fare, non come quei ragazzi che avevano preso in mano il proprio destino e cercando di cambiarlo, comunque avevano dato una svolta in positivo alla propria vita.
Il libro ormai volgeva al termine e lui, dopo tutte queste considerazioni, stava capendo che forse un libro non gli avrebbe cambiato la vita, ma lo avrebbe sicuramente aiutato a viverla meglio. Aveva telefonato ancora a Skizzo e avevano concordato una lista di libri che gli avrebbe portato, tanto di tempo ce n'era ancora molto, quasi una libreria. Fu allora che suonò il citofono, guardò dalla finestra era Ciccio che gli stava portando i 5 pezzi settimanali, e a lui ne era avanzata ancora. Dopo aver detto a Mamma di darlo per evaso, prese la busta che era avanzata, si diresse verso il cesso e, per la prima volta, invece di chiudersi dentro a chiave per farsi un pippotto, rovesciò quella stupida polverina e tirò l'acqua. Sentiva di aver fatto un gesto rivoluzionario. E come diceva Lou Reed la sua vita fu cambiata da....... un libro; il rock 'n roll sarebbe arrivato poco dopo.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010