Le affinitą, il viaggio, la memoria
Scappavo, senza girarmi indietro, non avevo nostalgia di ciò che mi ero lasciata alle spalle. Correvo, inseguita dal vento che mi sussurrava all'orecchio parole che odoravano di passato. Rincorrevo un sogno, rincorrevo una stella, un bagliore che confondevo nella mia ingenua infantilità con il sole. Che pazzia! L'aveste vista quella mia corsa... volevo raggiungere l'alba... Un bisogno di abbattere i muri che mi circondavano, di scoprire nuovi orizzonti, e soprattutto di viaggiare. Prendevo per mano l'alba e visitavo con lei spiagge rosate, foreste dorate, montagne che si scrollavano di dosso il freddo della notte con un caldo sbadiglio, e mari, mari a non finire, i miei preferiti, un grumo di scintille e samba infuocate.
Poi fuggivo di nuovo appena Rugiada si mostrava, fresca, aspettando il suo caldo Sole che l'asciugasse su prati e fiori.
Le avevo dato un nome alla mia amica Alba, Camilla. Con Camilla mi spingevo ai confini dell'ignoto, sfidavo la Notte, spianavo la strada al Sole, quel pigrone!
Che spettacolo ad ogni nostro arrivo! Si innalzava per noi un inno amoroso, i canti degli uccellini uniti in una sola voce, le danze allegre delle onde ballerine, la candida luce della neve, i chicchi di sabbia e le conchiglie ad avvolgerci in un dolce tepore.
Venne però inevitabilmente il momento di crescere, e di mettere le radici, di concludere quel viaggio, anche se deliziosamente piacevole.
Camilla mi organizzò una festa d'addio che neanche nei sogni ci si può immaginare, un idillio di luci e colori, gioco di spazio e tempo, Sole e Luna si alternavano con mare e montagne, sbocciare di fiori, nascere di animali, orgia di felicità; ed io rimanevo stravolta da quell'ardore, e cercavo di abbracciare con un solo sguardo tutto quello che mi circondava, ne impregnavo la mia memoria, respiravo quell'aria carica di amore e luce. Ricordo ancora l'odore dei pini che si spogliavano per me della loro solita timidezza, i bagliori fantastici del mare che cullavano la mia gioia, il silenzio delle creste innevate che si innalzavano per salutarmi. Particelle di amore nell'aria... mi ci ubriacavo.
Come tutto finisce si spense anche quell'ultimo bagliore. Vivo ancora nel ricordo di quell'infanzia solare: le paffute guance di un raggio, il calore di una bimba, la luce rosea di Camilla, la mano dell'Alba, i sogni di uno spirito selvaggio, la calma del mattino.
È l'unica cosa che mi riscaldi ancora il cuore in questa fredda e spenta società.
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