Suggestioni, emozioni, immaginario che la "lettura" di un'opera letteraria, pittorica, architettonica, teatrale, cinematografica, musicale ha suscitato.
Suggestioni, emozioni, immaginario che la "lettura" di un'opera letteraria, pittorica, architettonica, teatrale, cinematografica, musicale ha suscitato.
"Mannaggia a questo schifoso gel!" Fabio era da dieci minuti abbondanti davanti allo specchio e cercava con impegno di dare una sistemata ai capelli che, gli sembrava, vivevano di vita propria.
"Mamma! Se citofona il Luca, digli che è in ritardo e di aspettarmi giù al solito posto". Decise che era meglio lasciar perdere la capigliatura e si dedicò alla scelta del maglione, ancor più arduo compito.
Suonò il citofono.
Fini di vestirsi in un lampo, scese le scale di volata e si fiondò nell'atrio. Ci rimase male quando scoprì che nessuno lo stava cercando. Piuttosto infastidito dall'interruzione e poco propenso a far nuovamente le scale, indossò la giacca e la sciarpa, prese le chiavi dalla borsa di sua sorella, sorpassò una figura che continuava a strillare non prestandoci attenzione e uscì sbattendo la porta.
"Perfetto! Non ci mancava altro che il pacchetto vuoto, e di domenica sera! Magari il Luca è in vena di offrire! A proposito, chissà che fine ha fatto."
"Che palle 'sti semafori. Devo ricordarmi di fare miscela".
Cercando di evitare il più possibile le vie trafficate Fabio arrivò a casa del suo migliore amico, o così agli altri diceva. Non sapeva bene cosa ci fosse tra loro, se una trasandata amicizia o un attentato alla normale eterosessualità; lui era un artista, uno con gusto che piaceva alla gente e alle ragazze, con un obiettivo e le capacità per raggiungerlo. Fabio non era altro che una sanguisuga, sempre pronto a scroccare passaggi e sigarette, a farsi fare i compiti. Tanti lo detestavano per quel suo vizio di imitare gli altri nell'abbigliamento, nella pettinatura, nel modo di parlare. Lui lo odiava per il suo conformismo, la sua pigrizia culturale, il suo disperato tentativo di dimostrare agli altri che lui era 'un tipo a posto'. "Io sono corretto, io le cose le dico in faccia" ripeteva almeno una volta al giorno come se a dirlo lo avrebbe reso reale. Ma... era un amico. "Illuso", immaginava che prima o poi sarebbe caduto nel limbo dei tossici, troppo tronfio e orgoglioso per dire di no.
Citofonò. Con finto interesse apprese la notizia. "Tipico, non aspetta mai nessuno" pensò mentre accendeva il motorino, e si diresse al solito posto.
"Dovremmo deciderci ad andarcene da quel benedetto parcheggio prima che cominci a piovere. Non so perché non ci si trova in un bar o al centro sportivo, un posto al coperto insomma!"
"Passo io, non ti preoccupare!". Fabio imprecava per il freddo, per il bidone di Luca, per i capelli irrimediabilmente spettinati.
"Spero che non ci sia Paolo, altrimenti mi tocca dargli un deca". Mentre faceva lo slalom tra i tombini pensò a chi fosse venuto in mente di chiamare una banconota da 10 mila 'deca'. Suonava... di valore maggiore. Poco dopo decise che era meglio lasciar perdere certe domande, visto il trauma che aveva subito quando aveva scoperto che gli 'sbirri' erano chiamati così anche nei Promessi Sposi.
Arrivò in compagnia completamente congelato, appoggiò il motorino per terra, si accese una sigaretta - l'ultima del pacchetto - salutò un paio di persone, sputò e cominciò a raccontare di una tipa che aveva conosciuto al parco quella mattina. Da dietro le sue spalle arrivò una voce che chiedeva notizie di Luca. "Può essere finito anche sotto un camion, per quello che me ne frega, la prossima volta impara ad arrivare in ritardo. È sempre così quello. Da quando frequenta 'gli alternativi' si è rimbecillito, scrive chissà cosa, ascolta musica 'storta', tante volte dice che non esce e poi lo trovo rintanato al parco che legge libri di cui nessuno ha mai sentito parlare, si veste come un barbone. Poi dice cose strane, usa paroloni da superdio. Si sta proprio conciando".
Si accorse che tutti lo stavano ascoltando in silenzio, guardandosi l'un l'altro come se concordassero pienamente. Fabio si sentì contento, quasi con qualche potere, e decise che quella sera ne avrebbe dette quattro al suo cosiddetto amico, davanti a tutti, facendosi portavoce dell'intero gruppo.
"A proposito di sbandati, eccolo che arriva" disse con voce abbastanza alta da farsi sentire.
"Hai saputo di Fabio?" chiese Paolo qualche sera dopo a Marco.
"Come no, lo sanno tutti". Ormai la voce si era sparsa e tutti 'avevano saputo'.Fabio si era beccato una coltellata in pieno petto da Luca. I due stavano litigando per non si sa bene cosa, Fabio aveva cominciato ad alzare la voce e a dare spintoni e poco dopo si era trovato cinque dita di lama in corpo.
"Se l'è meritata. Almeno ha finito di rompere con le sue manie da superdivo".
"Sapevo che sarebbe finito male. Uno che sputtana i suoi amici senza pensarci troppo, non poteva che finire così, sai cosa intendo dire, no? Per esempio domenica sera poteva stare benissimo zitto, no?".
"Ma si sa se è vivo o morto?".
"Dicono che è in ospedale, ma che difficilmente se la caverà".
"Luca sì che è qualcuno. Ci vuole coraggio ad accoltellare una persona".
"Sì, forse. Neanche troppo però. Hai una sigaretta?".
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