"Novecento"
Lui era la sua buona storia.
Era una storia buona davvero. che mi diceva fra l'ondeggiare del mare che per vivere non devi per forza esistere agli occhi degli altri, del mondo. Puoi vivere sempre sulla tua nave ed essere grande lo stesso.
Io la sua musica non me la riesco ad immaginare Sarò tarda, priva di orecchio, ma non me la immagino. Ma le parole le sento. Dentro. Oh, io reciterò, dite che sarebbe poco credibile una trombettista jazz pallida e lentigginosa che attraversa l'oceano come un qualsiasi marinaio? Chissenefrega. Salirò là sopra.
Per poi scendere, e vedere il mare. E la vedrò io per prima. C'è sempre qualcuno che la vede per primo, me ne starò lì a passeggiare sul ponte e la vedrò.
TERRA! Mi state sentendo urlare?
Era il più grande. Il più grande pianista sulla Terra. Lui che sulla Terra non c'era stato mai. Quel cavolo di suonatore che credeva di aver inventato il jazz sarebbe ritornato nei bordelli. Ricordatevelo.
Parigi. Londra. Li ha visti anche lui. Ma è come se avessimo passeggiato insieme sul Pont Neuf ed io avessi avuto gli occhiali da sole e fosse stata notte.
Per lui invece era tutto chiaro, negli occhi, nelle dita, in quella musica meravigliosa... Che non ho mai sentito.
Io non I' ho mai ascoltato, il jazz. E poi m'innervosisce quello zampettio sui tasti del piano. Ma io l'ho sentito. Lui.
Negli occhi della gente ho imparato a sognare.
Vedo quello che vedranno.
Quella luce non è il riverbero del sole. È quello che vedranno.
Vibravo come quella scaletta, tutte quelle cavolo di scalette vibrano, ma mi pareva quella l'unica capace di farlo. E non volevo saperlo il perché. Sapevo che c'era di mezzo la paura.
Non andare. Volevo dirgli. Trattenerlo. Non la vedrai. Ascoltami.
Ma non potevo davvero sapere che non l'avrebbe vista.
Perché io non l'avevo guardata mai. La fine.
Apro la finestra. Ora la luce verde al neon e le simpaticheipocrite villettine della Brianza sono un'altra cosa. E se trasformi questo trasformi tutto. Non ne vedo ancora la fine. Ma io non ho paura. C'è voluto un uomo che ne fosse impressionato per farmi crescere il coraggio.
Con la sua paura ho distrutto la mia. Aveva per nome una marca di limoni. Per il mondo non esisteva. E invece sì.
Guidava il pianoforte con le note. E mi parlava. Non sono una visionaria, l'ho sentito.
Mi ha raccontato quello che gli diceva il mare, quello che gli diceva la gente senza parlare. Talvolta mi guardo allo specchio per cercare di vedere quello che vedrò. Ma è difficile. Sugli altri è sempre più facile.
Mi ha incantato come quelle immagini. Ma io ho resistito. Io sono scesa. E ho sentito l'esplosione da lontano.
Non è finita. Non la vedo la fine, Novecento.
Proprio perché tu sei risalito io non lo farò.
Non la vedevi, non c'è forse.
Disincanterò le tue immagini. Per la tua paura il mio coraggio.
Non è mai finita davvero...
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