Naufragio in un mare d'acqua dolce
Il mare è d'argento: la luna si riflette fredda e nitida sulle onde che accarezzano questa chiglia di ferro salata e appiccicosa.
Quell'aria di porto abbraccia la riva scura; la nave che scivola lenta verso il silenzioso orizzonte. Mentre la volta celeste sembra lasciar cadere i suoi innumerevoli occhi.
Il rumore morbido dell'acqua è una dolce e impalpabile culla; le voci della costa si affievoliscono, spegnendosi nelle miriadi di lucciole, come tremule candele.
Nell'ombra del manto stellato, riaffiorano come le creste bianche, sopite memorie, canzoni di cuori leggeri, di pensieri sinceri, sorgenti pure di amori veri.
Quell'alito denso e freddo, ora trasporta infiniti granelli di sabbia, pizzicano il volto arso dal sole, che ora è un padre padrone inflessibile che guarda con occhio severo quel timido sasso, freddo, chiamato Terra.
Il mantello d'ocra d'onde soffici moriva nel verde sciabordio della risacca; con le nari sature di sale il mio corpo affondava in quello specchio gelido.
Tu, dolce culla verde, sconfini nell'interminato orizzonte del mondo, nulla esclude lo sguardo: dopo di te, par che l'universo finisca.
E in questa notte t'abbandono, silenzioso addio che stringe il cuore nel vello nero della notte. Così questa piccola foglia mi trascina nelle tue viscere e quel lembo di terra che da vicino mi scrutava, è ora un piccolo, irriconoscibile punto dove ho seppellito le mie memorie.
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