Le affinitą, il viaggio e la memoria.
Pensavo che non sarei mai partito,
e invece all'improvviso un'immagine mi ha preso gli occhi,
e allora sono andato.
Non sapevo esattamente dove mi avrebbe portato,
ma sentivo che quello che contava davvero,
non era arrivare, ma viaggiare;
non raggiungere una meta, ma coprire una distanza.
È stato un viaggio nei giorni
Alla ricerca di un altro me stesso lontano nel tempo,
e anche quando sono stato più solo,
ho continuato a chiedermi se c'era qualcuno all'ascolto,
e non ho mai smesso di cercarti.
Sapevo che anche tu ti stavi muovendo
Che presto o tardi ci saremmo affiancati
e che avremmo fatto un pezzo di strada assieme.
Era solo una questione di tempo.
Sono un viaggiatore,
e per un viaggiatore il momento di partire arriva sempre;
anche se sembra che la vita trascorra come una vigilia senza fine
nell'hangar nel quale ci rifugiamo
a lucidare i nostri sogni,
eppure questo istante prima o poi arriva.
A volte all'improvviso prende alle spalle
e non lascia il tempo di pensare,
a volte dopo un'attesa così lunga che
siamo quasi convinti che oramai
non partiremo più,
ma alla fine, quello che ci fa muovere
è il bisogno di risalire la corrente dei pensieri
e capire se quello che ci fissa dal fondo dello specchio
è ancora il nostro sguardo,
e se qualcuno nel frattempo
ci ha rubato occhi e parole e trasmette sulla nostra frequenza.
È così che ci si trova
a viaggiare sulla coda del tempo,
non per perdersi,
ma per trovarsi, ritrovarsi forse.
Ritrovare la stagione
Nella quale sapevamo prendere tutto dal niente
la luce e lo stupore di quello sguardo
che riusciva a rendere nuovo e irripetibile ogni istante.
Quello che fa scattare questo bisogno
è un punto interrogativo,
un punto interrogativo che sale
quando le certezze si scheggiano
e ti accorgi che le domande sono più delle risposte.
All'inizio è una voce lontana
la senti appena, confusa, debole, distante,
poi lentamente si avvicina
le parole diventano sempre più chiare
e alla fine occupano tutto lo spazio che possono occupare,
e non puoi più fare a meno di ascoltarle.
È successo così,
mentre guardavo la notte diventare notte dietro la finestra,
cercando di capire
come mai c'era una parola "amore"
che non riuscivo a mettere a fuoco
e cosa fosse quel brivido che mi tagliava la schiena,
ogni volta che la pronunciavo.
Poi qualcosa ha attraversato l'aria,
un battito di ali
e così, mi sono tuffato in questo universo
per vedere che faccia hanno i nostri pensieri
quando sono liberi dal peso delle cose.
La storia di questo viaggio è tutta qui,
in questi pensieri e in queste parole,
ma non ci sono risposte,
non le cercare,
non commettere l'errore che facciamo
quando parliamo di viaggio,
e pensiamo solo al posto dove andare,
e a quale sia il modo per arrivarci il più in fretta possibile.
Così si perde quello che c'è in mezzo.
E la vita è esattamente questo:
quello che c'è in mezzo.
E allora,
libera il tuo cuore palpitante
e raggiungimi sulla coda del tempo,
non importa se non ho traguardi da raggiungere
o mete da indicare,
guardando il tempo negli occhi
capirai che il senso dell'amore
non è arrivare,
ma amare.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni