Quando ero giovane io...
Partimmo nelle prime ore di una fresca mattina di fine estate, l'anno ormai compiva i nove mesi, ma per noi ne stava cominciando uno nuovo; o forse sarebbe più giusto dire che stava cominciando tutta una vita nuova.
Ci accomodammo sulla vecchia Diane di Serena: decappottabile, nera con la goccia lilla, acciaccata e più bassa di circa dieci centimetri a causa di tutti i nostri bagagli; c'erano valigie e borse dappertutto, noi ci stavamo a malapena e l'unica persona comoda era Serena, al volante; io facevo da navigatrice e sul sedile posteriore, ricoperta di bagagli vari, si intravedeva Ramona.
In teoria il mio ruolo doveva essere quello di tenere d'occhio la cartina e fare da DJ (no, non avevamo l'autoradio, ma così osavamo chiamare un vecchio stereo portatile a doppia cassetta!); in realtà, tra un pezzo di Bob Marley e uno dei Pearl Jam, avrei dovuto fare una fatica micidiale per cercare di non commentare ciò che vedevo dal finestrino, altrimenti Serena si sarebbe incantata, magari anche solo su un torsolo di mela sul ciglio di una strada, e allora addio Bologna.
Fu quel mattino che iniziammo a coronare il sogno di una vita: ci stavamo trasferendo a Bologna e questo significava indipendenza soprattutto, ma anche divertimento e sacrificio, convivenza e sopportazione e tante altre cose di cui ancora non potevamo renderci conto; allora quello che contava era che finalmente avevamo una casa tutta nostra da poter arredare, dipingere, usare come e quando e per quello che NOI avremmo voluto, inoltre avremmo potuto riempirla di tutte le diavolerie che ci passavano per la testa...insomma, eravamo felici, quasi euforiche al pensiero di simili cose.
Naturalmente al primo Autogrill dovemmo fermarci perché Serena aveva una voglia pazza di brioche e Ramona doveva urgentemente andare in bagno, io, che non volevo che Serena cominciasse a vedere cornetti, treccine e sfoglie al posto delle macchine (poi magari sarebbe andata loro addosso per cercare di mangiarsele!) e che Ramona diventasse insopportabile (perché, ancora oggi, quando dice che deve andare in bagno deve andarci SUBITO!) acconsentii alla sosta, tra l'altro bisognava comperare le pile per l'autoradio perché ovviamente Serena le aveva dimenticate.
Pian piano si faceva giorno e il cielo andava schiarendosi, provai la strana sensazione di stare viaggiando verso il sole: più procedevamo e più il paesaggio si faceva luminoso, più procedevamo e più ci avvicinavamo al sole, più procedevamo e più la strada per Bologna si accorciava.
Come avevo previsto Ramona si addormentò (per fortuna non avevo previsto che Serena si addormentasse), ce ne accorgemmo quando dovetti ripeterle per circa cinque volte più o meno urlando che cosa preferiva ascoltare tra Pink Floyd e Beastie Boys; inizialmente credetti ci stesse pensando, poi mi resi conto che ci stava pensando un po' troppo e che, in effetti, almeno al mio terzo urlo, si sarebbe potuta degnare di rispondermi: "Un attimo!". Mi voltai a guardare e la vidi in una delle sue stranissime posizioni da Ramona che dorme in viaggio: le gambe stese sulle borse che stavano in terra dietro al sedile di Serena, il braccio sinistro proteso nella stessa direzione, appoggiato su uno scatolone pieno di libri sul quale la mano teneva fermo "il" pallone da basket; il destro ciondoloni incastrato nell'unica porzione di spazio rimasta libera e la testa abbandonata all'indietro su un altro scatolone (lo spigolo del quale era conficcato nel collo della mia cara amica sembrando non darle alcun fastidio) e rivolta verso di noi in quell'espressione da tossica post dose che molti assumono nel sonno. Io, pur essendo stravolta (la sera prima eravamo uscite a festeggiare la nostra ultima serata da "residenti a Milano"), riuscii a non addormentarmi e così fu anche per Serena.
Al casello di uscita decidemmo di svegliare Ramona: l'entrata in Bologna era un momento da vivere insieme. Bé, a Bologna ci entrammo e ci perdemmo anche! Decidemmo di chiedere indicazioni, inizialmente solo ai bei ragazzi, poi, quasi disperate, a qualsiasi persona capitasse al bordo della strada; incredibile: non riuscivamo a trovare la nostra casetta, naturalmente la cosa ci faceva morire dal ridere (forse è meglio se non vi racconto le varie battute che ci uscirono di bocca in quei momenti); non riuscivamo a trattenerci neppure con le persone a cui chiedevamo indicazioni: semplicemente scoppiavamo a ridere loro in faccia! Credo sembrassimo tre ragazze milanesi in vacanza con un bagaglio veramente eccessivo, ridevamo anche di questo, ridevamo di tutto, anche delle più piccole sciocchezze come nomi di vie pronunciati male dalle nostre innumerevoli guide, ridevamo tanto e di gusto senza quasi riuscire a respirare; l'ho detto: eravamo euforiche.
Riuscimmo a trovare la nostra casa, o meglio, il nostro appartamento, riuscimmo a sistemarlo proprio come volevamo: non come avevamo progettato ma ancora meglio, noi lo consideravamo a dir poco stupendo e ne andavamo fiere: era piccolo, confortevole, accogliente e originale, bizzarro, sorprendente, colorato; insomma, un sogno nella realtà.
Sono passati diversi anni da quando arrivammo a Bologna e, anche se le nostre strade si sono divise per lavoro, io, Ramona e Serena continuiamo a mantenerci in contatto.
Ramona ormai è una famosa fotografa, ha uno studio a Milano ma è sempre in viaggio per il mondo a caccia di foto per i più svariati reportage; in questo periodo credo si trovi in Africa per conto di una rivista di moda inglese.
Serena lavora come fotomodella ed è sempre di corsa da una Nazione all'altra per sfilate o servizi fotografici; tra poco dovrebbe sfilare a Parigi.
Io invece in questo preciso istante mi trovo in una camera d'albergo di New York, la città che ho scelto per le riprese del mio primo film da regista, spero abbia lo stesso successo, se non maggiore, di quelli che ho girato come attrice.
Bé, abbiamo tutte ottenuto ciò che desideravamo: per prima cosa l'amicizia mantenuta, poi un buon lavoro e tantissimi viaggi attraverso questo mondo che, nonostante la sua grandezza, non riuscirà mai a separarci completamente.
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