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3ª edizione - (2000)

Intervista a Gandhi

L'appuntamento per la tanto sospirata intervista era alle tre, a casa del famoso Mahatma Gandhi. Ero in perfetto orario e pronta a fare un tuffo nella serenità e nella profondità dell'uomo da me ritenuto unico al mondo. Entrò nella spoglia stanza con i suoi consueti abiti: classico pezzo di stoffa che copriva parte del suo corpo fragile e di carnagione scura. Disse che poteva cominciare la discussione e i suoi occhi neri mi fissarono attraverso quegli occhialetti dalla forma circolare. Mi sentii in soggezione e decisi di cominciare a chiedergli un riassunto della sua vita. Mi rispose che aveva viaggiato molto:
- Appartengo ad un'aristocratica famiglia indù, andai a Londra per finire gli studi, poi mi trasferii in Sudafrica e cominciai ad interessarmi alle minoranze, poi, cresciuto spiritualmente, tornai in India per portare avanti le mie idee attraverso la non violenza.
A questo punto gli chiesi se aveva dovuto sacrificare il rapporto con la sua famiglia a causa dei suoi ideali; sembrò un po' offeso per la domanda, forse un po' troppo personale, e stizzito disse che per lui erano sullo stesso piano:
- Tengo alla mia famiglia come ai miei ideali, ma a questi ultimi servono persone per portarli avanti e questo i miei cari l'hanno sempre capito.
Capii che dovevo cambiare argomento e gli chiesi cosa pensasse delle persone che portavano armi, anche solo per difesa; lui rispose:
- Posso immaginare un uomo armato che in fondo sia un vile... il possesso di armi sottintende un elemento di paura...
Continuai: - Quando si accorse dell'importanza della resistenza passiva e della non violenza? -
- Io ho sempre pensato che il satyagraha e l'ahimsa erano, sono, e spero saranno la migliore forma di protesta. Lo capii nel mio viaggio in Africa nel 1893 perché era l'unico modo in cui quella povera gente, come il mio popolo, poteva imporsi alle ingiuste autorità.
Gli chiesi poi: - Mi parli un po' di come cominciò il suo interessamento per l'indipendenza dell'India -
- Quando tornai nel mio paese nel 1915 divenni capo del Movimento Indipendentista e cominciai ad opporre ai metodi repressivi degli inglesi quelli della resistenza passiva non violenta, basati su dimostrazioni di massa, disubbidienze civili e boicottaggi economici. Tutto questo mi costò arresti, rinunce, scioperi della fame, ma la non violenza vinse: nel 1948 ottenemmo l'indipendenza.
- Un altro problema dell'India che le sta molto a cuore è la sottomissione degli intoccabili...
- È vero! Proprio non capisco come la gente possa fare così tante classificazioni, a tal punto da dividersi in classi. Insomma... io credo nell'induismo ma sono contro chi accetta tradizioni e impostazioni senza criticare così... passivamente.
- Nel 1949 circa ci fu la divisione tra Pakistan ed India: come si sentì?
- Devo ammettere che ci fu un momento di profondo sconforto. Pensai che gli uomini non riescono e non riusciranno mai a convivere perché troppo egoisti! Pensai che tutti i miei sforzi, tutte le mie carcerazioni fossero state inutili, tanto il mio grido non violento sarebbe stato ascoltato solo teoricamente.
- Decisi di cambiare argomento e gli chiesi cosa ne pensasse della religione; lui mi rispose che se non ci fosse stata la religione nella sua vita, gran parte dei suoi risultati non li avrebbe raggiunti perché sarebbe stato sempre scoraggiato e soprattutto si sarebbe sentito solo. Gli chiesi se durante la sua vita avesse mai incontrato qualcosa o qualcuno che lo avesse impressionato negativamente o positivamente. Ci pensò un paio di istanti, poi cominciò:
- In negativo... certo. L'ignoranza nel poter accettare gli altri, la paura e la viltà che non permettono agli uomini di non essere armati, il razzismo... positivo: la mia famiglia, la religione, sono cose che mi permettono di andare avanti con la stessa forza d'animo di quando ho cominciato.
Vidi che iniziai ad annoiarlo e decisi di congedarmi. Ma prima di andarmene gli chiesi:
- Rifarebbe tutto da capo, soffrire, protestare, subire ingiustizie per diffondere i suoi ideali?
- Sì, certo - rispose chiudendo la porta dietro di me.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010