Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
3ª edizione - (2000)

Le affinitą, il viaggio, la memoria.

Quante volte la mattina, quando il cielo si sveglia e appare illuminato da due fasci colorati di rosa e di blu, che si rendono indistinguibili dopo qualche minuto, quando il sole si innalza e viene a scaldare noi piccoli uomini, avrei voluto non essere io, non essere quello che sono. Per un attimo perdendomi tra i miei sensi immagino una nuova realtà, ben diversa dalla mia attuale, migliore. Come in un irrazionale viaggio notturno dimentico tutto ciò che sono stata fino a quel momento i miei errori, i miei egoismi, i miei silenzi e inizio a vivere, a viaggiare con la mente in un mondo surreale e fantastico dove tutto è infinito come il cielo. Mi sento subito importante, vedo ciò che prima credevo di vedere ma nel profondo perché sono nel viaggio della mia anima.
Ricordo la mia infanzia, i giochi, le ansie, le risate e tutto mi sembra così lontano...
Ora lo so sono cresciuta, ho varcato la mia linea d'ombra, sono adulta nelle scelte, nelle idee, nell'età ma poi so di non esserlo fino in fondo.
Come da bambina immaginavo intorno a me un piccolo grande mondo di persone immaginarie ora mi trovo a dipingere un nuovo mondo con un piccolo posto per me felice.
Vedo il mare davanti a me e sento il profumo della sabbia bagnata che in realtà ho percepito solo una volta ma che si è talmente radicato in me e nei miei sogni che mi è impossibile pensare a un mondo senza; vedo un'altalena che dondola sospesa e inaccessibile; vedo un uomo, forse il mio vero padre, che mi tende una mano per chiamarmi a sé finalmente...
In questa immagine manca qualcosa, forse una melodia di sottofondo come una di quelle musiche che crea il vento nei viali d'autunno quando le foglie si rincorrono velocemente calpestandosi e gridando insieme come le persone di questo caotico mondo che non sentono o forse non vogliono sentire il mio grido di dolore.
E come davanti ad un obiettivo vedo la mia immagine muoversi che percepisco però più grande e più nitida ma sempre taciturna.
La mia bocca è distesa come in un sorriso appena accennato dopo un'oppressiva tristezza e gli occhi sono più lucidi o forse più luminosi dopo tante lacrime.
Inizio a muovermi e rivedo scorci a me noti: la casa della mia nascita, il salice che da bambina nascondeva i miei giochi tra i suoi lunghi rami dagli altrui occhi come in un protettivo abbraccio, il mio cane che mi divertivo a rincorrere.
In questo ritorno alla mia vecchia vita mi sento invadere dall'euforia della fanciullezza, dalla gioia di vivere di allora che derivava dai sogni che non ho ancora realizzato.
La mano amica che mi sospingeva prima in avanti attraverso questi calorosi ricordi affettivi si arresta all'improvviso.
Per paura o per speranza non mi volto a vedere chi sta dietro a me sperando sia un uomo che mi capisce e mi accetta. Cerco di sospingermi con il solito movimento delle mani in avanti e mi accorgo che il sole che prima mi riscaldava la testa, il busto e le braccia ora non mi scalda più.
Sollevo gli occhi al cielo e vedo che c'è solo nebbia, la stessa nebbia tipica della mia città che spesso ho guardato dalla finestra nei lunghi inverni passati in casa per nascondermi dalla gente ma tra questa vedo avanzare i miei cari sorridenti e capisco che quel sorriso che non volevo vedere nasce solo dal loro amore e non dalla loro compassione.
Con questa nuova consapevolezza, forte del loro appoggio morale tento, dopo tanto tempo, di alzarmi da questa odiosa compagna. Le mie braccia, sostenute dalla ritrovata volontà di cambiare la mia situazione, sospingono il mio corpo verso l'alto e i due secchi rami riescono a reggermi in piedi. In questo sogno sento che nulla potrebbe rompere il buon esito delle cose e sicura che nulla del passato potrà ripetersi tento di comandare loro di muoversi, di andare verso la mia nuova vita e ci riesco. Inizio a fare un passo, poi un altro lentamente ridendo e piangendo contemporaneamente e presto ecco le mani stanche di mia madre nella mia, la sua voce rotta dal pianto, i suoi occhi davanti ai miei finalmente. Inizio a guardarmi attorno per vedere se coloro che ridevano del relitto mi vedono ora ma purtroppo non ci sono spettatori. Ma istantaneamente le mie gambe smettono di sorreggermi e cado aggrappandomi disperata alle mani di mia madre. Quando riapro gli occhi mi trovo fredda e ferma riversa sull'asfalto della mia città e vedo alcune persone passare vicino a me senza nemmeno guardarmi.
Capisco di essere ritornata nella realtà, in quel mondo malvagio che avevo sperato di lasciare, dove tutto ciò che non è "normale" è inutile.
Ma in quel viaggio virtuale ho capito che la mia nuova condizione non è peggiore di quella precedente è solo mutata. Ora conscia della mia volontà e della mia ritrovata forza sento di poter essere felice anche in questo indifferente mondo e così da sola risalgo sulla ferrosa amica e riprendo la via del ritorno verso casa ridendo da sola.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010