Un'esperienza di lettura
Era aspettata dall'Innominato, con un'inquietudine, con una sospension d'animo insolita... Da un'alta finestra del suo castellaccio, guardava da qualche tempo verso uno sbocco della valle; ed ecco spuntar la carrozza, e venire innanzi lentamente...
(Promessi Sposi, XX)
Sì, quella finestra, specchio della mia anima
(che non solo riflette, ma si lascia anche penetrare dall'emozione dell'evento...)
Non è il mio padrone a dominare questa valle angusta ed uggiosa, con il suo profondo letto di aspre giogaie.
Sono io che rifletto massi, tane, precipizi e l'animo stesso di costui.
Sono infissa sul lato della casa più prossimo al dirupo ed ogni giorno scopro per prima il calmo levare del sole ed il suo confortante tepore.
La mia fragilità e trasparenza sono segni visibili del mio carattere; il paesaggio circostante è in me. Sono debole, impotente: non posso evitare di esserlo.
Ad ogni ora del giorno sono calata nell'ombra: la luce mi inonda, ma il buio e la tristezza mi dominano. In lontananza, allo sbiadire della sconnessa stradicciola a giravolte, che si avvinghia per il pendio come un serpente che strozza la preda, una minuscola carrozza con un'anima innocente al suo interno arranca lungo la traccia color sabbia.
Le gote della povera creatura, irrigate di lacrime, sono come un mare di pioggia che stuzzica e bagna le mie pareti, rendendo ancora più amara la mia condizione.
Accorata, affannata, atterrita e bloccata da un paio di ruvide mani, la giovane si rivolge disperata a colui che tiene in mano il cuore degli uomini.
Sperando di aver raggiunto la misericordia tanto ambita, si volta implorando la libertà; poi ricade nell'angoscia, stringendosi in un angolo del sedile.
Il mio padrone aspetta la giovine, con una sospensione d'animo insolita, quasi anormale. La sua determinazione, congiunta alla consueta insensibilità, si infrangono in pochi secondi nel nuovo sguardo che mi penetra.
Ma io, cosciente della presenza di un animo sensibile dietro quella fredda scorza di corpo, attendo da tempo una tale occasione e dal mio canto sopraelevato osservo l'inquietudine che c'è nell'aria.
Sento il cuore battere freneticamente dentro di lui.
La sua preoccupazione assume toni buffi, quasi grotteschi: svelto, come gatto dal pelo brizzolato, appoggia le zampe anteriori sul parapetto e, dopo aver riconosciuto la vettura, balza con apprensione crescente al centro dell'umido stanzone.
Il suo abbigliamento riccamente ornato da pizzi e sbuffi media con l'esilità e la magrezza della sua costituzione. I baffi da califfo rivolti all'insù, il naso greco, la barba appuntita, i capelli confusamente disparsi sul capo, gli occhi neri, misteriosi, subitanei, vivi, dall'investigazione superba e le gote infuocate sono caratteri somatici che fanno vibrare le corde della mia emozione e risultano indicativi del senso di ribrezzo che prova ora.
Ecco una nuova figura entrare nella mia scena: una vecchia serva robusta e corpulenta viene chiamata dal disorientato inquilino, che, nervoso, dà ordini a destra e a manca senza senno.
L'atmosfera assume toni quasi sfarzeschi, tra solennità ed umiltà il duetto si trasforma in terzetto.
Mi libero dai muri, la vicenda mi trascina, mi avvolge a tal punto da sentirmi partecipe.
Vi lascio... Nuova luce richiede la vicenda; la mia non è più sufficiente.
Ecco, vengo chiusa.
Mi piacerebbe essere di nuovo sulla scena per dare un'occhiatina nelle altre stanze: ma sono sicura che il padrone avrà pietà di quella povera, semplice e naturale giovine. Nuova Luce sta per irraggiarlo...
Una finestra emotiva del castellaccio dell'Innominato
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