Intervista a Gandhi
Mi trovo improvvisamente in una via buia e stretta. Il sole sta tramontando e nel cielo si vedono splendide sfumature rosso dorate. Ho in mano un block notes e una penna, ma il perché non lo so. Non posso restare lì ferma, la gente inizia a guardarmi con sospetto. Sono vestiti in modo strano, mi sembra di essere in un paese orientale. Comincio a camminare; dapprima non so bene dove andare, poi, ad un certo punto mi trovo a mio agio e capisco che devo continuare a camminare. Vado avanti. In un angolino vedo una piccola scalinata; non so ancora perché mi trovo qui. Il passaggio per le scale è molto stretto, così, mentre mi chino per cercare di non cadere, mi accorgo di essere vestita anch'io in modo molto strano: ho un paio di sandali e una lunga veste tutta colorata. Non mi dispiace. La stanza in cui scendo è illuminata da una decina di candele poste sulle pareti. Fa molto caldo e quella veste così lunga inizia a non piacermi più. In mano ho sempre il mio block notes con la penna. Finito finalmente di scendere le scale vedo un uomo nella stanza, un uomo d'età piuttosto matura seduto su una sedia mezza rotta vicino ad un tavolo colmo di carte. Ho già visto quella persona, ma non dal vivo, in foto probabilmente.
- Buongiorno, la stavo aspettando – mi dice.
D'istinto anch'io gli do il buongiorno e solo dopo riconosco il personaggio che è davanti a me. Dico:
- Mi scusi, ma lei è il signor Gandhi?
- Sono io, certo – e mi tende la mano. No, non è assolutamente possibile che io stia parlando con l'uomo che ha liberato l'India, su cui ho fatto tre o quattro temi a scuola, padre della "non violenza", forma di protesta che è diventata l'idea cardine di molti movimenti pacifisti. Anch'io gli tendo la mano e probabilmente ho assunto un'espressione sgomenta, dato che lui mi dice:
- Qualcosa non va? Troppo caldo?
In effetti l'aria è afosa e quasi non si respira.
- Sì, c'è un po' caldo, ma il fatto è... insomma, non è possibile che io stia parlando con uno dei simboli del ventesimo secolo.
Gandhi inizia a ridere e dice:
- Lei è una signorina molto spiritosa. Allora, vogliamo iniziare l'intervista?
Perché ride? Perché sono spiritosa? Perché sono qui? Ah, un'intervista. Devo intervistarlo. Ecco perché ho il block notes e la penna. Inizio a domandargli:
- Come mai ha deciso di combattere con la "non violenza"?
- Perché lottando con le armi non si ottiene nulla. Usando la violenza si dimostra che non siamo più evoluti degli animali e che usiamo metodi primitivi. Invece bisogna saper andare oltre e trovare altri modi per combattere; questo mi è sembrato il metodo migliore per un paese oppresso da un altro paese.
- Crede che porterà veramente l'India all'indipendenza?
- Non lo so, non voglio fare pronostici, la vita non è mai quello che ti aspetti.
- Signor Gandhi, lei è un uomo indubbiamente molto saggio e colto. Sono sicura che le sue giornate sono intense e piene d'incontri interessanti. Mi piacerebbe sapere come le passa.
- La ringrazio per la stima, ma lei capirà che mi è impossibile soddisfare la sua richiesta; infatti, non posso rendere noti pubblicamente i miei incontri con le persone che lottano con me: gli inglesi potrebbero venire a sapere i nomi e io non voglio che corrano dei rischi.
- Comunque non scherzavo quando le ho detto che è il simbolo del ventesimo secolo. La "non violenza" sarà la corrente che ispirerà i più grandi pensatori.
- E lei come fa ad esserne così sicura? E' una che predice il futuro?
- Lei che è così colto dovrebbe saperlo che è scientificamente impossibile sapere cosa verrà dopo. In ogni modo, diciamo che questo lo so di per certo.
- Bene, allora io ho bisogno di sapere cosa ne sarà dell'India e anche di me!
- Anch'io vorrei conoscere il mio futuro.
- Mi uccideranno?
Io, di nuovo: - Anch'io vorrei conoscere il mio futuro. E adesso mi scusi, ma me ne devo proprio andare.
Mi rendo conto che devo andare via, l'immagine di Gandhi si offusca e io apro gli occhi. Mi trovo nel mio letto a casa mia. Era solo un sogno; molto reale, ma un sogno.
Il giorno stesso esce un articolo su un quotidiano che parla del ritrovamento di un manoscritto di Gandhi. Dice:
"Ieri è venuta a trovarmi una giornalista che conosceva il mio futuro..."
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