Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

Un'esperienza di lettura

 I due libri sui quali ho più meditato, e di cui non mi pentirò mai di essermi servito, furono il Mondo e il Teatro, così ha scritto Goldoni nella prefazione alla prima raccolta delle sue commedie, ma leggendo la realtà rappresentata nella Trilogia pare di trovarsi di fronte a un mondo che è già teatro, a una vita vera fatta di apparenze e imprigionata in un vorticoso girotondo di eventi. Tutto pare mobile e leggero, ma nello stesso tempo ci si rende conto che ciò che viene rappresentato non è la proiezione evanescente di una lampada magica ma un mondo con una sua corposa realtà. Questo effetto, definito realismo magico, è la sensazione più immediata che si ricava dalla lettura del testo ed è dovuto, per quel che mi riguarda, in parte al fascino che esercita la favolosa epoca settecentesca, in parte alla caratterizzazione data dal Goldoni ai suoi personaggi.
Questi paiono infatti, confrontati ad esempio con le figure shakespeariane, come privati dei loro sentimenti viscerali. Il loro è un misero orizzonte fatto di impegni mondani, di convenzioni sociali da rispettare e di villeggiatura e la loro psicologia si delinea semplicemente nel far fronte alle situazioni che si presentano loro innanzi durante le loro oziose giornate. Sono lontani dalle loro prospettive i grandi drammi esistenziali e per questo il loro scorrere sulla scena avviene con leggerezza.
L'intento di Goldoni era certamente diverso da quello di delineare grandi personalità che si muovano all'interno di conflitti interiori, ma colpisce come la psicologia dei personaggi sia messa a nudo solo in funzione del loro limitato campo d'azione. In questa situazione anche i sentimenti sfumano nell'apparenza; le storie d'amore minori sono dettate da calcoli sociali e da convenienze e anche laddove sembra esservi dell'affetto sincero questo è messo in ridicolo dalla particolarità dei personaggi (Sabina, Tognino).
Tra Guglielmo e Giacinta c'è dello slancio sentimentale ma non viene sviluppato in tutte le sue potenzialità; non si ha un epilogo tragico, non solo perché alla fine tutta la vicenda rimane nella situazione prospettata fin dall'inizio, senza sconvolgimento, essendo l'immobilità sociale tratto caratteristico dell'opera del Goldoni, ma anche perché i due personaggi accettano tutto questo con la consapevolezza che il loro amore non sia stato altro che cattiva condotta.
Perciò, a causa della tipologia dei personaggi e della loro caratterizzazione psicologica, il transfert, l'immedesimazione non avviene, ma si osserva piuttosto la vicenda svolgersi, nel suo movimento e con la sua comicità, davanti ai propri occhi.
Ma al di là di tutto ciò quello che più rimane di questa Trilogia della villeggiatura è un senso di profonda decadenza che rende la commedia attuale, avvicinando quel settecento veneziano all'epoca moderna.
Non si può dire perciò che l'identificazione non avvenga perché il nostro contesto socio-culturale sia troppo lontano da quello descritto ma piuttosto per il modo di narrare gli eventi.
L'immagine della borghesia veneziana desiderosa di apparire anche al di là delle sue effettive capacità economiche, imprigionata in un sistema sociale che da sola si è costruita e priva ormai di quei valori calvinisti di operosità e austerità, che Goldoni aveva un tempo lodato, è sovrapponibile, pur con le inevitabili differenze dovute al trascorrere di tre secoli, a quella della nostra società.
Ma la rappresentazione di questa decadenza, di questa mediocritas borghese avviene senza quei grandi drammi, slanci e eccessi, in cui io solitamente mi voglio identificare per dar sfogo a quei sentimenti shakespeariani che, nella mia mediocritas, nella mia commedia goldoniana non posso manifestare.


»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni

Copyright © 1999 - Comitato per Sofia - Tutti i diritti riservati.
Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010