La risacca
La risacca del mare era una presenza discreta. Ben s'accompagnava alle corde della chitarra. Era una melodia triste. I due guardavano il suonatore. Chissà dove l'aveva imparata. Che bel momento doveva essere stato. Gli si leggeva negli occhi il ricordo: erano umidi? Il giovane che cercava per le praterie la sua bella, il sorriso e i capelli di lei, era il suonatore da giovane? Come vorrei, tu che canti le storie, saperle cantare io. Chissà di che parlerei, i viaggi che narrerei. Questi pensieri accompagnarono la giovane fino alla fine della canzone, quando il suonatore tacque e il mare echeggiava la melodia. Disse il cacciatore all'uomo con la chitarra: - Era bella -. La giovane non si complimentò. Chiese invece: - Dove l'hai imparata? -. Il suonatore fissò il fuoco, e vi si accostò meglio perché faceva freddo. Il cacciatore aggiungeva dei legni, silenziosamente. L'uomo tacque a lungo prima di rispondere. Raccontò: - Una volta stavo compiendo un viaggio. Era un settembre come questo. Alloggiai da una famiglia che viveva in un ranch. Io ho iniziato tardi a suonare, ma m'interessavo già alle canzoni perché le sapevo molto vere. Così, quando scoprii che l'anziano padre suonava la chitarra, lo pregai di cantarmi qualcosa. Mi commosse tanto che decisi d'aver raggiunto la meta del mio viaggio. Mi fermai da loro per molto tempo, e ogni giorno il vecchio m'insegnava la chitarra e mi narrava le sue storie. Nella famiglia c'era anche una giovane, che cresceva i cavalli e parlava coi fiori. Era così bella. Ripensandoci adesso, sono felice di quei momenti. Ma allora avvertivo con dolore l'inarrestabile fuga del tempo, e il presente che da un momento all'altro ti trovi alle spalle, e gli attimi perfetti che non torneranno mai. Con quella giovane passavo momenti di gioia così pura che la nostalgia mi faceva male in anticipo. Scelsi l'unico modo che avessi per incatenare i momenti: la celebrai con le mie canzoni. Lei rideva e non capiva che lo facevo per me. Un giorno l'aspettavo e non arrivò. La cercammo lungamente: ma la prateria l'aveva presa con sé e non l'avrebbe resa. Quando lo compresi pensai alla morte. Suo padre fu più forte di me: non mi aveva forse insegnato a cantare le storie? Che suggellassi il nostro amore con il canto finale. – s'interruppe – Era questo -. Tacque, il suonatore. Il mare, che aveva ascoltato tutto, continuava sereno: non gl'importavano le vicende degli uomini. Il cacciatore si strinse alla giovane. Lei chiuse gli occhi. Tocca a me, pensò.
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