Confessione
Il canto del merlo, appena fuori casa, nella luce surreale del mattino azzurro, canto di gioia al primo sole, quando l'aria comincia ad essere meno pesante e il respirarla ti riporta a due stagioni fa, prima che iniziassi a mettere il piumino e ancora portavi quella giacca che ti piace tanto presa apposta per la partenza, lo stesso canto del merlo alla prima luce quando il buio nella stanza diventa meno fitto e poco alla volta distingui le forme delle cose attorno a noi, che prima facevano parte di quel buio assoluto e caldo che accoglieva le nostre parole, Fede che russa dietro di noi e una voce sibilante che ci intima di smettere perché disturbiamo, ma tra poco gli altri si sveglieranno e allora possiamo dormire adesso per favore prima che tutto cominci a muoversi e i ragazzi a ridere e noi a ricordare la nostra notte nei nostri sguardi perché ormai sarà passata, notte di parole e abbracci e lo sai che mi accarezzi in modo diverso a seconda di quello che dico, e così abbiamo iniziato a conoscerci e ti ho preso il cuore e mi hai preso il cuore. Che poi ricorderemo come la notte in cui le nostre anime si sono toccate e nel giorno del mio compleanno mi regalerai quel ciondolo che ne è la memoria, piangi per lei e di rabbia e per l'amore che non hai potuto darle, piango per te e perché ho fatto una cosa più grande di me, porterò queste tue lacrime con me sempre, era come guardare lo spazio infinito in cui si lanciano le preghiere; e come le volte in cui ci rubiamo i pensieri dalla testa quando i cervelli stanno vicini, l'idea di quello spazio è venuta fuori ancora, in un altro tempo e in un altro luogo, lontano da quei giorni di gioia infantile, ma abbiamo ballato senza musica nelle strade deserte ed espresso un desiderio alla luna e ancora non mi hai detto cos'hai desiderato. Ti ho insegnato i nomi dei fiori e un fiore l'abbiamo lasciato sulla panchina come testimonianza e come dono, un fiore adornava l'undicesimo palo e un fiore hai raccolto per mia sorella e mi hai fatto vedere le cose da un altro punto di vista come fai sempre, fino ad oggi col fiore rosso del pomodoro acerbo, in un giorno di pioggia dai cieli e nel cuore. E nell'aria azzurrina che precede il sole fai la solita strada di fretta preoccupandoti di essere in ritardo, perché stamattina sei uscita un paio di minuti dopo e se il pullman è già passato perderai la metro, ma cerca di convincerti che non importa mentre sussurrando la preghiera del mattino ti arriva il canto di un merlo solitario, e sorridi perché è passato tutto l'inverno senza che tu lo sentissi ma oggi canta riportando il tempo più bello dell'anno, che aspettando non hai preso i guanti così ora hai freddo e devi tenere le mani in tasca, ma fra poco non sarà più necessario e metterai ancora la tua giacca preferita che hai portato nei tuoi viaggi, nella penombra delle chiese dove hai pianto a un mese dalla sua morte davanti ai ceri che hai acceso per lui, ma questa è un'altra storia e resto io e tu dici che voglio seguire il mio cuore, ma il mio cuore ha perso la rotta tra le strade dove temi e desideri incontrare il suo volto e il terrore di riconoscerla in visi pallidi e figure esili che ti sembrano ricordarla, ancora tu ancora io con i miei dubbi e le mie insicurezze da cui mi lascio consumare perché non ho il coraggio di osare, sono io che non voglio scegliere non voglio cambiare voglio solo tenerti nella mia stanza, come nel buio di un anno fa dell'altro pomeriggio di tutte le notti, quando piangendo di paura e di freddo mi addormento nel tuo abbraccio, fino a svegliarmi stamattina da un sogno con te per il canto del merlo. E dopo giorni di smarrimento ora so dove anela il mio cuore. Voglio andare dove il merlo canta d'amore al sole.
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