Proiettile con ali di farfalla
Ed il suo viaggio, proiettile con ali di farfalla, correva fra infiniti deserti e mantelli cristallini, senza fermarsi un solo istante, respirando odori di vaghi ricordi, primavere e lontane atmosfere. Viaggiava sempre più in fondo nella sua mente, in un vortice di parole e sensazioni, fino a raggiungere velocità tali da non sentir più nulla, nulla oltre alla discesa. Buio, un brusco arresto ed un lento affiorare dall'incoscienza. Tutt'intorno calma e solo i suoi lunghi sospiri, fino ad un'inconsapevole riscoperta dei sensi. Conosceva davvero quel posto? Non sembrava tutto troppo vecchio e già visto? - L'amore viene in colori che non puoi negare -.
Si sedette sulla panchina e si guardò attorno. Era primavera, un tardo pomeriggio primaverile ed il sole, nascosto fra le nuvole, scaldava a raggi alterni il suolo umido, in un ritmo che seguiva il muoversi di giganti forme di panna in cielo. Ora cominciava a realizzare che il suo viaggio aveva subito una sosta ed era fermo in una stazione in cui era già stato, o almeno così sembrava ricordare. Tutto era stranamente dissimile da quanto una voce gli sussurrava di aver già visto, ma i suoi movimenti sulla fredda panchina ed il passare della gente formavano una fittissima serie di déjà vu che bombardava senza sosta la sua mente. - Puoi negarlo? - Rimase seduto, sospettoso e incredulo rigirando i suoi pensieri e infilandosi di continuo le mani in tasca, come a cercare ricordi che aveva sepolto, ma era sicuro esistessero ancora. Lì, da qualche parte, pensò, doveva forse incontrare qualcuno o cercare qualche cosa che spiegasse la sua presenza in quel luogo. Un fortissimo senso di tristezza si fece però notare prima di qualsiasi altro indizio, e si trovò a precipitare in un'angoscia così profonda da impedirgli di guardare l'esile figura che si stava avvicinando. - tu lo sapevi, vero? - sì, non lo puoi negare - Con movimenti annoiati l'ombra si fermò e si appoggiò alla ringhiera, facendo sobbalzare di colpo il suo cuore. - lo sapevo da sempre - come potresti pensare sia un sogno? - Poi il suo sguardo cadde sui suoi occhi e sul volto, cogliendo un'espressione nauseata.
Con il suo viso morto da un milione di anni lei stava lì, a pochi metri da lui, mantenendosi viva succhiando speranza dai volti degli innamorati che sono partiti. - L'amore, no, non puoi negare - il sogno è iniziato quando tu sei partito - Le sue mani, all'improvviso si ricordò delle sue mani e le cercò in quel corpicino, ma non le trovò. Non trovò niente qualche centimetro sotto le spalle, da entrambe le parti, che ricordasse qualche cosa simile ad un braccio. Era come una bambola mutilata da un fratello geloso o una sublime opera di uno scultore che non volle finirla - proiettile con ali di farfalla - Il busto incredibilmente scarno e fragile era sostenuto da due gambe di cristallo che iniziarono a muoversi una dopo l'altra, lacerando la sottile cartilagine delle ginocchia, in un ritmo continuo, come se seguissero un'infantile filastrocca, da cantare saltando la corda. Con un movimento della mano spostò una ciocca di capelli dal viso e per un istante sembrò volersi voltare verso di lui, ma lui non era ancora pronto.
Scostando gli occhi dalla ragazza guardò la stazione dalla sua panchina, sempre più diversa da quanto avrebbe dovuto ricordarsi, e tutto apparve un'immagine sfuocata in movimento continuo, e tutto sembrò dirgli di guardarla ancora, di chiamarla per nome. - perché tu lo sai vero? Tu lo sai il suo nome - E come la regina di un oscuro cimitero notturno attrae il canto di milioni di animaletti che abitano le tombe, così lei, musa di larve mai cresciute, si riprese il suo sguardo e mostrò al viaggiatore seduto sulla panchina le sue tragiche bellezze, mentre la stazione continuava a mutare. Di colpo lui si rese conto di trovarsi nel mezzo di una rete di autostrade morte, seduto sul crocevia di tutti i suoi ricordi che scorrevano senza sosta in un moto perpetuo.
La guardò di nuovo e non staccò mai più gli occhi da lei, e non prestò più attenzione a tutto ciò che disse e fece dopo. - stai iniziando a capire? Presto ti svelerà tutto - La guardò muoversi lentamente e rifulgere di una luce irreale. Migliaia di fogli - sono lettere, sì sono le tue lettere - volarono nel cielo, spinte da un vento che sapeva di vecchio e marcio, di cantine abbandonate e cassetti chiusi da anni, di sogni ad occhi aperti intrappolati, che urlano disperazione. Lentamente. - e ora cosa le dirai, lei non ti vuole più, è andata così vero? È stata lei ad andarsene? - Poi lei girò la testa e gli sorrise con una dolcezza tenuta in serbo per miliardi di giorni tutti uguali. Pochi attimi dopo parlò.
- Sei tu che sei andato via, non ricordi? Io sono rimasto qui ad aspettarti e questo posto non si è mai liberato di noi. La primavera non è mai passata in questi anni, ma si è corrotta ed è diventata come te, ha dimenticato tutto per salvare solo un ricordo perverso. Guardami, sono senza braccia, sono una farfalla senza ali, si sono bruciate sul proiettile che ti ha portato fino a qui. Guarda la mia bellezza, guarda il mondo che ha continuato a vivere senza di te, come una larva incapace di volare non è mai uscito dal suo baco ed è degenerato in un orrore, in un crocevia di strade che portano in nessun posto. Perché sei partito? Mestile corse su queste memorie, gridandomi che tu non saresti mai tornato e che io avrei vissuto per sempre. Ora ti ho fatto tornare e ti racconterò di quando sei partito - lentamente gli raccontò tutto, gli descrisse dove vanno a finire le scuse dette dagli amanti, le migliaia di parole che vanno a costruire mondi che vengono abbandonati, in balia di mostri quali il nostro rancore e risentimento. Fu così chiaro e disarmante che lui non seppe se parlare per scusarsi di peccati rimossi o tacere e abbracciarla in eterno. - vieni, finisci ciò che io non ho avuto il potere di fare e uccidimi, o rimarrai per sempre in quest'angolo di memoria con me, condividi la mia divinità e parliamo degli uomini e delle loro pazzie. Io non posso più volare via, scegli di rimanere ancora solo e ricominciare il tuo viaggio o accetta questa fantasia assurda e falla diventare la tua realtà - Forse fu il desiderio di riposare, di non viaggiare più attraverso i mondi e la gioia di aver ritrovato l'amore - colori che non puoi negare - a farlo rimanere e a farlo brindare al mistero che non lo avrebbe più lasciato andare via, o forse fu solo il dolore che gli avrebbe provocato distruggerla per sempre, dimenticarla in eterno e vivere correndo per non fermarsi, per non fermarsi, per non fermarsi e lasciarsi affogare dalle lacrime. E rimase lì, con la ragazza che aveva visto molti anni prima in una stazione non così diversa, a cui non ebbe mai il coraggio di parlare.
Mestile non attraversò mai più quel mondo, come un pianeta impazzito che abbandona la sua orbita corse su nuove strade, nuovi mondi che degenerarono per la dimenticanza, ripensando che gli uomini non sanno mai quante cose nascono dai loro sospiri e continuano a vivere di vita propria, lontano dal loro inutile volere, lontano da tutte le loro frenesie e deboli promesse, lontano da quella che chiamano casa
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