Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
2ª edizione - (1999)

Rielaborazione delle suggestioni, delle emozioni, dell'immaginario che la lettura di un'opera pittorica ha suscitato...

Rielaborazione delle suggestioni,delle emozioni, dell'immaginario che la lettura di un'opera pittorica ha suscitato...
Ero appoggiata al davanzale della finestra della mia stanza d'albergo. Parigi era coperta di nuvole e il selciato delle strade cominciava a bagnarsi di acqua piovana. Mi trovavo a far niente e questo mi demoralizzava, decisi così, per rompere la noia di uscire a fare un giro, forse Parigi sotto la pioggia sarebbe stata più bella di quanto non mi aspettassi.
Uscita, mi incamminai per un viale alberato e mentre percorrevo questo mi accorsi che la pioggia si faceva sempre più fitta. Mi fermai sotto un portico e mi accorsi che era il portico del museo d'Orsay. La pittura non mi aveva mai interessata e con molta probabilità non l'avevo mai capita, decisi comunque di visitare il museo, qualsiasi impressione mi avesse lasciato di certo sarei scampata all'acquazzone. Entrata incominciai a girare in modo casuale, guardavo i quadri distrattamente e con sottigliezza, a mala pena riuscivo a leggere il nome del dipinto e il nome dell'autore. Tutt'a un tratto i miei occhi scorsero un dipinto dalla bellezza straordinaria e così, non potei non soffermarmi per ammirarlo. Il dipinto in questione è un quadro di Paul Signac il cui titolo è "Saint Tropez, la bouèe Rouge", rappresenta la vista del porto di Saint Tropez.
In primo piano vi è uno sprazzo di mare illuminato dal sole, in questo scontro di colori si vede una rossa boa che emerge dall'acqua, trascinandosi dietro la propria ombra.
In secondo piano, si vedono le barche, grandi, maestose che esprimono un senso di fierezza e importanza.
In terzo piano, anch'esse abbagliate dal sole, si vedono le case, perfette e uniformi, che danno una sensazione di fermezza.
Avevo visto l'estate scorsa il porto di Saint Tropez, e adesso anche se lo rivedevo in un quadro, mi sembrava di rivederlo dal vero, mi suscitava le stesse emozioni, le stesse cose, di fronte mi sentivo allo stesso modo.
Il dipinto, mi diede subito una sensazione di calma e di pace, forme e colori mi davano l'impressione di leggerezza e subito mi sentii pacificata con me stessa, in quel momento più serena e armonica che mai, quel quadro mi faceva stare davvero bene. Lo fissavo concentratissima e quasi mi sentivo parte integrante di esso, cercai di guardare oltre quella tela, spinta alla ricerca di un significato più profondo, trascinata verso un qualcosa che univa me e quel disegno. Capii che in lui c'era qualcosa di me, quando i miei occhi, incontrarono la rossa boa che emergeva dall'acqua. D'improvviso mi sentii come lei, sola con accanto nessuno, fragile e indifesa. Lei in quell'immenso mare e io in questo mio mondo davvero tante grande per me. Entrambe passavamo le nostre giornate, a combattere burrasche, cercando di restare sempre sulla cresta dell'onda.
Tutte e due vivevamo contro corrente, lei trascinata dalle correnti marine, io dalle mie tentazioni e ambizioni. Quella boa mi guardava dritta negli occhi, proprio come me, in questa mia adolescenza ondeggiante e insicura, forse e soprattutto riguardo al domani, a ciò che mi aspetta e di cui non so assolutamente niente. Ci scambiammo così, un messaggio di angoscia e tristezza, di fronte all'idea del tempo che passava, e del fatto che noi dovessimo restare nel medesimo posto, per chissà quant'altro tempo, messe lei lì e io qui, per chissà quale motivo o ragione. Ma forse un motivo e una ragione della nostra presenza, neanche c'erano.
Ma per il momento, dovevamo andare avanti, anche se giorno dopo giorno, la paura che la corda che ci teneva legate al fondo, si sarebbe potuta spezzare, si faceva sempre più pesante. In quel momento, mi deprimevo, e lei con me, o così mi parve.
Un raggio di sole, illuminò me e lei, fuori aveva smesso di piovere. La boa parve sorridermi e questo bastò a risollevarmi il morale, tanto che tutti quei pensieri, mi svanirono dalla mente, così come se n'erano venuti se ne stavano andando. Riguardai la boa e non so come mi diede l'idea che entrambe non valevamo poco e forse non eravamo inutili come noi credevamo.
Nello scambiarci quell'insicurezza, quella paura che la nostra esistenza avrebbe potuto finire in una gelida notte polare, avevamo esagerato. Probabilmente eravamo riuscite anche a trovare un motivo per il quale eravamo state messe lei lì e io qui. Entrambe eravamo un punto di riferimento, tanti contavano su di noi e sulla nostra presenza. Quando la boa mi suscitò questo pensiero il mio Io si senti subito meglio. Io e quella boa nella nostra fragilità, nascondevamo una forza interiore che non sapevamo valorizzare, entrambe, finora avevamo affrontato tutto quello che c'era capitato, senza mai tirarci indietro, ed eravamo uscite sempre vittoriose da ogni battaglia, anche se di tante delusioni e di tante ferite ci portavamo dietro le ombre. Io e lei pur soffrendo tutti i nostri aspetti negativi, non valevamo meno di quelle barche, maestose e grandi e di quelle case perfette e uniformi.
Così lasciai quel quadro, con un sorriso sulle labbra e negli occhi.
Mi sentii contenta e fiera, quella boa mi aveva fatto riflettere e capire molte cose di me. Prima di andarmene, mi parve di sentire lo scroscio delle onde e l'ebbrezza del vento che mi accarezzava.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010