Un'esperienza di lettura
Oggi mi sono incontrata.
Era come un sogno, c'era un'atmosfera irreale, un po' antica, a dir la verità... quasi mistica. Ero lì, vestita di rosso, in un drappeggio sensuale che mi avvolgeva completamente, fino alle caviglie. Trucco bistrattato mi copriva parte del volto... ma i tratti erano diversi, avevo gli occhi scuri, la pelle abbronzata, una lunga chioma ondulata... eppure ero io. Nel mezzo della stanza, urlavo come una bambina capricciosa che ha perso il suo gioco preferito, urlavo con quanto fiato avevo in gola e sapevo che lui mi avrebbe esaudito. Non poteva resistermi. Tuttavia non cedeva ancora, e la mia voce imperterrita risuonava tra le pareti, con quel desiderio impossibile ripetuto all'infinito, come una canzone. Ormai, ero diventata una fiamma ardente in quel rosso vivo e volevo quella testa.. la testa, la testa, voglio la testa, ripetevo stizzita.
Ed eccola, finalmente. Mi hanno ascoltata. La testa senza vita mi giunge su di un vassoio d'argento. Ma come ho fatto ad essere così stupida? È la morte che arriva insieme alla mia testardaggine. È la morte, su quella testa sacra. Come ho potuto farlo? Insomma, basta così. Preferisco scordare quest'incontro. Mi volto. Ma... chi è quella ragazza che cammina frettolosa tra le strade francesi, con i capelli raccolti in una treccia e gli occhi spalancati? Ma sono io! Che bello incontrarmi ancora, così, per caso. Sto tornando a casa, anzi sto correndo. Cosa avrò combinato stavolta? Trovo mio marito Carlo, a casa., ma sono molto fredda con lui... sembra che non sia contenta di vederlo... cosa mi succede? Leggo nei miei pensieri, ed improvvisamente capisco il motivo del distacco. L'ho tradito! È già la seconda volta, da quando sono sposata, che mi trovo un amante. E come se non bastasse, sono piena di debiti fino al collo e non ho un soldo in tasca. Bella situazione, che mi tocca risolvere... eh? No, per favore, non in questo modo! Non mi voglio suicidare! Con l'arsenico, poi, che è anche ad effetto lento... mi rifiuto categoricamente. Cosa? Non posso? Ho la sensazione di voler evitare anche questo incontro. Sono fuori, finalmente! Per oggi, basta emozioni. Quasi quasi, torno a casa... ma, aspettate un attimo... no, è impossibile! Sono ancora io, quella! Stavolta sono in teatro, e recito meravigliosamente Shakespeare. Sono leggiadra, affacciata a quel balconcino mentre impersonifico Giulietta... ma c'è qualcosa che mi turba. Un ragazzo, in platea, continua a fissarmi. Com'è bello! È la perfezione incarnata... riccioli biondi che incorniciano due grandi occhi azzurri appassionati... labbra vermiglie, che solcano una pelle di pesca... non saprei dargli un'età; sembra ventenne, ma non riesco ad immaginarlo né più giovane, né più vecchio; mi nutro della sua immagine presente e il mio cuore accelera il ritmo... è finito il primo atto. Il mio datore mi dice che si chiama Dorian, ed è molto facoltoso. Lo incontro. Parliamo solo cinque minuti, ma ne sono già perdutamente innamorata. Cos'è la recitazione, al confronto dell'amore? Una farsa colossale, paragonata ai sinceri sentimenti che ora, per la prima volta, sbocciano nel mio cuore. Non reciterò mai più come prima. Ho scoperto il vero senso della mia vita! Passa del tempo, Dorian torna a vedermi in teatro. Assiste alla mia recitazione, scadente perché conscia della finzione. Mi urla contro, mi tratta male, non mi vuole più vedere. Mi dispero, lo supplico: ma perché lo sto supplicando? Se non gli piace come recito, si può rimediare... ed invece continuo a supplicarlo. Piango, verso fiumi di implorazioni strazianti, torrenti di lacrime cocenti. Lui se ne va. C'è un barattolo di vernice, sul tavolo. Ne ingerisco tutto il contenuto. Sono impazzita. No, voglio fermarmi, non voglio morire ancora, basta, mi devo salvare... basta... bas... ba...
Luce. Finalmente sono uscita da questo sogno tremendo.
Forse non dovevo leggere così tanto, ieri sera... ma è così bello... nell'arco di una notte sono diventata, Salomè, Emma, Sibyl.
Oltre che me stessa.
Quasi quasi, stasera ricomincio da capo.
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