Il volto di nessuno
Che succede?
Per fortuna che dalla tua finestra
non vedi più l'orizzonte inutile
molti volti di case si abbarbicano alle tue
pareti
Un fumo affaticato esce dai loro camini
ti impedisce di lucidare
la coscienza nel sonno
Ti sei persa a catturare immagini
nel riverbero del tuo specchio
Solo perché cercavi di ritrovare
la verità di te stessa
Qui a volte arriva un treno
si ferma un attimo e riparte
Rompe il silenzio smisurato dei tuoi
pensieri
Fugge girando la testa indietro
verso il buio delle tue persiane
Lascia solo quiete insopportabile
Di notte il volto di un angelo
ti fa levare gli occhi alla luna
La pioggia invece incappuccia il tuo
sguardo
confinato alle suole
Hai cercato nella bottiglia
che veniva dal mare alla tua spiaggia
Parole per te
Ma la tua sete va oltre l'acqua di un
oceano
che sazia solo pesci
Ti chiedi se è nei tuoi sogni
che ritrovi il volto delle carovane
affannose
che bussano ovunque
Forse ti sbagli
Era il sorriso stanco di qualcuno
che voleva raccontarti il tuo futuro
E ti ha svelato il suo passato
Ora continuano a sbarcare
Gommoni prosternati
Pupille nere e Capelli chiari
Sogni che si sprecano
Ali mozzate
Sonniferi e Incubi
arrivano sulla tua Terra Promessa
Troppi cancelli dividono
i tuoi occhi dai loro
Sgranati
Neanche una sillaba cogli
ma sei assordata da un urlo cieco
che attende una buona notizia
Anche di respirare ancora un po'
dalla sua piccola grata
vola oltre la tua misera torre
Molto oltre
le aspirazioni di chi è libero di annoiarsi
Ora vorresti alzarti a sollevare
le ossa stanche
di chi da sempre dorme
su un mondo stampato
che non gli appartiene
Nella sua barba sapiente
Potrai leggere la realtà
Al tuo risveglio c'è un volto che prega
con gli occhi con la barba
coi riccioli e col cappello
Con la memoria eterna
che si tiene stretta nel sangue
Potrebbe insegnarti
ad alzare la testa alle nuvole
D'un tratto viene d'un tratto scompare
Ho sempre fretta di cercare
Non so se è un giorno come gli altri
Ho provato a leggere
il volto di nessuno
E vi ho trovato dentro
Finalmente i miei occh
Dedico questa poesia ad Ascima, che vive nella roulotte di un campo nomadi con suoi due bambini, ad Anita che ha portato nella mia vita uno stralcio di Albania, a Dobie, che qualche giorno fa è stato giustiziato dal boia americano in un carcere della Louisiana, al barbone ubriaco che vive sui giornali davanti alla mia scuola, a Violetta, che è partita il 30 gennaio del 1944 da Milano per Auschwitz e come tanti giovani ebrei non è più tornata.
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