Il tempo nasce quando la coscienza incontra il mondo in una vita normale
Il tempo, la coscienza, la vita che deve necessariamente essere arricchita, forgiata giorno per giorno, perché non resti soltanto passiva esistenza. Sono queste tre parole l'essenza de I Quasi Adatti di Peter Hoeg, parole di cui è difficile cogliere il significato reale, la verità intrinseca... o forse no... non è poi così impossibile scavare nel profondo ed alquanto complicato senso delle parole, è necessaria però tutta quell'abilità, o meglio quell'attenzione che gli uomini normali solitamente non possiedono. Com'è, in fondo, un adulto del XX secolo? O forse è più corretto chiedere, come affronta la realtà che lo circonda?
Egli è cresciuto in una famiglia, ne ha acquisito i valori, ha imparato ad apprezzare il proprio essere, a coltivare le proprie passioni ed a riconoscere i propri limiti; egli si è preparato ad affrontare il futuro, basandosi sulle esperienze passate, si è impadronito dei proprio animo cancellandovi emozioni e sentimenti ed all'improvviso, poi, quando la vecchiaia sopraggiunge, egli si ferma ed osserva sullo schermo della memoria ogni orma che ha lasciato nel corso della vita. E sbircia talvolta l'esistenza di qualcun altro, dopo aver osservato il proprio film e di che cosa si accorge? Della normalità forse; si accorge che tanti e tanti uomini compagni di viaggio hanno compiuto le sue medesime scelte, si sono incamminati sulle medesime strade senza che lui le avesse mai viste, sempre assorto nel faticoso impegno di costruirsi una vita originale. Si accorge di non essere capace di scrutare all'interno delle parole, si accorge che a molte, a troppe non riesce a dare nessun senso. È proprio in quel momento che si ode il canto di vittoria del tempo, è nel campo arido di un cuore che esso innalza il proprio vessillo; e l'uomo prende coscienza che il tempo è un rivale e non un compagno, che esso vincerà sempre contro la vita.
Ma Peter Hoeg non prenderà parte al dolore di questi uomini; non può. Egli è un quasi adatto, una specie piuttosto rara all'interno della razza umana. È solo un quattordicenne abbandonato dai genitori, con una intelligenza un po' al di sotto della media, con problemi fisici costanti e con una scorretta percezione della realtà. È compito della Biehl, una famosa scuola sperimentale di Copenaghen, permetterne il reinserimento nella Società ed assicurare a lui ed agli altri ospiti una crescita culturale e spirituale appropriata. Peter, dunque, è il protagonista-autore di una storia vera, e per questo ancor più toccante; un uomo che non si compiange, ma che contempla le condizioni in cui ha vissuto la giovinezza e lo fa salendo le scale della memoria, parlando alla propria piccola figlia, osservando la sua vita, il suo rapporto col tempo.
Quest'ultimo è la chiave di tutto; il tempo è come una linea, una linea che non investe però tutta la nostra vita. Durante l'infanzia il tempo è una distesa infinita ed illuminata, come una grande pianura. Ma poi, dopo quel periodo, il tempo c'è; e nella mente di ogni uomo normale essa si insinua e non se ne andrà più, in quanto è ormai norma, regola del vivere umano. Che cosa, infatti, non è soggetto al tempo? Ogni situazione, ogni oggetto, ogni azione, il tutto ha insomma un inizio ed una fine, del resto senza di essi l'uomo non saprebbe vivere. Carpe diem diceva Orazio. Cogli l'attimo. Sfida il tempo; il gioco è semplice, c'è soltanto una regola: correre più veloce di lui, e se nella tua corsa riesci conquistare anche una sorta di felicità tanto meglio per te! Altrimenti, mi dispiace, se corri troppo piano il tempo ti divora e la normalità si estingue: ti rimane da essere un quasi Adatto. Ma esistono quegli Istituti come la Biehl che sanno bene che cos'è il tempo, sanno addirittura insegnarlo. Ci si alza la mattina ad un'ora precisa, si fa lezione ad un'ora precisa, si pranza e si cena ad un'ora precisa e si dorme ad un'ora precisa. È tutto perfetto, calcolato al millesimo, una macchina intoccabile, inimitabile.
Non si è mai sbagliato alcun conteggio alla Biehl e mai si sarebbe interrotta questa emulazione del tempo se non fosse giunto un bambino autistico, sospettato di aver ucciso i genitori; un bambino che chiunque sapeva irrecuperabile, un bambino che non avrebbe mai "imparato" le regole del tempo. Perché? Perché è stato accolto? Sotto tale domanda sta un progetto insondabile; un progetto che Peter e Katarina, una ragazza ospite della scuola con un intuito ed una intelligenza incredibili, riusciranno a capire e a smascherare.
Nessun uomo vi sarebbe riuscito, nessun uomo considerato normale perlomeno. Ma Peter e Katarina non erano normali, loro potevano permettersi di fermarsi, di non gareggiare più nessuno tanto se ne sarebbe accorto, ciascuno proteso alla fine della propria spirale di tempo, troppo intento a raggiungerla. Perciò i due ragazzini si tirarono fuori dal tempo e lo osservarono attentamente, senza più rincorrerlo e seguirlo; compresero quanto potere esercitasse sugli uomini. Il perno del progetto era il tempo. E loro seppero capirlo. E capire qualsiasi cosa è difficile, capire un uomo è pressoché impossibile, capire i sentimenti, le emozioni, i comportamenti è diventata materia di laurea; ma chi, chi riuscì mai a capire il tempo? Ci provò Sant'Agostino, ci tentò San Paolo, ne diedero un'interpretazione Newton, Einstein e tanti altri ancora; sono sempre state parole, derivanti da studi, ragionamenti, riflessioni, ma parole. Capire il tempo e sfidarlo è troppo difficile, è addirittura inconcepibile. Peter e Katarina interruppero il tempo, per poco certo, quanto bastava per distruggere il piano della scuola.
Vi sentirete profondamente vivi leggendo questo libro, vivi di una vita strana, anomala; tante frasi spesso non saranno facili da capire, ma questo non è importante. Vi si darà un'occasione per uscire dal vostro mondo, dalla considerazione che avete di voi stessi, per poter entrare grado a grado in un universo emarginato, troppo spostato dal centro per essere notato, ma forse è proprio qui che ognuno di noi dovrebbe volgere lo sguardo e per un po' anche rifugiarsi e probabilmente più domande troverebbero risposte e l'apparenza non sarebbe più vista come verità.
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