Un'emozione per Sofia
Cammino scalza sulla sabbia bagnata. Il mio ampio vestito dondola lungo i miei fianchi stretti in un rigido corpetto, in testa una cuffietta che contiene rosse chiome che altrimenti guizzerebbero con il vento caldo e salsedinoso.
Tengo un libricino aperto tra le mani. Gli occhi non si posano su ogni singola scansione ma danzano lungo la corrente dell'improvvisazione, sul preciso sentiero scandito dalle lettere stampate e dalle pause bianche.
E mentre assaporo il significato che quest'oggetto mi sta comunicando, d'improvviso un pensiero mi passa per la testa... d'improvviso mi ritrovo al suo posto...
Immagino i miei occhietti castani, illuminati dal sole, fare capolino da una curiosa cuffietta, intonando uno sguardo attento. Immagino l'essere diviso, sfogliato, osservato in ogni dettaglio. Immagino l'imbarazzo. Immagino di essere impilato, archiviato, spolverato. Immagino di sfaldarmi e di essere rilegato. Immagino l'essere chiuso e dimenticato, l'essere scaraventato, l'essere bruciato...
Avverto il tepore e la sicurezza dell'essere sostenuto da giovani mani.
Immagino di guardare negli occhi la gente, che nei miei occhi legge di altre vite. Legge di altre vite che io non saprò mai, ma che potrò scorgere nel fremito delle sopracciglia, o nelle lucide iridi. Che potrò ascoltare in silenzio, raccontate dalla voce dolce di una madre, o indovinare con fatica, sulle labbra di una bambina.
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