Ulisse - riflessione nata in seguito alle letture dell'"Ulisse" di Dante e di Tennyson
Ulisse, il perfetto immobile
Non poteva colmarti
Troppo angusta sembrava quest'isola
E queste rocce tue padrone
Il ripido salto tra mare e scogli
Troppo breve per tenerti,
la mossa linea di questo approdo
troppo chiusa alla tua mente.
Il mare che là confinava il suo figlio ribelle
Non era quello che già sfidasti
Non le oscure vicende che già ti volsero
Non le furiose onde che ti stornarono
Questo mare, finalmente calmo
Finalmente a terra ti aveva sconfitto.
Nulla più s'avvolgeva ai tuoi occhi,
l'arsa polvere di queste balze
sola ti cingeva.
Muto come il mare era il tuo futuro
Spenti come il fuoco i tuoi giorni
Nessun luogo dove vagare
Nessun onda domata nel tuo errare
D'ogni speranza
era spenta la tua luce.
Per questo sei partito?
Per questo hai di nuovo
Tentato il mare e ricominciata
La ricerca?
Per la speranza per i giorni
Per il tuo futuro?
E ora fuggi, fra vinte onde
Fuggi
Il nulla che avevi pianto
Il caldo che lento ti bruciava.
Forse ora, che la vela ancora
Ti spinge, ora non pensi
E divertito bevi alla vita.
O forse ora, che i tuoi sogni
Ricerchi, che vuoi far rivivere
Le tue illusioni,
oramai più non ti sfiorano
più non nascono
più non speri.
Ulisse, sferza ancora il vento queste onde?
E spruzza i tuoi occhi e la tua mente?
Nulla, il nulla di Itaca
Il nulla dell'oggi.
Forse non è questo mare
Che calmo più non travolge
Forse è il tuo mare
Che arso si è spento.
Il mare che un tempo
Scuro ti spingeva ai tuoi confini
Più non ti bagna
Secca di speranza è l'acqua
Solo ti brucia
Col nulla del suo sale.
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