Nike di Samotracia
Fendesti mai il mare?
Le vesti strette dalle mani
del vento s'incresparono
mai?
Le bianche carni di marmo
tremarono mai per l'ebbrezza
del piacere?
Le candide ali
ti portarono
mai in voli sognanti?
Beato colui che vide
la vita di te ora
morta e immortale
nella fredda roccia.
Fredda come la pietra:
non più baci, né carezze,
non più desiderio, né
passione, né amore.
Nulla più al di sotto
della pelle.
Non può più sussultare
il tuo corpo nell'impeto
dell'amplesso, né la tua
mente godere dei versi
d'un poeta a te caro,
né la tua pelle fremere
al suono del flauto di Pan.
Eppure tu esisti, mentre
il tuo amante è polvere
e del poeta non restano che
pochi oscuri frammenti
e 'l suono di Pan è
da lungo obliato.
Tu sei; Vittoria Alata,
trionfo della morte
sui millenni.
Tu sei; prigioniera
nella inerte roccia,
ma il tuo essere,
una volta creato
da uno spirito e
vivo, è ora solo
il frutto immobile
della lama dello
scalpello d'un uomo
che può immortalare un corpo,
mai rendere la vita
infinita.
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