Dall'altra parte
Sì, sì, sono proprio io, ti vedo sai che, mentre mi tieni con le tue mani enormi e mi stringi sui fianchi, giri lo sguardo come puoi e assumi smorfie irripetibili per cercare di intravedere qualcosa attraverso lo spesso imballaggio che mi ricopre. Vedo, sai, come sei impacciato dalla paura di farmi cadere, ma comunque spinto da una curiosità troppo forte per smetterla di muovere la testa e ben presto perdere l'equilibrio. Se stessi tranquillo un attimo, mi vedresti appeso al muro senza tutti quei pallini trasparenti sopra che mi stanno anche un po' soffocando, ma so che non ci riesci. Agli amici del bar avrai già detto che il tuo camion avrebbe trasportato i quadri per la mostra, ma stasera a tua moglie potrai dire di aver tenuto in mano lui, proprio lui, il famoso Grido di Munch e potrai anche dirle di averlo guardato negli occhi, faccia a faccia, vicini come due amanti... Se solo ci fossero stati meno strati di imballaggio.
Certo anche lei, signorina, che di fianco a noi litiga con quel povero omino spigoloso per chi sa quale problema di "targhette indicative", come le chiama lei, poteva evitare intanto di abbandonarmi nelle mani di questo gigante buono. Se cortesemente si ricordasse di me...Sì, sì, ho capito, lei è una commerciante d'arte, certo così si fa chiamare, ma in verità è una commerciante di bellezza. Quante come lei ho visto in quelle centinaia di mostre alle quali ho partecipato. Siete tutte prese perché la vostra esposizione sia "perfetta, deve colpire, affascinare, incantare", che alla fine ci considerate così poco importanti, da diventare la copertura adatta per i muri troppo spogli nella vostra scintillante mostra.
Oh, finalmente l'arpia ha lasciato libera la sua vittima che, per reazione, tratterà certamente nei modi più scortesi i visitatori di questa "maledetta mostra spero finisca presto", come tutti gli altri guardiani delle mostre troppo stressati da chi l'ha organizzata per riuscire anche a sorridere alle maree di persone che salgono e si ritirano di continuo. Grazie, che bello, mi levi tutti questi pallini che a fissarli mi viene anche un po' di mal di testa...Ecco, qui appeso sto proprio bene, comodo, sì, proprio comodo...Cosa succede, gigante buono? Perché questa espressione di delusione? Ero più bello, vero, nelle tue mani? È il muro, di certo questo muro giallino, che chi ha scelto questo colore per le pareti di un padiglione destinato ad ospitare tele dipinte doveva avere proprio un gusto orribile, il muro, sì, perché in mano tua, anche se non vedevi nulla, ero più bello...Certo, hai ragione...Ora dormirei un po', se non vi spiace, ma mi sento un po' stanco...
Ecco sento le voci, i passi trascinati dei ragazzi, i tacchi delle donne, le suole di gomma che cigolano sul parquet, meglio svegliarsi del tutto, c'è già molta gente, credo. Buongiorno. I miei primi visitatori, è sempre un'emozione, dovrei essere abituato ormai, invece ho ancora quel fondo di timidezza fastidiosa...
Ecco là il primo branco di giapponesi, impugnanti le loro coloratissime macchinette fotografiche, ma vi va male, questa volta, credo che Miss Arpia abbia vietato i flash. Adoro le loro espressioni quando mi guardano, anche se rimane nel loro sguardo quella velatura della totale incomprensione di ciò che accade, tipica di quando viaggiano all'estero, si illuminano però di colpo di una improvvisa comprensione guardandomi. La pittura è un linguaggio universale, è anche giapponese, così questi bassi esserini gioviali mi guardano soddisfatti di capire cosa significo...
E questo profumo così intenso da dove viene? È terribile! Ecco, è la solita fabbrica ambulante di gioielli, peli raccolti in pelliccia e profumo, con marito al seguito, naturalmente. Passa per la mia saletta sui tacchi che sfidano l'età cercando di fare in modo che nessuno si privi della gioia di poterla vedere, che animo magnanimo, ed io? Mi guarda con un logico sguardo di sfida, veloce, come per farmi intendere che lei è troppo affascinante per lasciarsi attrarre da qualcosa che non sia la sua immagine speculare o una sua fotografia. Sì, sì, così credi tu, ma non pensare che non ti abbia vista quando ti sei girata a guardarmi nuovamente prima di uscire, qualcosa in te ha ammesso che l'arte, alla fine, un po' di fascino lo ha, se non fosse a volte così démodé...
Oh scusate, non vi avevo visto, impegnato com'ero a seguire la mia divertentissima superbia in persona per notarvi...I miei nonni ideali! Così li vorrei, tranquilli, modesti, silenziosi, innamoratissimi ancora dopo cinquant'anni di matrimonio. Leggono tutte le orgogliose "targhette indicative" e la guida che si sono portati da casa, mentre si prendono in giro per le loro viste che fanno a gara per quale riesca ad essere più bassa. A braccetto escono dalla saletta dopo avermi riempito di complimenti come ad un nipote giudizioso che faccia il suo dovere, e guardandoli uscire, io leggo in loro il vero amore.
Ed ecco che entra trionfalmente la comitiva di studenti provenienti probabilmente da qualche metropoli italiana, sono stanchi perché hanno dovuto alzarsi presto questa mattina, nauseati dal pullman, scossi dal vento freddo del lago di questa città, felici solo di saltarsi un giorno di scuola. Vengono da me, bene...No! Hanno al loro seguito la tipica, noiosa, logorroica, assoldata dai professori, guida. Si piazzerà al mio fianco con una indisponente confidenza e ripeterà con monotonia infinita tutta la mia storia e quant'altro potrà dire sul mio conto. Va bene, faccia pure, basta che mi lasci spazio libero per guardare i miei ragazzi. Tutti sono attirati dalla mia tela eppure diversi sono i sentimenti che passano nei loro occhi. Quello lo vedo, appena arrivato a casa si dipingerà una copia personalizzata. Quella, invece, è troppo innamorata per vedere qualcosa di tetro o angosciante in me e sorride per i colori vivaci. Quello lì dietro che si atteggia tenendo la bocca chiusa nel palmo della mano, adesso sta filosofeggiando sui perché della mia tela e i professori già aspettano preoccupati le sue future osservazioni. Quella poveretta vicino alla guida la vedo che si sta consumando la mano per trasferire tutte le parole dell'esperta nei suoi appunti. Hei, guarda che così ti perdi il meglio.
Quello lì è uno dei pochi. Uno dei pochi che veramente mi guardano fisso, senza staccarsi, per scavare in me, nelle mie emozioni, è una sensazione piacevole. Chissà se era così già da bambino...
A proposito, eccolo lì, un bambino. Com'è piccolo nel suo passeggino, che occhi curiosi del mondo gli scintillano in quel viso che sa di borotalco. Il gioco che tiene nelle mani si è fatto più modesto nel suo essere appariscente ed attraente e se il bimbo ancora lo stringe è per avere qualcosa che sostituisca il biberon nel suo poppare il latte dell'arte. Mi piace come mi guarda, lo fa sinceramente. Vagamente gli trasmetto una sensazione di paura, in effetti metto un po' d'ansia, lo ammetto, però anche lo interesso, perché sono colorato. Forse gli sarei piaciuto di più se alle mie spalle avessi avuto un bel mare pieno di onde spumeggianti, forse sì, ma, mi spiace, non era nello spirito del mio creatore.
Certo, se il mio pittante amico fosse stato quel signore che mi osserva da là in fondo, di mare ne avrei avuto, eccome! È un uomo di mare, ce l'ha dipinto in viso e poi mi guarda da lontano, perché agli uomini di mare piace vedere le cose lontane, sono abituati così, tutto è lontano quando lo guardano dalla loro imbarcazione. Gli dà soddisfazione vedere la Luna là su nel cielo, il porto quando spunta all'orizzonte e grida casa, il faro nella notte scura come un angelo custode, le nuvole del prossimo temporale, amano che sia così, sono uomini di mare. Ma cosa ci fai qui, con il tuo viso scottato dal sole, con gli occhi immersi nel mare, i capelli pieni di sale? Cosa ci fai qui, con le tue mani che hanno sollevato migliaia di reti piene di pesci? Vuole pescare anche qui qualcosa, che cibi la sua anima e guarda di lontano la sua preda.
Ma non mi stupisco più, sono passati davanti a me re e vagabondi, donne e soldati, maghi e madri e uomini di mare.
Ho visto di tutto, anche persone come lei, signorina di rosa vestita, se è vero che ognuno ha un compito nel mondo, a te non possono contestare di avere quello di sognare. Quanto tempo passi nella realtà? Una parte minuscola, ma non le dispiace. È così bello sognare, fa stare bene, è un rifugio sicuro e, soprattutto, è infrangibile. Qui può accadere qualsiasi cosa, ma là, là niente che lei non voglia...Ti chiedi se il mio artistico padre sognava? Inutile domanda, direi...
Ehi, ehi, signora circolare, si sposti più in là e lei, si abbassi, per cortesia, è nato alto, ma non per forza non può piegarsi un po', ecco, poi se va via è ancora meglio, grazie, fatemelo vedere, toglietevi...
Fa rabbrividire la sua somiglianza, è così emozionante averlo davanti agli occhi, quanto somiglia, quanto, ad Edward...È un intenditore, di certo, un artista o un professore e stare davanti a me è come essere al tavolo di un bar con un amico, è una gioia sottile che fa sentire bene. Anche io mi sento così, sai, non solo tu. Rimani qui ancora un po'...Così aveva lo sguardo, così la linea delle sopracciglia, così aveva la bocca. Quello stesso sguardo dilemmatico e intrigante. Ora sta lì fermo, con le mani dietro la schiena, proprio come lui, muove gli occhi velocemente, proprio come lui quando mi osservava durante la creazione...Non credevo che lo avrei più rivisto...Angoscia! È tornata l'assassina di pazienze altrui! Cosa vuole? Perché caccia via Edward, perché non me lo lascia guardare ancora un po', per favore, è l'orario di chiusura, lo so, le piace essere sempre fiscale, però due minuti in più, voglio dire, cosa sono poi due minuti?!
Pur di farla tacere il sosia perfetto del mio creativo confidente se ne va, possibile che lei non si accorga che sta parlando proprio con lui? L'ultimo sguardo compiaciuto prima di uscire dalla sala ce lo ha concesso, però, proprio come quando lui è uscito da quella stanza impregnata dell'odore delle vernici e del freddo della neve, il giorno che mi ha concluso. Ehi, se non te l'ho detto mai, grazie, per avermi creato...
Hanno spento le luci, acceso gli antifurti, chiuso ogni ingresso, buonanotte a tutti, mi sento assonnato, domani ho un altro giorno di visite, più di un centinaio di affreschi ambulanti da osservare, centinaia di caratteri, di stranezze, di emozioni, di... di buonanotte...
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