Cuore di tenebra
L'orrore. L'orrore.
Il sussurro rimbalzava sulle pareti di oscurità solida e opprimeva i quattro uomini ammutoliti. Era il fantasma del colonnello Kurtz e della sua fine mistica. Una storia di follia e di morte.
La chiatta assecondava i lentissimi movimenti del Tamigi, mentre aspettavano un ordine del comando per entrare in città.
Gli sguardi dei marinai erano fissi sulla foschia lattiginosa, a mezz'aria appena sopra il pelo dell'acqua accarezzava i flutti, spettrale.
"Già, ragazzi" il capitano Marlow Willard ruppe quella pausa non studiata nel suo racconto, "certe cose non possiamo nemmeno tentare di capirle, da quassù. L'Africa. Un paio di volte all'anno fingiamo di ricordarcene, quando appare qualche servizio alla televisione. Ma io posso giurarvelo: quello che ho visto mi è bastato per non volerne sapere più nulla. I diamanti, le persone, le armi; lì ogni cosa non è... I diamanti non sono solo diamanti, la foresta non è piante e alberi e la guerra... la guerra non ha nulla a che vedere con quello che noi intendiamo per guerra. Solo una mente malata potrebbe capire. Forse Kurtz...
"Ma ora ricomincio da dov'ero rimasto. Accendimi un'altra sigaretta, Will, ché questa se l'è fumata il vento" e si schiarì la voce. "Il Congo, come dicevo, forse lui solo aveva un senso in quell'inferno. Posso provare a spiegarvelo: oh, non era certo il senso di un fiume che scorre verso l'oceano. Un serpente, piuttosto, che striscia, ti avvolge nelle sue spire. Piano piano ti sembra di risalire la corrente, ma è il fiume che ti sta digerendo.
"Insomma, Kurtz era morto. Se l'era preso la malattia prima che dovessi decidere se giustiziarlo, come mi avevano ordinato quelli della Compagnia, o passare dalla sua parte. Stava facendo un mucchio di soldi con il suo traffico. Le armi alle truppe dei ribelli e a lui i diamanti. Ma non erano i soldi l'importante, lui lo sapeva e io lo imparavo leggendo il suo sguardo.
"Era riuscito a sfruttare il fiume. Oggi per noi le grandi vie d'acqua non hanno più alcun valore, ma questo è solo un punto di vista. Nel cuore della foresta il fiume è un rifugio, un mondo a parte; dove arriva il fiume non arrivano né le nostre artiglierie occidentali né le nostre aviazioni. Quell'uomo era riuscito a costruire un piccolo regno primitivo, era fuggito dalle regole della nostra società per tornare agli albori della civiltà umana. Ed era diventato un dio.
"Io mi ci perdevo, il suo genio mi catturava completamente. Così quando morì cercai di aggrapparmi a qualcosa, non volevo smettere di cercare, sapevo che l'orrore non mi avrebbe più abbandonato, ma non riuscivo a smettere. Frugai dappertutto nella sua reggia-capanna. Fra libri di poesie trovai delle scritte a penna sui bordi delle pagine di un grosso volume. Non aveva sottomano dei fogli, ma evidentemente l'aveva colpito un impellente bisogno di scrivere. Infatti. È la fine in stampatello, questo l'inizio delle sue brevi memorie.
"Cominciai a leggere in stato di trance: Ora che sono quasi completamente suo devo affrettarmi se voglio che rimanga qualcosa.
"Avevo già chiamato la base dando le coordinate del villaggio. Sarebbero venuti a prendermi con un elicottero corazzato delle forze internazionali, a rischio di farsi abbattere dai ribelli. E poi da qualche parte c'erano i suoi schiavi, erano spariti fra gli alberi, inghiottiti dalla foresta, quando avevano visto il corpo esanime riverso sull'argine del fiume.
"Lessi in fretta, saltando delle parti, stavo cercando qualcosa. Risalgo il fiume con i miei uomini. Cerchiamo di mimetizzare il battello, sentendoci addosso mille occhi, soprattutto di notte, come se ogni albero ci osservasse minaccioso. Mando due ragazzi in ricognizione a terra, abbiamo bisogno di cibo e speriamo di riuscire a trattare per non farci ammazzare dai ribelli. Sono appena scesi dal gommoncino e succede tutto in un attimo, vediamo tutto. Dagli alberi piove una grande rete, di quelle che usano qui per catturare le grosse scimmie. Le popolazioni si ritirano nel cuore della foresta e la caccia delle scimmie è uno dei modi più facili per combattere la fame. I miei ragazzi svuotano i caricatori colpendo solo le foglie e velocissime ombre nere si gettano su di loro, scannandoli con dei coltelli. In un secondo li trascinano via, ancora nella rete. Non ho idea di cosa faranno di quei cadaveri e non voglio pensarci. So solo che gli altri, dal battello, hanno visto tutto, come me. E non posso fare nulla per liberarli dal terrore, o convincerli che non siamo tornati in un mondo ancestrale, che non siamo un branco fra branchi rivali. Non posso convincerli del contrario, perché so che è così davvero. Non ci resta che abbandonarci alle tenebre e risalire questo fiume maledetto fino al cuore dell'Africa.
"Scriveva al presente, come se vivesse tutto di nuovo, come se l'orrore si impadronisse ancora una volta della sua mente. Ricordo tutto, parola per parola. Sentivo di essere io stesso Kurtz, in quel momento; io avevo percorso il suo viaggio fin lì, avevo perso quattro uomini ed ero rimasto solo. Io di fronte ai mille occhi inquisitori della foresta.
"Lessi oltre: Di giorno ci sono più di quaranta gradi e un'aria paludosa e malsana, la maggior parte degli sforzi se ne vanno per riuscire a respirare. Tra le rive rimbomba il suono liquido e cadenzato di un misterioso tamburo, un ritmo tribale di mani e d'acqua, voci indistinte di piccoli uomini. Ci accompagnano dall'alba al tramonto, sin dall'inizio del viaggio. La notte è fresca e mi lascia riflettere. Questo fottuto fiume è un percorso della mente e sento che stiamo arrivando alla fine. Siamo liberi da tutte le ipocrisie della società occidentale. Quando ho cominciato il viaggio credevo che queste ipocrisie costituissero un muro, e che una volta sfondato il muro saremmo riusciti a vedere il mondo com'era dall'altra parte, vero, crudo. Distrutta la falsità che ci faceva sterminare migliaia di persone dai nostri aerei, a chilometri di distanza, voltandoci dall'altra parte. Distrutta quella falsità, allora saremmo riusciti a guardare la morte in faccia, come quegli uomini della foresta, che cacciavano le loro prede con i coltelli. Ma mi sbagliavo. L'ipocrisia è un gas tossico che invade tutto l'organismo, un morbo che impregna dall'interno. Il fiume melmoso è l'unica cura, è un mondo primitivo e purificatore.
"No! Sbagliava ancora. Solo all'ultimo scoprì la verità, quando pronunciò quella parola, l'orrore, capì davvero, gli occhi sbarrati e si riversò sull'argine. Mentre leggevo conoscevo già la fine della storia: quel morbo malefico distrugge tutto il resto, e una volta sconfitto il morbo non rimane più nulla. Spazio vuoto, libero. Ma chi se ne sarebbe impossessato?.
"Continuai a leggere: Gli uomini non sono altro che fiere selvagge, tenute in cattività, ma ora noi siamo liberi. Posso sentire il respiro della foresta, ne faccio parte. Sento lo scorrere del fiume in ogni mia arteria. Risalire il corso d'acqua è ubbidire al richiamo. Non possiamo sottrarci.
"Ero sull'argine, le parole scritte e la realtà erano una cosa sola, coincidevano in tutto. A mezzo metro da me lo sentivo scorrere, il serpente gigante nelle sue anse striscianti La vegetazione è sempre più fitta e il fiume si sfilaccia in piccoli corsi minori. Tutto è ombra, tenebra viva che striscia fra le foglie e ci osserva.
"Ero Kurtz. Sono quasi suo, la sento muoversi nel mio stomaco, invadermi il petto, mi stringe la gola...
"Ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta... Il rumore assordante delle eliche di un elicottero: erano venuti a prendermi.
"Se non fossero arrivati così presto... forse le tenebre avrebbero riempito anche il mio petto.
"Cosa avrei fatto del suo cadavere? Alla Compagnia non importava nulla, si fidavano di me e ciò che contava era che avessi eliminato quel pazzo. Mi voltai. Il corpo era sparito! Ero lì sull'argine, a due metri da dove un attimo prima giaceva il colonnello Kurtz, e oltre a noi c'erano solo piante e acqua.
"La tenebra, mi scordavo la tenebra. E quel serpente maledetto".
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