Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
12ª edizione - (2009)

Un'esperienza di lettura

Settembre 1975. Dopo l'appello del Preside della scuola media Verga di Palermo, Ciro e Giuseppe entrano nella loro nuova classe. Per entrambi inizia un nuovo percorso.
Ciro è un ragazzo alto, forte, ben vestito, ha uno zaino nuovo, di marca. Lui proviene da una famiglia importante. Il nonno è un prestigioso magistrato e il padre è avvocato. Abita in una bella casa del centro. Suona il pianoforte, va in palestra, si dedica allo studio con molta attenzione, è il prototipo di ragazzino modello. Il suo carattere, però, non rispecchia il suo aspetto fisico. Sin dal primo incontro con i compagni si dimostra superbo, sgarbato e aggressivo. Appena entrato in classe si siede al primo banco, da solo. Invitato dall'insegnante ad accomodarsi accanto a un compagno, risponde che la sua personalità non gli permette di avvicinarsi a persone che non siano del suo rango.
Giuseppe ha ben altra storia alle spalle. Lui è figlio di un pescivendolo. Sin dalla terza elementare ha cominciato ad assentarsi spesso da scuola per aiutare il padre al mercato. Ha quattro fratelli già grandi che non hanno mai avuto né il tempo né la voglia di interessarsi di lui. Ama studiare e, anche se il suo tempo da dedicare ai libri è modesto, cerca di fare del suo meglio per imparare.
Giuseppe non ha amici con cui giocare, ciò nonostante è un ragazzo sorridente, ottimista. Si accontenta del poco che ha e ne gioisce; spesso si sofferma a pensare che, anche se la sua condizione sociale è modesta, vi sono altri valori che lo rendono felice.
La nuova realtà scolastica fa sì che, giorno dopo giorno, i ragazzi della classe comincino a conoscersi, a stringere amicizia.
Ciro e Giuseppe invece si ignorano. Giuseppe sicuramente prova vergogna nei confronti di Ciro, vista la differenza enorme di posizione sociale. Ogni tanto lo guarda di nascosto, cerca di capire che cosa si celi dietro quel viso sempre scuro. Pensa che, probabilmente, gli manchi qualcosa. Ma quel qualcosa non può essere certo lui a darglielo. Lui non ha niente!
Gli anni trascorrono in fretta. Il percorso della scuola media sembrava appena cominciato ed è già finito; i ragazzi si dividono. Ognuno di loro ha intrapreso un nuova strada.
I protagonisti di questa storia, per ovvie ragioni, hanno fatto scelte molto diverse.
Ciro, ben sapendo che in futuro sarebbe diventato un importante avvocato, si è iscritto al liceo classico.
Giuseppe, sicuro che avrebbe cominciato a lavorare a tempo pieno al mercato, grazie al suo carattere ottimista e alla sua tenacia, ha deciso di frequentare un Istituto tecnico serale.
Le scuole superiori si rivelano particolarmente impegnative per entrambi. Passo dopo passo, comunque, riescono ad arrivare alla maturità.
I due giovani dopo la terza media non si sono più rivisti. Sicuramente Ciro e Giuseppe non avrebbero mai potuto immaginare che a un certo punto, loro malgrado, si sarebbero ritrovati.
La situazione a Palermo è molto preoccupante. La mafia spadroneggia e, pur privilegiando i magistrati, rende la vita difficile anche ai cittadini di ceti modesti.
Un giorno un'azione di stampo mafioso sconvolge la vita di Ciro: il padre avvocato che era impegnato nella lotta contro la malavita e stava compiendo indagini per riuscire portare in tribunale e condannare alcuni boss, viene assassinato da due sicari. Il ragazzo, incapace di sopportare il dolore, decide di vendicarsi, e per fare questo medita di entrare nel clan che ha ucciso il padre, allo scopo di eliminare il boss.
Quasi contemporaneamente Giuseppe, stanco di vivere una vita così modesta, logorato dalla sua condizione sociale e dal suo ruolo insignificante nella società, prende una decisione che sicuramente gli cambierà la vita: decide di entrare in un gruppo mafioso per ottenere potere e rispetto.
Per puro caso il clan oggetto della vendetta di Ciro, è lo stesso nel quale entrerà Giuseppe.
Qualche settimana dopo, camminando sotto in portici nel centro della città, Giuseppe e Ciro si incontrano. Quasi non si riconoscono, tuttavia si fermano l'uno di fronte all'altro. Un attimo di esitazione, poi si stringono la mano. Ciro, osservando l'ex compagno e vedendolo vestito elegantemente, con occhiali scuri, in compagnia di uomini che hanno il suo stesso aspetto, capisce subito che Giuseppe ha cambiato vita. Immediatamente pensa che questa è l'opportunità che lui cercava. Trovare qualcuno che lo introducesse nel mondo della mafia.
Dopo uno scambio di poche parole, i due ragazzi si salutano. Ciro cerca di trattenere Giuseppe con discorsi che al vecchio compagno non interessano nulla, gli chiede il suo numero di telefono, lo invita a cena, ma non viene assolutamente ricambiato della cortesia. Giuseppe è sospettoso e intimorito, non capisce perché Ciro che finora non l'aveva mai cercato, ora lo ossessioni in questo modo.
A seguito di esasperanti insistenze di Ciro, Giuseppe accetta un appuntamento, una sera, in un ristorante del centro.
Tra loro i discorsi sono piuttosto deprimenti: qualche banalità a riguardo delle scuole superiori e qualche ricordo dell'infanzia, nessun cenno a riguardo della morte del padre di Ciro. Giuseppe era sempre stato riservato; ora, naturalmente, lo è più che mai.
Alla fine Ciro chiede a Giuseppe di poter entrare nel suo giro, manifestando interesse per questo genere di attività. Ovviamente l'unico scopo è quello di vendicarsi e di poter realizzare il suo piano.
Giuseppe decide di parlarne con il boss il quale, dopo alcuni tentennamenti, accetta che Ciro si presenti da lui.
Il capo mafia conosce perfettamente Ciro, sa che la sua presenza nel clan potrebbe essere pericolosa, tuttavia, per togliersi la soddisfazione di un'ulteriore rivalsa nei confronti degli uomini di legge, decide di accoglierlo forse per sfruttarlo, per costringerlo, in caso di necessità, a rivelare informazioni, oppure per soggiogarlo e al limite eliminarlo, così come aveva fatto con il padre, prima che potesse diventare troppo pericoloso.
Nel giro di pochi giorni Ciro diventa un allievo della malapianta. Piccoli crimini e intimidazioni cominciano a far parte del suo repertorio. Ciro non ha dimenticato il motivo per cui è entrato nel clan, tuttavia deve comportarsi come uno di loro e, soprattutto deve obbedire al capo. Ciro e Giuseppe agiscono autonomamente, non si confrontano, cercano di evitare il dialogo. Si trovano a condividere un'esperienza che né l'uno né l'altro sicuramente avrebbero mai scelto come stile di vita. Sono accomunati dallo stesso crudele destino e lo subiscono senza poter reagire, sembra non si rendano conto che la loro vita e la loro personalità sono profondamente cambiate.
Vivono insieme e non si parlano, agiscono insieme e si ignorano. Sono soggiogati da un tiranno che li opprime e li plagia. Arrivano persino ad essere rivali, a cercare di primeggiare, di entrare nelle grazie del boss.
Ovviamente gli studi universitari sono solo un lontano ricordo. I ragazzi continuano con le loro attività nell'ambito della malavita. Un giorno come tanti viene loro commissionato un servizio: devono recarsi al mercato per riscuotere il pizzo, azione per loro quotidiana. Naturalmente Giuseppe, come sempre, si fa carico dell'impresa, visto che si considera superiore a Ciro. Questa volta però le cose non vanno come al solito. Arrivati alla bancarella si trovano di fronte uno dei fratelli di Giuseppe che, fingendo di non conoscerli, consegna in silenzio la somma dovuta. I due si allontanano. Pochi passi prima di salire sulla moto, Ciro ha un presentimento e si volta a guardare l'uomo che, dopo un secondo estrae una pistola e spara. Il giovane, con uno scatto, copre le spalle di Giuseppe e viene colpito. Il fratello scappa, Giuseppe, esterrefatto, chiama soccorsi.
L'evento cambia sicuramente i rapporti tra i due giovani. Giuseppe è perfettamente cosciente che Ciro gli ha salvato la vita, di conseguenza muta il suo comportamento: diventa più aperto e manifesta la sua riconoscenza con una disponibilità e un'attenzione maggiore. Ciro, a sua volta, ricambia il gesto e si apre nei confronti del nuovo amico. Fra i due comincia a instaurarsi un rapporto di collaborazione e di solidarietà.
La loro attività illecita continua, anche se entrambi i ragazzi, in un confronto che ormai è diventato costante e costruttivo, cominciano a pensare che, in qualche modo, da questo brutto giro, dovrebbero uscire. Ciro decide che è giunto il momento di confidare all'amico il vero motivo della sua presenza nel clan. I due, di comune accordo, stabiliscono che il momento della vendetta è arrivato.
Il giorno successivo il boss commissiona loro un servizio. Giuseppe risponde che questo sarà l'ultimo, poi lui e Ciro cambieranno vita. Il capo, indispettito, risponde che questa loro mancanza di rispetto porterà sicuramente a qualche cambiamento. La sera stessa Giuseppe, turbato dalla risposta del mafioso e dalle confidenze dell'amico, sentendosi in dovere di contraccambiare, con una manifestazione forte, quel gesto che gli salvato la vita, entra di nascosto nella camera del boss mentre lui dorme, e gli spara. Nessuno si accorge dell'accaduto.
Durante la notte Giuseppe racconta a Ciro ciò che ha fatto, confidando all'amico che il mattino seguente si sarebbe fatto trovare nella camera del boss con la pistola in mano; in questo modo, pur morendo, gli avrebbe dato la possibilità di realizzare il suo obiettivo e di uscire dal giro della mafia. Ciro, profondamente colpito dal gesto di Giuseppe, fugge all'estero. Di lui, per molti anni non si sa più nulla.
Un giorno, sui giornali cittadini appare il seguente articolo: Il magistrato Ciro X torna a Palermo per entrare a far parte del pool antimafia.

L'opera letteraria analizzata in questo testo è Mille splendidi soli di Khaled Hosseini.
La stessa vicenda viene riproposta in un ambiente completamente diverso, Palermo e non l'Afghanistan, ma le tematiche sono le stesse: la forza dell'unione, la lotta contro i soprusi e la tirannia trasformate nella lotta contro la mafia, il valore dell'amicizia elevato fino al limite del sacrificio estremo. Come nel libro dell'autore afghano i protagonisti del mio racconto, inizialmente estranei e addirittura rivali, vengono riavvicinati; successivamente però riescono a mettere da parte le divergenze per combattere contro i soprusi che il padrone infligge loro; alla fine del testo un protagonista decide di sacrificarsi pur di salvare la vita dell'amico, facendo emergere così la sua grandissima generosità. Questi valori risaltano soprattutto per la particolare situazione in cui i personaggi sono costretti a vivere: essi si trovano in un mondo molto complesso, in cui dominano soprusi e violenze. Il potere delle organizzazioni in cui si trovano a operare è talmente elevato da non permettere loro di ricevere aiuti esterni.
La scelta di ispirarmi a un testo letterario riproducendo, in un contesto diverso, alcune importanti problematiche, scaturisce dalla consapevolezza che, a volte, eventi assolutamente estranei, situazioni addirittura opposte, possono trovare momenti di incontro, di confronto e di analisi. Le vicende storiche e politiche che accomunano i due paesi offrono spunto di riflessione: anche in ambienti in cui la tirannia e le violenze sono dominanti, i rapporti interpersonali costituiscono elemento di rinascita e di rafforzamento.
Le trame, apparentemente molto diverse presentano un contesto sociale e situazioni di vita che fanno emergere tratti comuni, come se un filo conduttore le collegasse. Mi riferisco soprattutto alla tirannia, ai soprusi, ma anche a valori come l'amicizia e la solidarietà.
Sicuramente avrei potuto scegliere di collocare il mio racconto in ambienti e tempi diversi: ad esempio riproporre l'Islam, oppure ambientare la vicenda in un contesto surreale, nel futuro, su mondi diversi. Ho preferito ricalcare una situazione reale e concreta che ha lasciato una forte impronta nella storia italiana. La mafia ha soggiogato e colpito uomini e comuni cittadini cresciuti in una società dove i valori erano totalmente distorti; poche furono le persone che cercarono di porre rimedio a questa situazione. Gli uomini che hanno operato nella giusta direzione alla ricerca della giustizia e della solidarietà, in nome di questi principi, hanno sacrificato la loro vita.
Anche se la storia raccontata a volte può sembrare un po' banale, le vicende illustrate costituiscono uno spaccato di realtà che, nella società siciliana costituiva la quotidianità.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010