Muti magistri
Cent'anni di solitudine - Luglio 1995
Il tram era quasi vuoto. Francesca si mise a sedere e mentre quello partiva sferragliando aprì il libro e si tuffò tra le pagine, oltre le parole, nell'inchiostro nero fino a dove l'inchiostro forma un lago e là emerse e vide, riflessa sulla sua superficie, una foresta scura e più oltre un villaggio, fatto di case uomini animali e spiriti.
Il colonnello Aureliano Buendia camminava lungo una strada polverosa, lo sguardo perso nel vuoto da molto tempo. La gente che per caso si sporgeva dagli usci delle case di fango seguiva con gli occhi il suo casuale cammino, ma nessuno più gli rivolgeva parola. E lui mai risponde ai loro inutili sguardi.
Il tram si fermò, Francesca scese tra la pioggerellina autunnale che le batteva sul volto.
Il giovane Holden - Settembre 1994
Francesca chiuse il rubinetto e aprì il libro. L'acqua era calda, il corpo si adagiava placido sulla ceramica bianca della vasca. Fuori, il cielo era grigio e il giovane Holden cacciava via con il piede le pietre che incontrava sul suo cammino, Holden immaturo, Holden irresponsabile, il volto contratto in una smorfia di noia e indifferenza. Il cielo grigio incombeva sulla città e sul giovane Holden, pesava sulle sue spalle magre ed egli rimpiangeva di aver perso le ali, mentre cercava - invano - di scrollarselo di dosso.
Una nebbiolina leggera calò sulla città e si portò via con sé il giovane Holden.
Francesca chiuse il libro e prese il sapone. Poi iniziò a lavarsi tra i vapori grigi che si alzavano dalla superficie dell'acqua.
I Buddenbrook - Luglio 1994
Il disco girava leggero e sensuale sulla piastra e la musica si scioglieva nella stanza.
Francesca si mise a sedere e aprì il libro. Nell'altra stanza Hanno Buddenbrook stava ritto accanto al pianoforte e guardava i tasti d'avorio splendere nel loro candore contro la massa scura dello strumento. Nelle orecchie gli risuonava ancora l'eco della melodia che, la sera prima, un giovane pianista (come era bello e come era leggiadro) aveva suonato durante il primo concerto a cui Hanno aveva assistito. Tornato a casa, Hanno era rimasto sveglio, immobile nel letto a lungo, troppo eccitato per prendere sonno, fino a quando tutti i rumori consueti della sera si erano spenti e la casa intera era rimasta silenziosa nel buio. Ora sentiva le gambe magre vuote dalla stanchezza ma ancora vi resisteva un fondo di palpitazione, animato dal ricordo della sera precedente.
Il disco era finito e intanto Francesca, sprofondata nella poltrona, si era addormentata.
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