"The creator of Worlds" Capitolo 1 – The Beginning
Io.
Inconsapevole portatore di speranze, ora so cosa la gente vuole.
Mi chiamo Hiroto Tao, ho ventisei anni e sono nato e cresciuto a Tokyo.
Nulla di interessante la mia vita, come invece spesso la gente crede.
Fin da piccolo sono cresciuto con manga, ramen e acqua, tutto ciò che può servire a un bambino.
Dopo aver letto la maggior parte dei manga mi ero stufato: nessuno aveva ciò che io cercavo, nessuno mi faceva provare sensazioni forti ed entusiasmanti.
Così all'età di dieci anni decisi di mettermi a crearne uno mio. Ero sorprendentemente bravo nel disegno, forse perché avevo memorizzato ogni stile e tipo di disegno di ogni mangaka di quei tempi. Avevo molte storie nella testa che avrei voluto tramutare in carta, ma il mio obbiettivo prefissato non cambiava mai: creare un manga che tenga la gente incollata a leggere.
Se non posso avere ciò che voglio, lo creerò io, e darò alla gente il più grande capolavoro dello stile manga.
Volevo riuscire a creare un manga intriso di passione, in grado di appassionare il lettore, facendogli provare le sensazioni del protagonista stesso. Questo è il mio credo, riuscire a comunicare attraverso i manga.
Il tempo volava, io crescevo e il mio talento fioriva. I miei disegni puliti miglioravano nel tempo, le mie storie diventavano sempre più interessanti, i dettagli continuavano a migliorare, oramai non ero più un semplice bambino che scarabocchiava sui fogli, oramai la distanza tra me e un mangaka si era accorciata notevolmente.
A quattordici anni mi iscrissi in una scuola di disegno, che si rivelò troppo semplice per me; ero già al di sopra della portata di quella scuola, ma continuai a studiare lì, perché essendo talentuoso non faticavo nelle materie principali quali disegno e arte.
All'età di venti anni, avevo terminato la scuola e i miei disegni erano quasi perfetti. Quasi. Ancora non mi bastava.
Avevo già creato ben quattro serie, tutte quante complete, ma non mi importava.
Per un mangaka l'esordio è importante, e io volevo iniziare la mia carriera con una storia spettacolare.
Il diploma ottenuto alla fine della scuola avrebbe potuto aprirmi diverse porte nel mondo dei manga, ma non ero soddisfatto, prima di esordire dovevo scrivere l'opera perfetta. Quel diploma era il mio Jolly.
Passarono cinque anni, rimasi giorni interi incollata alla scrivania munito di matita, gomma e china. Oramai ce l'avevo fatta, dopo estenuanti lavori ero riuscito a produrre i primi quattro volumi del mio manga, decisi di chiamarlo con un titolo ad effetto: Never surrender
Era il titolo adatto, a quel dannato manga che per molti anni mi aveva fatto faticare.
Mi era balenata anche l'idea di chiamarlo Black Lotus, ovvero l'ossimoro per eccellenza.
Già, perché anche quel manga era un ossimoro. Lo odiavo per la fatica che mi aveva fatto subire, ma lo amavo, perché già sapevo che prima o poi la gente sarebbe rimasta allibita dalla bellezza di quell'affascinante opera.
Quella giorno faceva caldo, il sole picchiava sui vetri dei palazzi della moderna e tecnologica Tokyo.
Già, finalmente il mio sogno era quasi compiuto, in quel caldo giorno del 2016 ero a metà della realizzazione del mio desiderio.
Quella sera preso dall'entusiasmo non riuscii ad addormentarmi facilmente. Dormii pochissimo, perché il giorno dopo, sarebbe stato il mio giorno, l'inizio di una brillante carriera di mangaka.
Capitolo 2 – The Road
Maledizione.
Continuavo a ripetermelo.
Apro gli occhi. La vista torpida, come un velo di nebbia o un lenzuolo posato sui miei occhi.
Li strofinai per cercare di vedere meglio. Cavolo, ero in ritardo. Quella sera per addormentarmi avevo preso una di quelle scadenti pastiglie per il sonno che vendono al supermercato, e a quanto pareva mi ero addormentato come un ghiro qualche secondo dopo. Maledizione.
Ero veramente in ritardo. Avevo molta paura che andasse male, ma la situazione mi portò fortunatamente a dimenticarmene, perché in quel momento dovevo correre, solo correre. Rischiavo di perdere l'unico treno che porta a Kawaguchi, sede della casa editrice con cui avrei avuto il colloquio.
Maledizione. Oramai questa era la parola del giorno.
Dopo essermi infilato i vestiti che avevo preparato il giorno prima, corro in cucina e afferro la scatola dei cereali, poi con la coda dell'occhio guardo l'orologio appeso in sala e vedo che ho ancora meno tempo. Erano le 7:55 e il treno partiva dalla stazione alle 8:05. Impossibile, avevo quasi del tutto perso le speranze, ma in ogni caso non mi disperai. Posai di corsa i cereali, e afferrai frettolosamente una mela, poi corsi a prendere le chiavi e le bozze del manga e mi gettai fuori di casa.
Era tardissimo, i miei piedi non smettevano di muoversi, correvo verso la stazione.
Sì, lo so, è strano pensare che un ragazzo di 26 anni non abbia una macchina, ma qui a Tokyo le case hanno prezzi esorbitanti, e per riuscire a comprarmi un piccolo ufficio dove lavorare in santa pace ai miei progetti sui manga ho dovuto rinunciare a una macchina, ma in ogni caso ringrazio dio per avermi donato due gambe per correre.
Maledizione. Avevo ancora 4 minuti e la stazione distava a due chilometri da dove mi trovavo. Maledizione, maledizione!
Il mio sogno di fare il mangaka incominciava a sgretolarsi, incominciavo a temere davvero di non poter più lavorare a quel maledetto manga che mi aveva fatto dannare.
Maledizione, non poteva essere, era impossibile, avevo lavorato cinque anni di fila per quel manga, non potevo perdere quell'occasione. I prossimi colloqui per proporre nuovi manga sarebbero stati quattro anni dopo. Ogni casa editrice di manga decide anni prima cosa stampare nei prossimi tempi, ed è per questo che è davvero difficile entrare nel giro, non dovevo e non potevo perdere la mia occasione. Maledizione!
Ero grondante di sudore, anche se fossi arrivato in tempo sarei stato impresentabile, ma non mi fermavo, la cosa importante ora era arrivare in stazione.
A un tratto vedo che una macchina si ferma bruscamente in mezzo alla strada, come se si fosse spenta o qualcosa di simile. Una macchina blu scura, con i finestrini oscurati. Per qualche motivo mi fermai a guardare perché si fosse fermata, per vedere se avessero bisogno del mio aiuto.
Il mio dannato senso di giustizia mi stava fregando ancora una volta. Maledizione, fin da piccolo sono stato abituato a essere buono di cuore e aiutare il prossimo. Addio. Abbandonai totalmente il mio sogno e i miei progetti, come se nulla fosse. Mi precipitai di fronte alla macchina ancora stremato dalla corsa.
"Scusi, c'è qualche problema?" chiesi avvicinandomi al finestrino, con la fronte ancora bagnata e il respiro affannato.
Il finestrino oscurato si abbassò. Di fronte a me ora si presentava l'essere più meraviglioso che avessi mai visto. Era una magnifica ragazza, aveva dei capelli lunghi e scuri che cadevano soavemente sulle sue spalle, fino ad arrivare ad appoggiarsi dolcemente sul suo seno.
Quei meravigliosi capelli lisci facevano risaltare ancor più il suo viso, su cui sembravano incastonati due brillanti color smeraldo. I suoi occhi erano bellissimi, non avevo mai visto nulla di simile.
Aveva due magnifici occhi verde acqua, somiglianti all'intenso colore luminoso del mare delle isole caraibiche. Mi fecero dimenticare tutto, la mia mente si svuotò completamente, in quel momento avevo totalmente dimenticato ciò che stavo facendo, e ignoravo i miei problemi.
Il suo viso poi era ancora più impressionante. Non aveva difetti, sembrava quasi illeso, come quello di un bambino. Come se il tempo non la avesse minimamente toccata per mostrare tale bellezza a noi inutili uomini. Anche il più spietato nemico dell'uomo si era soffermato per ammirare quel magnifico essere. Era perfetta, maledettamente perfetta. Infatti non riuscii a muovermi e non dissi più nulla. Non riuscivo ad aprire bocca, ero completamente immobile.
"Oh cavolo! Questo catorcio di macchina si ferma sempre!" disse la ragazza decisamente arrabbiata.
Continuavo a ripetermelo, dovevo dire qualcosa di intelligente o rischiavo di fare la figura dell'imbecille di fronte a quella magnifica ragazza.
Tanto che altro avrei potuto fare se non una brutta figura? Fin dalle medie sono stato un disastro con le ragazze, per non parlare delle superiori.
Sono sempre stato un ragazzo carino, sì, ma anche molto timido.
E ora?
Che cosa devo dire?
Maledizione...
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni