Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
12ª edizione - (2009)

Una colazione in mille bocche ispirato a "Colazione da Tiffany" di Truman Capote

Un giradischi che parla di quanto era bello baciarti e ballare con te...
Ellis cambiava uomo ogni volta che era giunta al termine della sfilata dei suoi abiti.
Se il suo uomo li aveva visti tutti, scarpe comprese, lei lo lasciava, senza spiegargli il perché. E ora un solo vinile le faceva ricordare almeno dieci uomini, dieci come le tracce incise sul disco. Ogni canzone l'aveva spesa con qualcuno, quasi mai da sola, come ogni poesia del resto: Delle labbra mi domandano se abbia mai dormito con la terra, se abbia mai amato, se sia mai servita come energia agli oceani. A queste labbra allora rispondo che la terra la cammino, il mio amore in un bar ho lasciato e l'oceano mi ha inghiottito.
E non lo faceva per paura, ma perché riteneva fosse un gesto generoso la condivisione, e lei doveva condividere tutto con qualcuno.
Ellis sul divano, vicino al camino sputa fiori, a contare le gocce di una pioggia stanca e una sigaretta tra le dita, a riflettere, a pensare a tutti i bar dove era entrata, a tutti i ristoranti, alle case dei suoi amanti e a come non era semplice sembrare ogni volta diversa, un po' speciale.
Quante bocche aveva baciato e quanti corpi avvinghiato e i regali che aveva ricevuto, beveva latte e fumava Ellis e io ero lì con lei, il suo primo amante e il suo primo amore. Si chiedeva per quale motivo non avesse mai pensato alla morte, alle membra fredde, alla vecchiaia.
Io vi chiedo con tutto il cuore di ascoltare questa mia donna sepolta dai fiori.
Ellis mi leggeva sempre il suo preludio alla saggezza:
Il saggio diceva che i suoi fratelli erano il demonio e come uccelli curvi minacciavano gelosi le luci dell'alba.
Il saggio narrava delle atroci vergini distese su pallidi letti e di come le loro menzogne ululassero alle preghiere degli uomini.
Il saggio rispondeva alla terra che suonare un'armonica avrebbe salvato i leoni, che avrebbero cullato il gregge malato dall'umana deformità.
Il saggio rideva al vederci pensare.
Eppure io ricordo che Ellis, impugnando la sua chitarra, con le spalle alla stanza e le gambe a penzoloni nel vuoto, pensava. Lei pensava sempre. Sognava un matrimonio con me. Tutti gli invitati avrebbero dovuto portare i baveri rialzati e i volti innocenti avrebbero fatto riflettere il cielo con le loro camiciole.
Il sole, come un osso caldo, avrebbe vegliato sugli occhi del mattino.
Mi diceva sempre Ellis che qualcuno, prima o poi, avrebbe fatto dell'amore una religione danzante. E io le ho sempre creduto, e le credo tuttora. Proprio in questo momento in cui lei mi sta gridando che per nulla al mondo si deve creare con la propria deformità.
Ellis è incinta ed è come argilla tremante. E ora può capire questa terra che cambia e bisbiglia le sue giuste leggi. Allo specchio il suo ventre incavato e i fianchi quasi assenti. Di certo lei non sarebbe mai somigliata a una di quelle statuette gonfie e formose che copiavano la Magna Mater: religioni antiche, divinità che erano simbolo di fecondità. Beh lei non era un dio, di questo ne era sicura. È una donna disperata la mia Ellis, folle di vita. L'ho vista ballare nuda, una notte, sotto la pioggia. Era nel giardino interno della sua casa. Persino la sua gatta la osservava silenziosa miagolando qua e là. Ricordo che io mi convinsi del fatto che non avevo alcun diritto di fermarla, di strapparla via dal suo mondo. E questa è la sensazione che provo ogni volta che spalanco gli occhi al mattino. Io non posso arrogarmi il diritto di strapparla dalla sua marcia quotidianità, dai suoi amanti, da questo paesino in cui le persone dovrebbero aprire la bocca solo per respirare. Ellis quando mi fa la barba soffia un bacio sulla fossetta del mio mento e mi canticchia: "Tu sei la mia linfa vitale!".
Io la amo.
Ma non si può amare per due.
Addio, tra gli arazzi di un pomeriggio stanco.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010