Un'esperienza di lettura
In questa società frastornata da valori effimeri e certezze volubili, la realtà sembra dura, faticosa e di poca comprensione. Ciò che ci circonda è spesso incomprensibile ai nostri occhi e non è in grado di soddisfare i bisogni e le prospettive per il nostro futuro.
Da sempre l'uomo ha la necessità, infatti, di un confronto, un riflesso di ciò che è, negli altri con cui si rapporta. L'assenza di dialogo autentico, dettato dalla propria umanità, determina l'isolamento e l'incomunicabilità che viviamo all'interno delle nostre case, delle nostre scuole, dei nostri rapporti.
Paul Bourget, nel suo romanzo Il senso della morte, edito da Biblioteca Universale Rizzoli, esprime chiaramente la posizione dell'uomo di fronte alle esigenze del suo essere. Come anticipa il titolo, l'opera pone il grande quesito sul senso della vita e della morte; travolta dal dramma della Grande Guerra, la vicenda narra lo stringersi di un patto di morte tra il rinomato professor Michel Ortegue, affetto da una malattia terminale, e la giovane e fedele moglie Catherine. La tragedia bellica in cui è ambientato, mette in luce diversi valori, spesso contrastanti e oggi non più attuali quali l'amore per la patria, lo spirito di sacrificio, il terrore della morte, l'eroismo e la fiducia nel futuro. La libertà del singolo individuo è un concetto per cui oggi si spendono molte parole, forse troppe.
Questo libro, nella sua limpidezza, ne è la massima espressione:
Desidero qualche cosa che tu non sei: l'aria, la luce, lo spazio in cui si cammina volentieri!
Desidero partecipare all'ardore del popolo che si batte; desidero i ringraziamenti dei feriti ai
quali procuro un po' di bene. Oh Michel! Desidero tutto questo pur senza te.
La morte, dal chirurgo intesa come la fine di tutto, alla conclusione del romanzo, riscatta l'esigenza di vivere della giovane e bellissima Catherine, ormai non più succube del marito ma riaffermata dalla presenza del cugino Le Gallic, fervente cattolico.
Il giovane ufficiale ferito mortalmente al fronte è, per tutto il libro, la certezza che richiama tutti i personaggi alla speranza, nonostante l'anelito di morte che schiaccia gli animi.
Il termine della vita diventa così non più negazione della stessa, ma richiama a un senso autentico dell'esistenza, come la scelta della giovane donna di donarsi interamente agli altri nella cura dei feriti di guerra.
Il suicidio di Ortegue è facilmente paragonabile all'atteggiamento di rifiuto della realtà che vive la gioventù di oggi che ripiega in evasioni e scelte auto lesive.
Necessita la riscoperta di questa certezza attraverso la presenza fisica di figure di riferimento che gettino luce sui valori e sulle domande che spesso l'uomo nasconde anche a se stesso.
La lettura avvincente di questo capolavoro travolge l'intimo del lettore, esigendo un cambiamento radicale nel rapporto con la realtà che ci circonda. Questa presa di coscienza, e quindi di serietà nei propri confronti, sfocia nell'esigenza di essere autentica testimonianza per tutti coloro che incontriamo.
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