Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
4ª edizione - (2001)

Ho sognato un nuovo

"E un patto per il futuro stabilì fra di loro Pallade Atena, la figlia di Zeus egìoco, sembrando Mentore all'aspetto e alla voce". (t.d.o.)

E così sei finito pure tu, eh?!
Ah questi momenti, sono difficili da vivere, è difficile accettare "la fine di questa notte", la fine di questo bellissimo viaggio.
È dura pensare che domani la clessidra incomincerà di nuovo a piangere e la natura su di noi seguirà il suo corso, già fissato fin dal principio, mentre su di te, ...chissà!
Ti affido alla Storia, quella gran nave che passa per il fiume del tempo, che ti porti il più lontano possibile, così che insegni agli uomini del futuro che un tempo la vita…..

Aprì la finestra che dava sul mare, e la brezza incominciò a far ondeggiare le tende, onda su onda, su onda, su onda.
E mentre le sue lacrime brillavano con riflessi di rame, svolazzando nell'aria, la nave dei Feaci passava vicino all'isola e vi lasciava un uomo, che dopo innumerevoli anni, poteva rivedere la sua Itaca.

Ma, poco dopo, quel vento passeggero, cambiò direzione, e il suo corpo incominciò a navigare per quei territori un tempo sconosciuti, rivedendo le avventure di quell'uomo e ripensando a quei momenti, a quelle sensazioni, che come fulmini divini lo avevano colpito.
Era ancora lì, seduto su quella spiaggia, sotto l'ombra dello stesso albero, mentre rivedeva, di nuovo, la nave di suo padre eclissarsi in quel malinconico orizzonte.
Su quella nave erano saliti i più forti, i più audaci, i più leali uomini dell’isola, andati a difendere l'onore del loro popolo, a combattere in terre lontane, di cui si conosceva solo il nome.
Lui era ancora troppo giovane, ma nel suo cuore, già da tempo, gli ardeva forte il fuoco del rimpianto. Il rimpianto di non essere ancora pronto, e soprattutto che gli spiriti di uomini eccezionali potessero finire in quella patria di nessuno, dove sarebbero stati dimenticati per l'eternità.
Ogni giorno, ogni ora, ogni secondo, cercava, "Omero". Cercava un punto di partenza, un porto, un soffio di vento che gli facesse prendere il largo.
Esplorava ogni riflesso di Luna, ogni forma di nuvola, ogni nota del grillo, finché (come succede un po' con tutti!) il vento col suo lento respiro, gli portò il dolce suono della cetra ed il canto di quegli aedi, che di città in città, andavano narrando le avventure di eroi, immaginati, vissuti in guerre lontane che con le loro prodezze incantavano, affascinavano, istruivano e che per le persone di allora erano legge.
Li avrebbe ascoltati e riascoltati quei versi, li avrebbe anche vissuti, perché, proprio nel momento in cui il carro infuocato veniva portato a riposo, lui aveva incontrato quel famoso Nessuno ed aveva incominciato la sua Odisseide.

Voleva raccontare di persone, di uomini, ...e di Ulisse, e sperava che in futuro, per quel cavallo e per quel secondo nome, fosse il simbolo dell'astuzia, il simbolo della fierezza, del coraggio, dell'amicizia, della lealtà.
L'immagine di un uomo che non si piega di fronte a niente che nemmeno il tridente nettuniano gli incute timore.
L'unico a varcare quella sottile linea, quel brevissimo istante, quel ristagno di tempo, che separa il confine della vita.
Unico vivo in mezzo ai morti, vittima di quella curiosità innata dell'uomo, che esaurisce il più primordiale dei desideri, il più grande, l'irraggiungibile.
La storia di quell’Ulisse che ha fatto di tutto per salvare i propri compagni, dalle insidie di un tempo strano, dove il mondo finiva alle colonne d'Ercole, Scilla e Cariddi, dettavano ancora legge nei mari. Dove tutti rimanevano fedeli ai propri ideali, e dove uomini valorosi rischiavano la vita in imprese impossibili, con un unico obbiettivo, DIVENTARE LEGGENDA.
Quello era un mondo in cui il tradimento era il crimine più grave, tutti i popoli parlavano la stessa lingua, e le sirene (non ancora estinte) donavano ai venti le proprie melodie, che le diffondevano in tutte le terre.
E poi c'erano gli Dei, bisticcioni, dispettosi, un po' bambini e soprattutto invidiosi, che disfacevano, creavano, si trasformavano, insomma facevano di tutto, ma erano Dei!!

Questa è l'Odissea, un viaggio tra i meandri della vita, in un tempo sognato, dove Ulisse ci accompagna tra mostri e malefici, tempeste e tradimenti, per insegnarci valori, che oggi, noi, "uomini del futuro", stiamo dimenticando.
Questo è il libro che quell'instancabile viaggiatore ha voluto affidare alla Storia, perché lo portasse fino a noi e dirci che noi uomini siamo fatti per sognare, per perderci in quei mondi creati dalla nostra mente, dove tutto è possibile, tutto è meraviglioso, tutto è stupendo!
Fino a quando però l'avventura finisce, ci si accorge di essere svegli e che ormai "la notte è finita".


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010