Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
4ª edizione - (2001)

Aspettative

Eric Andeers cena nel silenzio più assoluto con sua moglie Helena.
Lui, con il viso sconvolto, i capelli in disordine, indossa ancora gli abiti da ufficio, sebbene siano ormai tutti spiegazzati e la cravatta allentata. Mastica in silenzio, ma indugia ogni volta che deve deglutire, con un’ombra angosciosa negli occhi.
La moglie, Helena, ha le guance ancora bagnate di lacrime occasionali, respira faticosamente, non ancora completamente libera dai singhiozzi. Non mangia quasi nulla. Il vestito che indossa, bianco con motivi verdi, è muto e si mantiene cupo, nonostante la sua natura brillante.
L’orologio, unica voce in campo, scandisce rumorosamente.
Si prosegue finché Eric sposta il piatto e si accascia sul tavolo, coprendosi il volto con le mani.
Silenzio.

Giorno seguente, stessa scena. Ma ora la cena è già terminata e il tavolo sgombero, loro due siedono uno di fronte all’altro. Momento di silenzio.
Parla lui per primo.
"Mi sento malissimo, non ho più forze"
La luce è forte e, se possibile, aumenta ancor di più. I suoi occhi scuri sono limpidi e profondi.
"Come se un muro portante fosse crollato, ma stranamente tutti gli altri sono ancora al loro posto, persino il soffitto, e dal buco lasciato da questo entra una luce bianca, intensissima. Questa luce mi acceca, copre tutto intorno a me, ma soprattutto mi rende trasparente, cosicché la mia anima è esposta fuori e mi sento molto triste"
Lei continua a tacere. Tiene lo sguardo basso.
"Penso che la luce e il silenzio siano i simboli migliori per descrivere quello che sento. Un silenzio immenso, totale, che non si può mandare via. In questo silenzio qualcuno sfiora un tasto di un pianoforte, una nota acuta, e la dilata col pedale. Quando anche l’effetto del pedale svanisce, allora aspetta un po’ e poi sfiora un altro tasto, non necessariamente lo stesso, ma comunque acuto e nella stessa ottava. E così via."
Lei alza la testa e lo guarda. È biondissima e pallida, ha occhi quasi blu intenso, il suo aspetto suggerisce un’idea di freddo. Lo fissa negli occhi con apprensione.
"Non è neanche soltanto la morte, l’unica causa. Nemmeno la preoccupazione per la mamma, per dove il suo spirito si trovi in questo momento. È che tante porte si sono spalancate insieme"
Gli occhi azzurri brillano. Continua a tacere.
"Mi trovo all’improvviso in un mondo che non capisco. Le scelte operate in passato, a cuor leggero, si sono rivelate definitive. Come in un corridoio di specchi, si riflettono da una parte all’altra e mi circondano. Mi sforzo di capirne la dinamica, ma non ricordo il momento in cui sono stato imprigionato: da un istante all’altro la mia vita è stata forzata in un’unica direzione, non c’è più stata alcuna scelta. Anche ricordare i tempi felici mi è difficile, non riesco a separarli da quelli già rovinati. Forse non c’è mai stata davvero una possibilità di scelta. Eppure…"
S’interrompe, fissa la moglie disperato e le afferra la mano sinistra con le sue.
"…Helena… ti ricordi?"
La voce è leggermente incrinata.
"C’è stato un tempo in cui eravamo felici, in cui gettavamo via molti progetti perché ne avevamo già così tanti e splendidi da realizzare. Ci sorridevamo a vicenda, ci facevamo coraggio nelle giornate buie"
Gli occhi di Helena brillano, poi inizia a piangere silenziosamente con un singhiozzo soffocato. Continua a guardarlo negli occhi, mentre gli stringe la mano con forza.
"Perché è tutto così freddo ora? Com’è potuto accadere? Perché non ci sono più progetti, perché tutto è fisso e sicuro? Non siamo poi così vecchi… E gli amici, dove sono finiti gli amici? Ne avevamo così tanti, com’è possibile che non ne sia rimasto più nemmeno uno? Siamo rimasti soli l’uno con l’altro."
Lei piange sempre più forte, ma ancora non distoglie lo sguardo. Pausa.
"Dall’altra parte, opposto eppure amico del passato, c’è il futuro. È tutto già scritto. Continuerò a lavorare, forse ci trasferiremo in una casa più bella. Andrò in pensione, invecchieremo."
Lei si calma, quasi non piange più. Non è mai sembrata così giovane e bella.
"Non so più cosa fare, sono malato. Non so come reagire e intanto c’è il silenzio e una luce bianchissima e ogni spostamento dell’anima fa male"
Non piange più del tutto, respira quasi normalmente.
"Non ce la faccio più. Questa vita è orribile. Non credi anche tu che questa vita sia orribile?"
"Dipende da che cosa ti aspetti, Eric. Dipende da che cosa ti aspetti."
Silenzio.

Lasciano la cucina, si preparano e vanno a letto. Eric spegne la luce e lei lo abbraccia, posa la testa sul suo petto e si addormenta poco dopo.
Ma lui non riesce a prendere sonno, è sdraiato sulla schiena, immobile, respira profondamente.
Non riesce a levarsi di testa le parole di sua moglie.
Fuori, buio e gelo.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010