Un'esperienza di lettura
Vivere tante esperienze contemporaneamente. Essere i tanti grandiosi personaggi dalle mille intense storie che popolano i libri. Poterli seguire sulle scie delle loro esistenze provando i loro sentimenti. Ma soprattutto credere che già solo pensare di tanto in tanto a loro li faccia esistere in una qualche dimensione dentro di me, mi spinge a un profondo amore innato per la lettura. Per me è più che una semplice evasione; è l'unico modo per poter sperimentare emozioni, sensazioni, esperienze che credo rimarrebbero irrealizzabili, inattuabili tutte in una sola esistenza. Pur essendo nata solo diciassette anni fa ho potuto provare i sentimenti del ragazzo che circa cinquant'anni fa si era trovato l'unico superstite ebreo di un collegio, scampato per un sottile e sarcastico gioco del destino. Mentre leggevo: La casa vuota di Claude Gutman, io ero il protagonista David che urlava impotente la sua disperazione per aver avuto la fortuna di essere stato per sbaglio dimenticato giù dal camion della ghestapo, arrivato pochi minuti prima che lui rientrasse in collegio da una scappatella notturna per salutare la ragazza amata. Provavo tutta la sua angoscia comportata dall'essere rimasto solo, seppur in una sorta migliore di quella dei suoi compagni, ma pur sempre l'unico, il superstite su cui grava una pazzesca scelta del fato. Le sue disperate domande senza risposta urlate chissà a chi mi facevano rabbrividire: non esistevano consolazioni, spiegazioni per quell'animo che potevo solo compatire, soffrendo con lui. Nei momenti di acuto dolore di David mi pareva sentire l'eco dei suoi singhiozzi dentro di me, mentre i miei occhi erano inumiditi dalle sue lacrime. Era incredibile, pazzesco: quel ragazzo vissuto una generazione prima di me mi faceva vivere le sue esperienze, mi faceva provare concretamente il suo dolore, la sua rabbia impotente. Io, come lui, mi trovavo davanti alle scene senza poterci far nulla ed era proprio questa passività a farci sentire dannare l'anima. Nella mia mente esplodevano i suoi interrogativi: a che scopo tutto ciò? Tutte quelle giovanissime vite perse in cosi poco tempo, negli attimi di una fugace notturna scappatella. E poi perché a solo uno il diritto di salvarsi? Non era forse lecito e umano lasciare a ognuno la medesima possibilità? David, il protagonista, come me provava con tutta la forza della disperazione l'elezione cui era stato prescelto. E l'odiava con tutto se stesso: non era forse meglio aver accompagnato i compagni all'atroce destino? Io con lui sentivo disumanamente l'odio nascere in noi per l'insegnante che finse di non accorgersi della mancanza di un ragazzo, sperando che almeno lui si potesse salvare. Non pensava a che crudele destino lo avrebbe lasciato? Nella successiva notte insonne, la voce di David, dentro me, implorava l'insegnante e la ghestapo di tornare indietro a riprenderci, perché l'essere lasciati così soli con tale grave peso addosso ci pareva persino peggiore del loro comune atroce destino. Non avrei mai immaginato, senza aver letto quelle pagine, che angosce, che travagli, quanto dolore comportò la deportazione anche ai sopravvissuti, a coloro che per un pazzesco gioco del destino scamparono alla sorte dei loro compagni. La confusione di David al ritorno al collegio vuoto e silenzioso, era anche la mia. Lo sconforto, l'incredulità iniziale. Poi la tremenda disperazione. Tutto esistito cinquant'anni fa in chissà quale remoto passato lontano da me, eppure da quando ho letto queste pagine ogni sensazione, ogni dolore del coraggioso David è entrata in me. Senz'altro filtrata poiché reputo impossibile che una emozione si possa tramandare genuinamente; ma sarei rimasta del tutto all'oscuro da tale grado di sentimenti, di dolore, di rabbia senza aver letto questo libro. Mi separano tre vite mie da quel fatidico giorno in cui David perdette ogni cosa, compresa l'infanzia, eppure io sento che dopo le esperienze che ci hanno accomunato per tutto il tempo della lettura, non mi potrò mai più separare da lui: egli vivrà sempre in me. Come vivranno in me tutte quelle sensazioni che scoprii grazie a David.
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