Simone
Insieme avevamo lottato contro il destino melmoso che ci attendeva al varco, e per molto tempo ho pensato che avevo pagato la mia libertà con la sua morte.
Così si chiude il libro: Simone è libera, libera di essere quella che è, libera di scoprirsi, libera di diventare ciò che vuole senza più i vincoli della rigida educazione borghese e perbenista che l'hanno tenuta legata per anni, anche dopo essere riuscita a prendere coscienza del proprio rifiuto per l'ambiente della sua nascita. Zazà, che con lei è cresciuta e come lei si è ribellata, ma in modo abissalmente diverso, muore.
Autobiografia dell'infanzia, dell'adolescenza e della prima età adulta di Simone di Beauvoir, ma non solo questo: nelle pagine che sono scivolate una per volta sotto i miei occhi avidi c'ero io, c'era la mia vita. Fra quelle righe c'era qualcosa di non scritto ma che ho potuto vedere e sentire; ho potuto rileggere la mia storia, rivedere la mia vita, ritrovare le immagini del mio passato e guardare nascere nuovi sogni, nuove speranze per il mio futuro.
Ho fatto un viaggio dentro me stessa, ho scoperto cose di me che nemmeno immaginavo; le parole di una donna che scrisse di sé e della sua storia, di una grande autrice che mai mi avrebbe conosciuta, mi hanno fatto trovare un mondo che in gran parte non conoscevo ma che mi appartiene: me stessa.
Ho provato l'emozione di conoscere tutte le più sottili sfumature della mia anima e della mia mente; finalmente conosco l'estasi di assistere ad ogni attimo della mia continua trasformazione, di parlarmi, di guardarmi dall'interno e dall'esterno. Mi svelo tutti i pensieri che senza tregua, incessantemente, volteggiano nel mio cervello, ho il coraggio di confessarmeli e di accettarli, accoglierli tutti, senza esclusioni, anche i più bui, i più ambigui e oscuri, quelli che possono sembrarmi cattivi, malati, perversi.
Ora so di essere una totalità, un essere unico nella mia infinita molteplicità e contraddizione, sono una cosa sola eppure sono tutto nello stesso istante.
Cammino per strada e sorrido di un sorriso solitario nell'ascoltare la poesia delle mille voci che mi parlano dalla profondità di me stessa; seguo tutti i personaggi creati dai frammenti della mia personalità sfaccettata e le loro storie, creature di un unico, insostituibile, impenetrabile essere: io.
Questa visione, così larga e totale, mi coglie all'improvviso e la mia anima ride e il suo riso dona una nuova luce ai miei occhi: è come se possedessi un segreto, accessibile a pochi e, per un attimo, mi sento un mondo a se stante, completo e indipendente nella mia entità di individuo.
Allora sento di poter affermare e urlare dentro di me: sono un'individualista, come dice serenamente Simone nelle sue Memorie di una ragazza per bene.
Ma, nonostante ciò, so di non bastare a me stessa. Ho bisogno degli altri, ma il mio bisogno è di autentica comunicazione, è la necessità di conoscere la loro interiorità e di dischiudere loro la mia. Voglio sapere come sono, non ascoltare semplicemente i loro racconti su quello che fanno o che succede loro; solo, questo accade troppo di rado e con troppo poche persone.
Troppo spesso la superficialità mi schiaccia, mi soffoca, mi assale da ogni parte.
La paura più grande della giovane Simone è la Morte; la mia, non esistere. E per non esistere bisogna cedere all'incomunicabilità, sparire, rinunciare a dire a tutti ci sono, sono io, sono un mondo da scoprire.
Una grande certezza nasce ora in me: voglio creare, per dare qualcosa agli altri, per restare nella loro memoria; voglio fare parte dell'eternità che ho sfiorato tra le pagine di questo magico libro. Voglio scrivere: un sogno così vicino e insieme lontano, ma raggiungerlo sarebbe meraviglioso, una poesia. Sarebbe non morire, sarebbe esistere per sempre.
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