Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
5ª edizione - (2002)

Un'esperienza di lettura

Furono grandi, in passato, i tempi dell'incoscienza, enormi abissi torbidi nei quali naufragavo, tra orizzonti liquidi, fitti di squali che mordevano lacerando come paure.
In essi più di una volta ho rischiato di sprofondare.
Il fondale scuro e fangoso come l'ignoranza voluta, cercava di trarmi a sé con vane promesse sterilizzanti.
Furono molti gli errori e gli orrori commessi.
Le palpabili nebbie di un mattino eterno offuscavano i miei occhi, impedendo i miei passi, segregandomi in perpetui movimenti circolari, orbite di oscuri pianeti, dove la vita non vale la pena di esser vissuta, ma solo strappata con forza e violenza, giorno per giorno, dalle mani di un inerme creatore.
Erano giorni in un paese di ciechi volontari, erano tempi bui.
Di spiragli di luce che fendevano le tenebre, non ve n'era traccia, oppure i miei occhi troppo chiusi non potevano scorgerne i guizzi.
Ma poi, quel cupo non senso che caratterizzava il susseguirsi immutabile delle mie giornate, mi diede la nausea, quella nausea che parte da un cervello in panne e precipita a strapiombo nello stomaco, facendo venir su tutto; tutto il tempo trascorso, granello per granello, in un pugno di sabbia soffiata via dal vento del tempo, insieme a quei giorni che parevano felici, di cieli sgombri da nuvole scure che lentamente si avvicinavano.
Ora erano solo periodi di detenzione trascorsi in un cubo di due metri per due, ovattato ed insonorizzato, lentamente capivo i miei errori, ma non come avrei potuto evitarli, del resto neppure oggi riesco a darne spiegazione alcuna.
Iniziò così, la mia febbricitante ricerca, la ricerca di qualcosa che galleggiava nel nulla.
Correvo per gli sterminati paesaggi desolati del mio cervello, cercando quel luogo incantato, con le gambe pesanti e molli che a stento reggevano il mio peso.
Arrivai, dopo aver macinato chilometri su chilometri, ad una conclusione che mi fece cessare la mia estenuante ricerca.
Capii che i miei problemi, nascevano dalla mia parte umana; tutto portava alla mia incomprensione dell'intera umanità, e di conseguenza di me stesso.
Non ero né il primo, né l'unico uomo sulla Terra, anche se da principio, in fondo al cuore, questo mi sembrava essere.
In verità altri prima di me, erano passati da questa condizione, con il vuoto che li accompagnava per mano.
Iniziò così la vera ricerca.
In un'atmosfera onirica, le pagine del grande libro umano, si sfogliavano davanti ai miei occhi e con la gola arsa da quell'insolita sete mai calmata, traevo pian piano sollievo, i miei occhi, da piccole fessure chiuse dall'oscurità, sorgevano come minute albe, il sangue arrivò a toccare le mie estremità.
Tutto era già stato scritto, i mostri delle mie paure, in passato, erano già stati dissolti, ed ora iniziavo a capire come.
L'uomo, o meglio l'istinto umano, trovandosi intrappolato in un mondo e in una mente che non era in grado di capire e usare, trovò il modo di esorcizzare, i demoni del cervello, ogni uomo ha contribuito ha scrivere, le istruzioni per la vita, quelle stesse, che sarebbero dovute arrivare all'alba dei tempi, insieme a quel pacco contenente l'uomo, del quale, il mittente ancor oggi, non è del tutto chiaro.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010