La Fuga
Sto guardando fuori dalla finestra ma non vedo assolutamente nulla. La nebbia che circonda il mio palazzo è talmente fitta che sembra non ci sia nient'altro attorno escluso l'indefinito grigiore che l'accompagna sempre. Tutto pare ovattato e sento che la velata malinconia che impregna l'aria sta cominciando ad angosciarmi. Cerco di scacciare i brutti pensieri aggrottando le sopracciglia e mi allontano dalla finestra.
Il congegno sotto di me è talmente pesante che mi fa sospirare.
Anche se è tanto tempo ormai che uso la sedia metallica, non mi è ancora famigliare; faccio fatica a spostarmi attraverso i corridoi stipati di mobili.
Finalmente raggiungo la mia camera, stretta e un po' angusta come il resto della casa.
Sulla scrivania trovo ciò che cerco: un mondo meraviglioso. Un mondo che parla di Alice, una bambina bionda che per magia riesce ad entrare nella tana di un coniglio. Lo so che può sembrare stupido a sentirlo così ma lei ci riesce realmente perché, essendo il suo un mondo appunto magico, ha la capacità di diventare più grande o più piccola a seconda della situazione; oppure parlare con le piante, risolvere gli indovinelli di strana gente matta... Alice può fare un sacco di cose belle. Certo se io fossi stata in lei non avrei fatto tutte quelle sciocchezze, tipo bermi una pozione solo perché c'è scritto "Bevi!"; ma forse è meglio così visto che con me, saggia protagonista, il racconto sarebbe stato probabilmente più breve e di sicuro molto più monotono...
Molte volte però Alice mi fa proprio arrabbiare e devo smettere di leggere: quando per esempio si infila in situazioni senza né capo né coda dalle quali non riesce a tirarsi fuori? Che fastidio! Mi sento totalmente irritata mentre invece dovrebbe esserlo solo lei...
Soprattutto dovrebbero essere bambine molto più piccole di me a leggere la sua fantastica storia; ma non mi reputo stupida o infantile. Alice, insieme a tutti gli altri miei amici, è un mondo, anzi, sono tanti mondi diversi nei quali io vivo. Mondi nei quali sono libera e felice, dove la noia non esiste e la tristezza è in realtà romanticismo.
Se voglio posso essere un albero, oppure un fiore, o un uccello e volare lontano verso luoghi che mai nessuno ha visitato. Viaggio al fianco di eroi su navi leggiadre dal legno scolpito con le loro gesta; affronto mostri nelle viscere della Terra e li sconfiggo; incontro l'amore che sconvolge fatalmente tutta la mia esistenza da un giorno all'altro.
Posso vivere in una dimenticata, anonima casa francese dove si consumano tragedie impensabili così come per strada, sudando e soffrendo la fame e la sete, alla ricerca della pace interiore.
Ho conosciuto in questo modo poeti innamorati e giocolieri, donne bellissime e abbandonate dal proprio amato, assassini e pazzi, elfi e fate e ogni volta che loro ballavano, ballavo con loro; loro piangevano e io altrettanto, loro morivano e una parte di me rimaneva presso i loro corpi senz'anima; loro, che avevano vissuto tutta la loro esistenza solo per me, per regalarmi magari una risata o per condividere una lacrima.
Proprio questi sono i miei mondi, che io amo più di me stessa e che ogni giorno, mentre sfoglio le pagine, si colorano di vita e, forse solo per brevi istanti, mi avvolgono di sogno riuscendo a sopraffare la nebbia, il grigiore e l'odiato suono del metallo che sbatte.
Ogni libro per me è una realtà diversa, ma non per questo meno presente e vera. Ogni copertina nasconde segreti che nessuno potrebbe mai immaginare e che mi è difficile scoprire anche dopo aver finito la storia. Ma ciò che mi rimane alla fine non è mai la "conoscenza" come tutti la intendono; è un qualcosa di molto più impalpabile e sfuggente, è il senso di essere stata resa partecipe di una vita, che pur non essendo la mia, mi ha dato emozioni e sentimenti che forse non mi capiterà più di provare. Questa esistenza, anche se fantastica e improbabile, diventa la mia personale esperienza di vita.
Ascolto il mare che si infrange sugli scogli; fisso le pigre nuvole nuotare in cielo; sono sdraiata in mezzo al profumo dell'erba appena tagliata; gioco nel fiume con il mio cane nero con una macchia bianca sull'occhio... allora? Sono solo lettere su un foglio o qualcosa di più?
Accarezzo la copertina passando un dito sui bordi, un sorriso malinconico incrina le mie labbra; la tristezza autunnale ce l'ha fatta ad acchiapparmi.
Raggiungo la libreria e ripongo con cura Alice nel posto che le spetta.
Poi guardo lo scaffale provando un'inspiegabile tenerezza. Proprio quella grande scatola marrone contiene la mia vita: ogni ricordo, ogni pensiero e ogni sogno giace tra le righe di quei libri; li conosco ormai a memoria ma tutte le volte che li prendo in mano è un viaggio differente.
Sono esattamente come le persone: le prime due volte che ci parlo magari mi piacciono, ma le volte successive voglio loro bene. Se poi mi sono amiche le riscopro tutti i giorni fino ad amarle.
Ciascuna storia è come un vecchio amico, che mi tira su ma riesce anche a raccontarmi qualcosa di nuovo.
Osservo di nuovo lo scaffale e passo in rassegna i titoli dei libri, li saluto.
I miei amici sono l'unico mezzo per sfuggire alla prigione della casa. Cammino di nuovo fino alla finestra e fisso la nebbia. Ops...
Va bene, lo ammetto: mi sono anche immaginata la sedia a rotelle per giustificare l'angosciante clausura dei muri di casa, per avere qualcosa dalla quale, attraverso la fantasia, poter sfuggire. Un tentativo proprio patetico.
Il vero mostro dal quale vorrei scappare invece è solo la quotidianità.
Quando mi rinchiudo nel mondo vivo e colorato dei libri è solo per poter gustare ciò che non sarà mai mio, per non dover più fissare quell'opprimente grigiore che è la solita esistenza.
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