Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
5ª edizione - (2002)

Un'esperienza di lettura...

Leggere significa immaginare. Spesso le pagine di un libro sono il veicolo per i miei pensieri, per i miei sogni o anche per i miei dolori.
Fin da bambina ho amato la lettura perché allora trovavo efficace il silenzio che essa comportava. Il silenzio è silenzio che parla a chi lo vuole ascoltare, è una voce tra le voci.
Crescendo sono arrivata a pensare che forse un silenzio è più efficace di mille parole urlate e così ho capito che la cosa più grande che io potessi fare nella mia vita fosse scrivere.
La scrittura è un mezzo potentissimo ma purtroppo arriva solo a chi se ne vuole servire, mentre la voce arriva o sembra arrivare a chiunque. Certo è che sia la voce sia la scrittura sono voci. Ma mentre la prima è scelta nel momento, la seconda è codificazione delle parole che abbiamo nell'anima.
Prova di ciò è la grandezza di significati che un libro ci propone nel tempo. I sentimenti, le emozioni e gli spunti interpretativi che un libro ci offre sono sempre nuovi perché si tratta di un dialogo che avviene tra l'anima dello scrittore e quella del lettore. Si tratta cioè di una relazione intima e irripetibile tra due soggetti. Dipende poi dal grado di sensibilità reciproca capirsi, scontrarsi o semplicemente informarsi.
Uno dei libri che maggiormente ha provocato in me emozioni e partecipazione è Jane Eyre di Charlotte Brontë. Nella protagonista ho ritrovato scene già viste nel corso della mia vita che solo ora ho capito essere state determinanti per la mia formazione personale.
La mia storia e quella di Jane sono entrambe improntate al negativo. Le avversità, i colpi di scena, i dolori sono stati per ambedue compagni di vita ma alla fine ciascuna ha saputo, nel succedersi degli eventi, trovare la forza per scegliere il Bene.
Io come Jane mi ritenevo una persona debole, sola, incompresa dal mondo circostante, diversa per idee e scelte di vita ma come lei mi sono ritrovata alla fine più forte di quanto pensassi. Un'infanzia difficile, una serie di lutti, la mancanza di affetto e di comprensione, un'educazione severa e un luogo formativo che tenta di cancellare la tua personalità per omologarti agli altri, rafforza il tuo Io. Solo con la consapevolezza di essere amati da qualcuno, che è più in alto degli altri, nonostante i propri difetti o solo al di là delle proprie debolezze, si impara ad amare se stessi e a valorizzare quelle attitudini che molti ritengono inutili.
Jane studiava in un clima meccanicistico e di terrore dove si preparavano giovani insegnanti capaci di svolgere con rigore il loro ruolo di future educatrici che, purtroppo, avrebbero trasmesso ciò che avevano subito e cioè l'annientamento di se stesse e dei loro bisogni. Jane però riesce a trovare in questo buio la luce dell'amicizia e ad assaporarne il dolce sapore.
Qui è posta la prova che la vita dell'uomo è fatta per amare e non per le menzogne.
Il vero amore Jane lo trova in Lord Rochester, un prodotto scadente della società del suo tempo che nemmeno con l'amore della giovane riesce a risollevarsi dalla sua condizione miserevole di bugiardo calcolatore.
Ancora una volta la protagonista si sente schiacciata, delusa e di nuovo sola. Jane ed io ci siamo ritrovate nella stessa situazione ma entrambe abbiamo capito che la vita è un continuo passaggio dalla gioia al dolore e abbiamo saputo risollevarci.
La forza di ricominciare è sempre più imperante in noi che la voglia di lasciarci andare. Alla base di questa forza c'è l'amore per la vita e la volontà di non abbandonare mai il nostro cammino.
Il romanzo si conclude a lieto fine e Jane raggiunge finalmente la felicità. Io non posso dire di assomigliarle anche in questo, sarà il tempo a dirlo. Per ora ho capito dalla vita di essere una persona con dei difetti, delle qualità, delle idee che, se anche mal si conciliano con quelle della maggioranza, non è detto che siano sbagliate. Le mie debolezze, i miei sentimenti, i miei ideali sono parte di me e non voglio annullarle per diventare il prototipo dell'uomo comune. Voglio anzi sviluppare e servirmi della mia sensibilità per mandare un messaggio a chi mi vuole ascoltare. Anche la storia di Jane cercava silenziosamente un ascoltatore capace di immedesimarsi in lei e in me lo ha trovato. Sperando anch'io di aver toccato con le mie parole l'anima di qualcuno prometto di continuare ad amare la vita, di rendermi portavoce degli errori del mio tempo e dei miei, per cercare di migliorare le cose.
Se le mie parole arrivassero a rispecchiarsi in quelle scritte nell'animo di qualcun altro allora potrei dire di aver svolto a pieno il mio compito.
Il Bene esiste perché è il nostro stesso fondamento e si manifesta anche attraverso la scrittura.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010