Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

Lettera a Sofia
di Federica Ferri
Menzione d'onore

Cara Sofia,
leggendo sui giornali le riflessioni di tanti opinionisti che parlano di noi giovani come se fossimo specie biologiche di cui analizzare il comportamento e non il risultato di ciò che i loro coetanei ci hanno insegnato, o addirittura quello che erano loro qualche anno fa, apprendiamo che una delle nostre peculiarità è quella di ricercare "emozioni forti" che dimostrerebbe il nostro "disagio giovanile".
Sì, hai notato? Noi siamo "sempre a disagio", ci vestiamo "sempre in modo strano", siamo dei "maleducati", capisci quindi che quando mi sono accorta che non mi sentivo molto a "disagio", ma che soprattutto anche un libro era un'emozione mi sono chiesta se dovevo preoccuparmi...poi ho letto di te e mi sono risposta no, no perché in fin dei conti alcune categorie ce le mettono in testa o addosso gli altri e noi sappiamo bene che il libro è una passione come cantare o ballare, ad alcuni piace ad altri no. Il libro per me, come penso per te, ha in sé un'emozione non solo successiva alla lettura, ma anche dovuta al contatto iniziale, quando è lì nelle tue mani... Vecchio o nuovo che sia ha un suo odore, il rivestimento ha una sua consistenza particolare e la copertina se mostra un disegno ne capisci l'origine solo dopo averlo letto (se non illustra il titolo) e allora pensi sia il protagonista, l'autore, il luogo dove si svolge o semplicemente un'immagine adatta che attira l'attenzione o "sta bene" lì. Poi c'è il rituale che precede la lettura e penso che in questo ci sia un po' di noi quand'eravamo bambini e abbiamo preso per la prima volta in mano un libro. A lungo andare infatti un libro diventa familiare, quindi bisogna conoscerlo, si impara a metterlo in tasca misurandone il formato, si guarda se è diviso in capitoli e se questi sono titolati e, cosa del tutto personale e strana, si legge l'ultima frase dell'ultima pagina. Ecco allora la storia inizia e si snoda se non ti piace lo pianti lì se ti piace distogli gli occhi da altri libri più grossi e spesso molto noiosi (!) e vai avanti a leggerlo; ne prendi alcune frasi, espressioni e diventano tue anche quando scrivi, attribuisci alle persone che ti circondano i nomi dei personaggi che suonano meglio o fanno ridere. La storia si tratteggia sempre nella tua mente nei luoghi che hai conosciuto che, grazie alla fantasia, si restringono, si ingrandiscono o si abbelliscono, ma ti ritornano in mente e grazie al libro non li dimentichi e non dimentichi ciò che lì hai vissuto o eri. Entri nel gergo dell'autore che anche se non è moderno diventa famigliare perché si impara a capire il suo modo di costruire le frasi e la punteggiatura. E quando ti sembra che una parola sia adatta o stonata, una frase lineare o contorta, una descrizione equilibrata o esagerata ti accorgi che dietro uno scritto c'è una persona che ci ha lavorato che può aver sbagliato (secondo il tuo parere), ma che comunque è sul tuo stesso livello, scrive, usa delle parole e può sbagliare come anche tu puoi sbagliare a capire. Così i libri di lettura non hanno la stessa irrevocabilità che gli altri (quelli che noi amiamo molto!) pretendono di avere, i libri di lettura sono pensieri, emozioni, sentimenti che puoi condividere o meno, sentire vicini o no. Nonostante tutto ciò e nonostante io abbia passato pochi momenti della mia infanzia senza un libro da leggere, una domanda che mi ha sempre bloccato è quella che mi hai fatto, "parla di un libro letto" o "un'esperienza di lettura". Quando infatti cerco una risposta mi si sovrappongono le sensazioni di tutti i libri che ho letto, i personaggi diventano la somma di tanti caratteri e gli ambienti anche, così devo fare uno sforzo per ricordare e per nominare un libro senza escluderne un altro, spesso poi non ricordo il titolo nemmeno quando sto leggendo il libro perché in quel momento è solo il "mio" libro e non ha titolo. Inoltre un libro ti viene in mente o meno a seconda del periodo della vita in cui l'hai letto, se vuoi rimuovere una fase del tuo percorso sta pur certa che non ti verrà in mente il libro che stavi leggendo o, se ti viene in mente, vuol dire che in "lui" ti sei rifugiata per cercare persone, ambienti, esperienze nuove. Pensandoci un libro che ho amato tantissimo è Il Velocifero di Santucci l'ho letto quando avevo circa undici anni e l'ambientazione nella nostra città, Milano, insieme alla storia di una famiglia che avrei sempre voluto avere, grande con tante figure di riferimento, unita, mi ha conquistato e segnato molto soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra i due fratelli che ho cercato di riportare al mio con mia sorella. Ecco, come ti dicevo, aprendo questo angolo della mia infanzia mi viene in mente il letto della mia vecchia casa su cui ho letto altri libri bellissimi, La Storia infinita di Ende con, al di là di tutti i messaggi che vi si possono leggere, l'accostamento immediato con il "lettore protagonista" che si trova all'interno della storia stessa, cosa che se sei piccolo ti fa paura e se sei grande è bellissimo, Alle sette del mattino il mondo è ancora in ordine libro di cui non ricordo niente tranne la sensazione che mi ha dato di grande pace, un libro visto dalla parte di un bambino che vede la sua famiglia... Questo argomento mi riporta invece ad un libro appena letto Ci sono bambini a zig-zag che ha il potere, rivolgendosi sia ad adulti che ai bambini, di ricordare a noi che stiamo in mezzo tra le due età le nostre paure e i nostri sentimenti e di fare in modo che crescendo non dimentichiamo proprio quello in cui abbiamo creduto. Mi vengono in mente altri libri, ma sarebbero troppi e poi sono momenti messi lì che non sempre si vogliono fare rinascere, come non tutti amano rileggere i libri (io sono una di quelli e per questo motivo non li ricordo) e quindi li tengo lì...
Abbiamo chiacchierato è venuta fuori una lettera spontaneamente, forse perché voleva essere il più possibile una cosa lontana dalla scuola, dedicata ad una passione nostra, non volevo fosse un tema; lo so non mi leggerai, ma non ho avuto il coraggio di reprimere ciò che è venuto spontaneo: entrambe sappiamo che se uno scritto non è spontaneo non arriva, non trasmette niente, manca della sua caratteristica principale. Hai creduto nei libri e quindi sai che scrivendo si ha anche la licenza di immaginare e da parte mia di creare un ponte con te, non leggerai ciò che ho scritto, ma non tutti leggono tutti i libri che gli altri scrivono.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010