Un'esperienza di lettura
Un libro che ho letto di recente e che mi ha entusiasmato molto è stato Racconti fantastici del terrore di Edgar Allan Poe.
Per capire meglio il modo di scrivere di questo scrittore ritengo che sia giusto entrare un po' nella sua vita, curiosando nella sua biografia.
Nacque a Boston nel 1809 fu poeta, scrittore e critico letterario. È conosciuto soprattutto per i suoi brevi racconti di terrore e mistero. Rimase orfano ancora piccolo e fu adottato. Studiò in Inghilterra e, a 11 anni, ritornò negli Stati Uniti. Qui continuò a studiare, ma, per il suo modo di vivere non molto retto, beveva e giocava, e per i suoi debiti, il padre adottivo, lo costrinse ad andare a lavorare in una ditta come impiegato. Mansione che a Poe non piaceva e che non mantenne per molto. Contemporaneamente pubblicò il suo primo libro. Si arruolò poi nell'esercito statunitense, ma anche qui non vi rimase per molto tempo perché fu cacciato per negligenza. A questo punto suo padre lo ripudiò per sempre. Continuò a scrivere libri e racconti, fu redattore di varie riviste, si sposò, ma rimase presto vedovo. Per il dolore e la sua condotta di vita non esemplare, droga e alcool, morì giovane a solo quarant'anni. A mio modesto parere direi che il suo modo di vita fu sicuramente anticonformista, un po' anomalo e coraggioso per quei tempi. Forse è proprio per questo che è riuscito a scrivere una vasta produzione di racconti che si possono paragonare ad affascinanti viaggi nell'universo del mistero e delle paure che risiedono in ognuno di noi.
Per ritornare al libro che ho appena letto si tratta di una raccolta di brevi racconti fantastici: Lo scarabeo d'oro, Il ritratto ovale, Il pozzo e il pendolo, La botte di Amontillado, Quattro chiacchiere con una mummia, Il cuore rivelatore, I delitti della Rue Morgue; scritti dal poeta-scrittore per un giornale e che si possono ritenere i primi di un genere letterario divenuto poi famoso e molto letto: quello poliziesco.
Mi trovavo in libreria e mi sono avvicinato a questo libro quasi per caso, forse perché da sempre mi incuriosiscono storie fantastiche e misteriose. Ho deciso di prenderlo ma, se devo essere sincero, pensavo di trovarmi di fronte al solito libro di paura e terrore, come gli altri già letti, dove sai già come va a finire e chi è il colpevole, ma ho dovuto ricredermi subito. Le parole di Poe hanno avuto la capacità di catapultarmi in un'atmosfera surreale e magica dandomi emozioni insolite.
Come quelle provate a pagina 74 dove le affermazioni C'era proprio l'abisso spalancato, le pareti mi spingevano inesorabilmente, l'agonia della mia anima trovò sfogo in un ultimo grido di disperazione riuscivano ad immergermi in quella assurda situazione di paura, morte e salvezza provata dal protagonista, chiuso in una squallida e tetra cella di un carcere dell'inquisizione spagnola (tratto dal racconto Il pozzo e il pendolo).
Leggendo tutto ciò, mi sono ritrovato io stesso personaggio del libro, soffrivo, avevo paura, gioivo e, come mi era successo durante la lettura del racconto Lo scarabeo d'oro, mi scervellavo nella risoluzione di enigmi difficilissimi e improbabili per trovare la soluzione di uno scritto in codice.
Era la prima volta che provavo tutte queste sensazioni leggendo semplicemente delle pagine di un libro. Il sarcasmo e il grande ingegno usati dallo scrittore mi hanno dato la dimostrazione di come siano importanti le parole e il loro modo di essere usati. Emblematico di questo modo di scrivere è, tra i tanti, il racconto Quattro chiacchiere con la mummia specialmente nel momento in cui, con alcuni amici il protagonista decide di far rivivere, con una scossa elettrica una mummia. Questa, destatasi dal lungo sonno, inizia a parlare rimproverando gli amici per il modo poco gentile con cui l'avevano svegliata e prendendoli in giro, mettendo in evidenza gli aspetti più ridicoli del loro comportamento usuale. Il racconto continua con la mummia che parla di sé, degli antichi egizi e dei continui confronti fatti con la vita degli americani nel diciannovesimo secolo. Ancor più esilarante è la conclusione del racconto, dove il protagonista si convince che la sua vita e quella del suo paese gli dà nausea, così: "Non appena mi sarò raso e avrò preso il caffè, correrò da Ponnonner a farmi imbalsamare per un paio di secoli".
Certo che Poe aveva ed ha tuttora una grande capacità: quella di far restare appiccicati ad un foglio persone apparentemente disinteressate, come potevo essere io, all'inizio della lettura del libro. Tutto ciò, come ho potuto costatare proprio di persona, è un grande potere che si trova in mano uno scrittore o una persona comune quando incomincia a scrivere. Dopo queste mie considerazioni ho continuato a leggere il libro con più interesse e bramosia, sia per sapere come la vicenda andasse a finire, sia per scoprire come lo scrittore riuscisse a scriverla e quali parole o frasi potesse utilizzare. Più leggevo più ne rimanevo affascinato perché mai, o quasi, erano quelle le parole o le frasi che io avrei usato.
Arrivato alla fine del libro mi sono ricreduto su alcune mie affermazioni come quella di pensare che scrivere fosse un'operazione triste, noiosa e inutile. Edgar Allan Poe è riuscito con semplicità a farmi scoprire un mondo nuovo dove, come per magia, con la forza delle parole, chi legge diventa esploratore e il romanzo diventa scoperta.
Non dico che d'ora in avanti inizierò a scrivere racconti anch'io o farò i temi assegnatemi a scuola con immenso piacere, ma sicuramente li vedrò sotto un altro aspetto. Scriverò sapendo che i miei scritti saranno occasione per dire anch'io qualcosa al mondo, anche se di mondo piccolo si tratta.
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