Tra amore e odio: Romeo & Giulietta
"Litigioso amore, amore odiato, che dal nulla fu creato". Romeo e Giulietta.
Il mio amore per la letteratura s'apre sulla bella Verona, dove il grande William Shakespeare racconta la tragedia di due nobili famiglie che, per un odio antico, distruggono le vite dei loro figli.
Da questo loro odio discende un amore tra i più puri al mondo che ancor oggi vive come allora.
Romeo e Giulietta, due giovani amanti nati sotto cattiva stella, un amore soffocato, sofferto, senza alcuna ricompensa se non la morte che li porta via da quel mondo che non li voleva uniti.
Tragedie, dolore hanno sferzato i loro cuori e le loro vite rendendoli immortali.
Due ragazzi, due vite e un solo destino...
Tutto comincia nel momento in cui Romeo poggia il suo sguardo da pellegrino ferito sul dolce e candido viso della bella Giulietta, gli occhi di lei dentro gli occhi di lui, è un attimo... le loro mani si sfiorano e un casto bacio sfuggevole sulle labbra firma la loro condanna a morte...
I loro cuori trafitti da un amore di dolore, passione, soppresso sul nascere da quelle famiglie ipocrite e cieche per accorgersi che il loro futile male ha portato alla morte i loro unici figli.
Nessuno sapeva quanto fosse grande il loro amore, nessuno poteva capire quanto l'uno compensava la vita dell'altra, eppure, tutti cercavano di tenerli il più lontano possibile.
Quante vite innocenti si sono sacrificate per quest'odio tra Montecchi e Capuleti; il solitario Mercuzio: colui che mi ha più ferita e rattristata alla sua "uscita", lui che amava mascherare la sua solitudine e il suo rammarico burlandosi degli altri, la paura era così ben nascosta nei suoi occhi che si percepiva appena. Lui, che diceva di non aver bisogno di niente e nessuno, al momento della sua morte era terrorizzato al sol pensiero di dover lasciare quel mondo che lo aveva tenuto in grembo fino a quel momento e maledisse Capuleti e Montecchi, Montecchi e Capuleti che lo portarono a una fine così atroce.
L'ambizioso Tebaldo che firmò la condanna all'esilio di Romeo... Romeo dev'essere esiliato.
Esilio; parola meschina, terrificante per il povero e giovane innamorato che la vedeva come una punizione molto più dura e devastante della morte stessa.
La sua amata lontana dai suoi occhi. Un incubo che non poteva esser vero.
Dopo tanto cercare, finalmente l'amore per lui era arrivato e non voleva che svanisse come un sogno.
Erano disperati entrambi i novelli sposi dopo aver appreso il verdetto del Principe, che la morte non li spaventava più ormai, e, decisi di ciò che stavano per compiere, uno s'avvelenò e l'altra si pugnalò mettendo la parola "fine" a quella loro sofferenza terrena che li voleva tenere a tutti i costi lontani dagli occhi e lontani dal cuore.
Se non fosse andata così questa tragedia, ma in un altro modo?: Romeo sa del piano architettato da Frate Lorenzo, tutto va come doveva andare e i due ragazzi fuggono a Mantova dove vivranno una vita meravigliosa... pensate che sarebbero diventati lo stesso quello che sono ora per i ragazzi d'oggi?!
Sarebbe stata la classica e banale vita e fuga d'amore di due adolescenti poco compresi dalle rispettive famiglie.
"[...] Questo germoglio d'amore che si apre al mite vento dell'estate, sarà uno splendido fiore quando ci rivedremo ancora. Buona notte, buona notte! Un sonno dolce e felice scenda nel tuo cuore come nel mio!".
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