Come io vedo il Mondo
"L'individuo è cosciente della vanità delle aspirazioni e degli obiettivi umani e, per contro, riconosce l'impronta sublime e l'ordine ammirabile che si manifestano tanto nella natura quanto nel mondo del pensiero. ... e vuol vivere nella piena conoscenza di tutto ciò che è, nella sua unità universale e nel suo senso profondo."
Solo in questo senso Einstein era profondamente religioso, la sua concezione della spiritualità era completamente diversa da quella contenuta in ogni religione del suo tempo e lui lo sapeva. Era un tipo molto solitario e scontroso, disprezzava la propria epoca e sdegnava la società in molti dei suoi aspetti; ha depositato i suoi pensieri e le sue riflessioni in un libro: Come io vedo il mondo sperando così che qualcuno, leggendolo, potesse trovare l'ispirazione, lo spunto necessario alla ricerca scientifica ai suoi più profondi livelli.
Il suo concetto di "Religiosità cosmica", come senso di mistero e di infinito e come ricerca di un significato esula completamente dai dogmi delle grandi religioni e, dice lui stesso, non è facile da comprendere se non è condiviso.
È successo per caso che io abbia letto questo libro, ma è stato un caso fortunato, poiché sono diversi anni che, distaccatami dal cristianesimo, religione alla quale sono stata educata, stavo cercando di capire il sentimento religioso che mi legava al mondo.
Per me, come credo per Einstein, è stato un processo lungo, e ancora adesso non ho una risposta a moltissimi degli interrogativi che mi pongo, eppure leggere le sue parole, il suo tentativo di definire i contorni della propria anima, mi è stato di grandissimo aiuto.
Nel capitolo intitolato "Religione e scienza", a mio parere il più bello del libro, lo scienziato ripercorre la storia della religione, cercando di capire l'esigenza che ha portato l'uomo ad immaginarsi le diverse forme di divinità emerse in secoli di storia. L'analisi è breve e piuttosto sommaria, ma leggendola vi ho ritrovato i miei stessi pensieri, espressi in un modo più razionale e meno intuitivo naturalmente, ma pur sempre gli stessi.
Abbracciare la "Religiosità cosmica" è un po' ritornare alle origini del pensiero religioso, a quella consapevolezza dell'esistenza di qualcosa in più, che ha spinto l'uomo a concepire le diverse religioni. Ma poiché questa spiritualità non vuole essere una vera e propria religione, essa non necessita di dogmi morali, di leggi o scritti didattici, essa si limita all'interiorità dell'individuo, che è libero di seguire la propria anima.
Personalmente non credo che l'uomo debba seguire una morale giusta, temendo l'ira di Dio, bensì perché crede ad essa e vuole realizzarla.
Ho visto e sentito troppe volte di persone che per la propria religione hanno compiuto gesti terribili; ho letto troppe volte di intolleranza o semplicemente di mancata comprensione fra diverse culture.
A mio parere la religione dovrebbe essere la risposta a delle esigenze interiori dell'individuo e non un mezzo di influenzare le masse o comunque di uniformarle.
Non potendo cancellare la storia, non posso fare altro che stare a guardare, ma sono felice di aver almeno raggiunto una sorta di pace interiore con il lato religioso di me stessa.
Nonostante questo, molte volte la pace mi è negata, a causa delle guerre di religione alle quali devo assistere inerme, oppure, molto più semplicemente, per il fatto che non riesco a trasmettere agli altri questo nuovo lato della mia personalità, con il risultato di non sentirmi mai interamente capita. È quando mi trovo sola in mezzo alla natura, quando riesco ad avvertire l'energia vitale che mi circonda, quando il mio corpo è in pace con la mia anima che mi tranquillizzo, pensando che, se davvero esiste un ordine superiore, tutto si concluderà nel migliore dei modi.
Fu questa profonda spiritualità a spingere Einstein verso la ricerca scientifica, unico strumento con il quale gli uomini possono sforzarsi di cogliere anche solo una minima porzione dell'infinito che li circonda. La ricerca di un senso si rispecchia nell'indagine della natura e secondo lo scienziato questa è la più nobile delle motivazioni che devono spingere l'uomo verso la scienza. L'eterna curiosità, la consapevolezza di essersi avvicinato un po' di più all'universo, hanno sempre accompagnato il fisico durante le ricerche che lo hanno portato a sconvolgere il concetto di spazio-tempo. Einstein trova la medesima spinta religiosa in molti degli scienziati a lui contemporanei e in tutte le grandi personalità delle scienze passate, quali Galileo, Keplero e Newton.
Mi ha fatto molto bene leggere questo libro, non solo perché associa una personalità profonda a quello che finora era per me solo il nome di un grande fisico, ma anche perché mi ha fatto sentire un po' meno strampalata nella mia nuova essenza.
D'altronde, proprio in questo periodo, sto scoprendo molti altri "alleati" studiando la filosofia del passato; la ricerca socratica, ma soprattutto la filosofia idealista di Platone, mi hanno dato conferma della legittimità del mio interrogarmi e di alcune delle conclusioni cui sono giunta.
Il libro di Einstein mi ha inoltre spiegato l'amore che provo per le scienze, non so se potrò mai raggiungere i più alti livelli della ricerca scientifica, come fece lui, ma sicuramente continuerò a seguire le più recenti scoperte con lo stesso entusiasmo e curiosità che mi hanno avvicinato a questo nuovo spirito con cui sto affrontando il mondo.
Sono sicura che Einstein approverebbe il fatto che il suo messaggio sia arrivato a qualcuno e nel mio piccolo continuerò a portarlo avanti, anche in suo onore.
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