Un'esperienza di lettura
Jonathan Livingston è un gabbiano che si distingue dai suoi compagni dello Stormo grazie all'amore per il volo.
Per tutti i suoi amici dello stormo volare è solo un goffo strumento per procurarsi il cibo, tentano di persuaderlo da certe idee strambe come lo studio del volo, ma la vita grigia e vuota dello stormo non fa per Jonathan, che pian piano si isola per studiare la tecnica di volo migliore, con un po' di pratica; e quando si vede come un semplice gabbiano, pensa subito all'arte, come unico mezzo per sollevarsi da questo suo mare di mediocrità e volteggiare tra le nuvole della felicità.
Povero Jonathan Livingston, lui raggiunge la conoscenza come pochi riescono... raccoglie un poco di più le ali vicino al corpo: ed eccolo che sfreccia a 140 miglia all'ora... una leggera torsione: ed eccolo subito tra le nuvole, spinto da chissà quale demone, che si chiama genio; mentre riposa, ondeggiando sul mare da comune gabbiano, passa poco che la normalità lo opprime, spicca il volo e torna a raffinare la sua arte, sfruttando le correnti ascensionali.
Diventa sempre più veloce, prendendo confidenza col suo corpo e assumendo maggiore sicurezza, ma proprio quando raggiunge il limite, viene respinto, trattato da infame, lo stormo lo caccia con vergogna; un detto dice "la gente inciampa spesso nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialzerà e proseguirà per la sua strada", è proprio vero! I gabbiani dello Stormo hanno paura quando vedono il loro compagno sfrecciargli in mezzo, temendo dentro di loro d'essere schiacciati; sentono il bisogno di eliminare questo fastidio, non vogliono aprire gli occhi, perché è più comodo, è una cosa che a prima vista sembra difficile e pericolosa e nel loro profondo non vogliono ammetterne la bellezza: il fascino di sentirsi liberi, la libertà di cui il volo è l'apoteosi. Un gabbiano questo non lo capisce, a causa di un conflitto interno: se approfondisco le mie conoscenze sul volo un giorno potrò tuffarmi più in profondità, dove nuotano i pesci più prelibati, grazie alla velocità presa in picchiata, ma se sbaglio di pochi centimetri la posizione di una ala, rischio di concludere i miei giorni con disonore, schiantato su un mare duro come il marmo.
Il gabbiano Jonathan Livingston insegna che la perfezione non è un bene per pochi... la strada per la felicità è faticosa e richiede impegno, e un gabbiano pauroso sceglie la via più semplice, che ha una fine, mangiando subito il pesciolino acchiappato, non pensa che potrebbe essere più saporito se si fosse impegnato un po' di più su quelle cabrate. I geni sono solo poco più svegli, tanto che gli basta una vita, o poco meno, per imparare le grandi cose.
Jonathan così impara a considerare il suo corpo solo come "un grumo di pensiero", e pian piano supera i sui limiti nella velocità, però (ed è qui un altro particolare che mi affascina) mille miglia all'ora, un milione di miglia... questi sono sempre numeri e un numero è un limite! La velocità perfetta è quella del pensiero: esserci e basta.
Una volta apprese queste cose, il gabbiano Jonathan non può più odiare i compagni che l'hanno respinto, perché li ama; non si può non provare solidarietà nei confronti dei propri simili che hanno sbagliato.
- Ma di' un po', come fai ad amare una tale marmaglia che ha tentato addirittura d'ammazzarti?
- Oh Fletch, non è mica per questo che li ami! È chiaro che non ami la cattiveria e l'odio, questo no. Ma bisogna esercitarsi a discernere il vero gabbiano, a vedere la bontà che c'è in ognuno, e aiutarli a scoprirla da se stessi, in se stessi. È questo che io intendo per amore. E ci provi anche gusto una volta afferrato lo spirito del gioco.
Così Jonathan si espresse col suo allievo prediletto, Fletcher.
Di solito, la mia è una lettura strettamente selettiva, capisco sin dalle prime pagine se un libro è fatto per me... altrimenti è meglio che ne interrompa la lettura, anche se contiene "la cultura" o "i valori" che si vogliono somministrare ai giovani. Io non permetto che qualcuno guidi le mie letture, sono libero.
E questa libertà l'ho trovata volando tra le pagine del mio libro preferito: Il gabbiano Jonathan Livingston, con il suo ideale di perfezione che certe volte mi appare così sempliciotto e banale, ma solo perché in quanto giovane, piccolo e soltanto uomo, mi sfugge il concetto di perfezione! Che in fondo è davvero una cosa semplice...
Comunque io so che esiste! Non come i gabbiani dello stormo di Jonathan.
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