Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

Un'esperienza di lettura

 L'essere non ha limiti, ogni anima è un mondo intero, e se ancora oggi il mondo ha così tanti segreti per l'uomo, anche l'universo dell'anima di ognuno di noi ha i suoi misteri che aspettano solo di essere scoperti. Questa è la sintesi del messaggio con cui Richard Bach ci apre un mondo meraviglioso in cui l'immagine del volo è la chiave per rendere la realtà intorno a noi ricca di significato. In Il gabbiano Jonathan Livingston, infatti, Bach identifica nella vita dello stormo di gabbiani Buonappetito, il modello di esistenza più vuoto e inutile che si possa concepire. Ogni giorno lo stormo vola basso sul mare per trovare delle facili prede, segue le scie delle imbarcazioni per cibarsi di qualche avanzo... Ma i gabbiani sono nati liberi, possono volare molto in alto, tendere sempre più alla perfezione. Eppure questo lo ha capito solo Jonathan, che ininterrottamente, dimenticando ogni sacrificio ed ogni fatica, perfeziona sempre di più la sua tecnica di volo. La sua passione per le altezze, però, provoca il suo isolamento dallo stormo e il conseguente esilio. All'inizio la separazione è dura, ma Jonathan ha finalmente conquistato l'essenza della vita, ha trovato ciò che di essa rende pienamente felici: il conoscere e il migliorare i propri limiti. La paura e la rabbia rendono così breve la vita di un gabbiano...
Il suo desiderio più grande è di comunicare ad altri gabbiani le sue scoperte, e un giorno, mentre vola altissimo e stabilisce un altro dei suoi record, due gabbiani bianchissimi lo affiancano: lo conducono in un mondo migliore, dove ci sono tanti gabbiani che imparano a volare e molti che insegnano loro a farlo. Vede gabbiani volare veloci e imperturbabili e sogna di diventare come loro. Così sarà. Infatti Jonathan raggiungerà nuovi traguardi, capirà nel profondo la vita che nel vecchio mondo era vincolata da tempo e spazio. Dopo poco tempo ritornerà nel suo stormo, per cercare qualche gabbiano volenteroso che abbia bisogno di lui. È così che incontra Sullivan, Martin, Charles... Finalmente qualcun altro aveva sentito il richiamo del fascino delle altezze, gioia da provare e vera libertà.
La vita dello stormo Buonappetito è la parabola della nostra vita. Ci sono persone che si accontentano di volare basso, di assecondare i ritmi imposti dalla routine, mortificando ed incatenando le proprie doti e capacità. Spesso nella vita di tutti i giorni, è difficile scoprire le proprie aspirazioni, i propri talenti, la strada che bisogna percorrere per raggiungere la felicità e la pace con se stessi; per questo Bach ci invita a riflettere, per farci capire che tutti questi ostacoli, tutti i problemi che ci ostacolano nella ricerca della libertà non sono che i limiti del tempo e dello spazio, i quali non fanno parte della nostra vera vita e non devono impedirci di ascoltare la nostra anima.
Il discorso a proposito dei limiti della vita, viene ripreso in Illusioni e in Nessun luogo è lontano. Nel primo romanzo, Bach racconta le esperienze di un pilota che gira di città in città vendendo giri su un vecchio biplano. Durante un'estate, questi conosce Donald Shimoda, un personaggio che ha la stessa passione per il volo e che starà con lui tutta l'estate, diventando suo amico e rivelandosi come un "messia" moderno. Per un lungo periodo la vita di Shimoda e del pilota del Fleet si incontrano in luoghi immaginari, provano esperienze con la forza del pensiero e della volontà. Tutto sembra un po' fuori dal mondo, ma dietro a discorsi strani come l'attraversamento dei muri, il nuotare nel terreno, si celano i pilastri del nostro vivere. Il protagonista vuole diventare un messia, imparare a capire la vita, ad interpretare i segreti dell'essere per essere migliore. Questo comporta tanta fatica e anche il lettore, seguendo il cammino del protagonista, non riesce subito a concepire la propria anima come qualcosa di fuori dal tempo e fuori dallo spazio. Bach definisce la vita come un quaderno di esercizi di cui bisogna riempire le pagine. L'esistenza quindi, non è per lui che un preludio per quella che sarà la vita vera, in un mondo diverso: immagina l'universo stupendo, giusto e perfetto, sii poi certo di una cosa: l'Essere lo ha immaginato di gran lunga migliore di quanto tu possa averlo fatto. Per questo Shimoda non dà alcuna importanza al mondo e agli eventi terreni: la sua mente è già oltre, niente incatena il suo pensiero che è già proiettato verso l'altra vita. La vita per Bach è una missione: se si riesce a vivere senza farsi condizionare troppo dal tempo e dai problemi, allora la missione è compiuta; in caso contrario si continuerà a vivere con la certezza di un mondo che è solo frutto della nostra immaginazione ed è solo un'illusione. Bisogna quindi credere molto in se stessi, conoscendo la propria anima anche negli angoli più ombrosi, perché solo così non ci si aggrappa eccessivamente alle cose terrene fatte di latte e lustrini che non lasciano spazio a ciò che dona sul serio la felicità. Anche in Nessun luogo è lontano, l'autore riprende questi temi. Il protagonista deve recarsi al compleanno della sua amica Rae e grazie al suo amico colibrì, al gabbiano, al falco, all'aquila e al gufo, scoprirà che per essere vicini a qualcuno basta esserlo col cuore: Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non lo sei forse già?. Bach dona all'amica un regalo grande: la verità, la certezza che non si è mai nati e mai si morirà, perché si è sempre esistiti nella mente dell'essere.
Gli argomenti toccati da Bach sono quindi importanti e delicati. È difficile parlare del futuro, parlare del cuore e dell'anima della gente per farla riflettere. In un'epoca come la nostra, caratterizzata dal progresso ma contemporaneamente da una lenta e graduale perdita di valori, Bach richiama la nostra attenzione sulla nostra vita e sul suo senso che si sta perdendo in mezzo alle tante cose che affollano il mondo. Essa non è fatta di cose passeggere di latte e lustrini che poi svaniscono. Per questo dobbiamo preoccuparci oltre che del progresso della tecnologia, anche del progresso della nostra vita e dell'elevazione di essa. Ogni esperienza deve arricchirci e ogni realtà deve essere il trampolino di lancio per un nuovo volo. È così che Richard Bach intende la vita: non una favola destinata a finire di cui siano i protagonisti e di cui non possiamo cambiare nulla. Noi siamo gli autori, i protagonisti e i lettori della nostra favola. Non dobbiamo farci vivere ma dobbiamo vivere pienamente conquistando tutto ciò che è nostro potere conquistare per arricchirci di esso.
I temi trattati da Bach ricordano gli ideali di Hermann Hesse in Siddartha. Per il protagonista tutto nel mondo puzzava, non era degno dello sguardo dei suoi occhi... tutto simulava un significato di bontà e di bellezza e tutto era inconfessata putrefazione. Amaro era il sapore del mondo... Una meta si proponeva a Siddartha: diventare vuoto di sete... Anche l'uomo di Hesse quindi, trova in se stesso le risposte, perché è l'uomo il pozzo più profondo dell'eterna consapevolezza. Ci viene chiesto di riflettere: spesso nella routine quotidiana è difficile astrarsi, estraniarsi dai problemi, ma Bach non ci chiede di farlo: ci chiede solo di pensare che non esiste nulla che sia un problema senza un dono per te nelle mani. Tu cerchi problemi perché hai bisogno dei loro doni... per migliorarti.
Ho apprezzato molto questo genere di letture: è difficile trovare in un "romanzo" tanto di se stessi e allo stesso tempo imparare come se fosse tutto una novità. È bello scoprire che ci sono persone che come Bach richiamano a una maggiore valutazione dell'essere umano che negli ultimi anni sta un po' passando in secondo piano: le sue capacità appaiono scontate, le macchine possono fare molto meglio e molto più velocemente ciò che lui opera con il suo lavoro, ma niente mai potrà uguagliare la mente e la sensibilità umana. Manteniamo quindi la nostra identità, il nostro essere speciali agli occhi dell'Essere che ci ha dato tanti mondi da scoprire oltre a quello in cui viviamo fisicamente: le anime di ognuno di noi sono un universo ancora da conquistare e del quale resteremo affascinati perché quella che il bruco chiama la fine del mondo, il maestro la chiama una farfalla, meraviglia degli occhi, delizia dello spirito.
Fonti: Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston, Illusioni, Nessun luogo è lontano.
Hermann Hesse, Siddartha.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010